A Venezia va in “mostra” l’eutanasia!
Ci mancava la promozione dell’eutanasia al festival del cinema di Venezia.
Si chiama The Room Next Door (uscirà il 5 dicembre in Italia col titolo La stanza accanto), ed è un lungometraggio diretto dal regista spagnolo Pedro Almodovar, avente come tema principale l’eutanasia.
Come osserva “Avvenire”, si tratta di “una pellicola osannata soprattutto da chi vuole farne una bandiera che aiuti a spingere l’opinione pubblica verso l’accettazione dell’eutanasia legale, al di là del suo effettivo valore artistico”.
Bandiera che non ha nulla di particolarmente originale né tantomeno di eccelso, e che “invece odora di patinata operazione a tavolino per aprirsi il mercato nordamericano, quindi mondiale, accarezzando l’ideologia woke”.
Come più volte ho affermato, l’arte in genere ha una funzione straordinaria nel soggiogare le coscienze e trascinarle a pensare ciò a cui in origine non credevano o credevano poco.
Per tale motivo è quanto mai opportuno definire film come questo di Aldovar delle vere e proprie “operazioni a tavolino” per accarezzare le sensibilità deleteria della parte più disperata e nichilista della società occidentale.
La trama è banale, scontata: due donne, di cui una è un’inviata di guerra affetta da cancro terminale e l’altra è una scrittrice, decidono di trascorrere insieme l’ultimo periodo di vita che condurrà alla morte per eutanasia di una delle due.
È dello stesso regista la definizione del suo film come il racconto di una storia di “una donna agonizzante in un mondo agonizzante”.
Risulta incredibile comprendere come sia possibile celebrare la libertà dell’individuo, il primato della volontà anche di fronte alla scelta della morte.
Ci troviamo dunque dinanzi ad una celebrazione della terribile crisi morale e sociale in cui versa una società “agonizzante”, per l’appunto, come quella occidentale.
Per questo è altamente necessario denunciare pubblicamente queste brutali operazioni “culturali” e smascherarne le finalità più o meno consapevolmente volute.
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