Giustissimo, aggiungo io.
Perché se ogni concepito è un essere umano con una sua dignità intrinseca, allora la sua sepoltura è d’obbligo.
Invece, ancor oggi, essi sono considerai rifiuti sanitari, pericolosi e anche a rischio infettivo. Una barbarie!
Nella proposta depositata a Palazzo Madama, nel dettaglio si punta ad inserire un nuovo comma 2 all’art. 7 del regolamento di polizia mortuaria.
Comma che preveda come «per la sepoltura dei feti abortiti di presunta età di gestazione dalle 20 alle 28 settimane complete e dei feti che abbiano presumibilmente compiuto 28 settimane di età intrauterina e che all’ufficiale di stato civile non siano stati dichiarati come nati morti, i permessi di trasporto e di seppellimento sono rilasciati dall’unità sanitaria locale.
Il trasporto può essere effettuato a cura del genitore, dei genitori o dei parenti fino al secondo grado con mezzi propri».
Il senatore De Carlo spera che la sua legge abbia accoglienza in Senato: «Il feto è qualcosa di vivo anche sotto le 28 settimane, dobbiamo saperlo, per questo, come per tutti gli esseri umani nella proposta di legge che ho firmato, con i colleghi Isabella Rauti e Lucio Malan, ho chiesto che nelle cassette che serviranno per seppellire» i feti «sia indicata la data del giorno dell’interruzione della gravidanza».
Ovviamente non sono mancate le prese di posizione contrarie di chi si straccia le vesti perché vede in questa proposta “una criminalizzazione della donna”.
La verità è però un’altra.
Se una norma del genere dovesse mai avere una maggioranza parlamentare, allora cascherebbe come un castello di sabbia tutto l’impianto ideologico della Legge 194.
Perché è evidente che dal momento in cui riconosci a un feto la dignità della sepoltura allora ne riconosci appieno anche l’umanità e non puoi più ritenerlo un semplice “grumo di cellule” come amano dire a sinistra!
La proposta del senatore De Carlo va dunque nella giusta direzione.
Una direzione la cui tappa finale dovrà essere, per forza di cose, l’abrogazione di quella legge che 43 anni fa legalizzò disgraziatamente in Italia la nefanda pratica dell’aborto.
Samuele Maniscalco
Responsabile Campagna Generazione Voglio Vivere