Eutanasia, ancora una Donna accompagnata a morire!

Eutanasia, ancora una Donna accompagnata a morire!

Qualche giorno fa un’anziana donna è stata accompagnata in Svizzera a suicidarsi, da due attiviste dell’Associazione Luca Coscioni.

Le due attiviste, al loro rientro in Italia, si sono autodenunciate presso la stazione dei Carabinieri di Bologna, e adesso rischiano dai 5 ai 12 anni di carcere per violazione dell’art. 580, comma 1 del Codice penale.

La norma prevede che:

«Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. (…)»

Nel comunicato ufficiale emesso dall’Associazione, si apprende che la signora «Paola non era tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, pertanto esclusa dalla possibilità di accedere al suicidio assistito in Italia poiché priva di uno dei requisiti della sentenza Cappato della Consulta» (Paola (89 anni) ha ottenuto la morte volontaria assistita in Svizzera con l’aiuto di Maltese e Fiume).

Ti ricordiamo che la Consulta, con la sentenza 242/2019, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo che hai appena letto (art. 580 c.p.), relativamente alla parte in cui:

«non esclude la punibilità di chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli...

...sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente» (Sentenza N. 242/2019 Corte Costituzionale).

Ciò significa che quando una persona è tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale; è affetta da una patologia irreversibile fonte di sofferenze fisiche o psicologiche, e che, quindi, a causa delle stesse, decida di ricorrere al suicidio assistito (previa verifica di una struttura del SSN), ebbene la norma non si applica.

Non rientrava evidentemente in questa fattispecie la signora Paola, ragione per cui le due attiviste si sono autodenunciate.

Sia chiara una cosa: la decisione della Corte costituzionale non mi piace affatto, perché la struttura del SSN non può essere il giudice supremo della vita e della morte di una persona.

Ma ci sarebbe tanto altro da dire, ma ci riserviamo di un altro momento per ragionarci assieme con te.

A quanto sembra, le richieste di ricorso al suicidio assistito o all’eutanasia in Italia sono in costante aumento.

«Sono aumentate del 111% le persone alle quali l’Associazione Luca Coscioni, negli ultimi 12 mesi, attraverso tutti i suoi canali, tra i quali il Numero Bianco sul fine vita (06 9931 3409), ha fornito prima le informazioni e poi, in alcuni casi, un aiuto pratico sul tema, a partire dal modulo per la richiesta di verifica delle condizioni per accedere al c.d. “suicidio assistito” in Italia» (Sono aumentate del 111% le richieste per l’eutanasia).

Ogni considerazione credo sia superflua.

Il futuro che vogliono creare è quanto più oscuro possa esserci se il suicidio assistito o l’eutanasia verranno totalmente legalizzate.

Ti abbiamo già relazionato in un precedente articoli sui Paesi europei che hanno consentito questa barbarie, rendendolo accessibile persino ai minori.

Occorre vigilare, denunciare, indire mobilitazioni e fare pressioni affinché la bellezza e la dignità della vita, in ogni sua fase, sia, riscoperta, valorizzata e difesa strenuamente.

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