Adolescente costretta a percepirsi come maschio

Adolescente costretta a percepirsi come maschio

E poi dicono che il lavaggio del cervello non esiste.

Come la prenderesti se un domani venissi a conoscenza che tua figlia, durante le ore scolastiche, senza che ne fossi informato, veniva identificata come un maschio dal personale scolastico?

Crederai che stiamo esagerando, e lo comprendiamo perfettamente. E invece non stiamo esagerando affatto.

La domanda che provocatoriamente ti abbiamo posto coincide con un fatto che è accaduto realmente negli Stati Uniti e che sta facendo assai discutere.

Jennifer Vitsaxaki, madre di una adolescente, ha fatto causa al Distretto scolastico centrale di Skaneateles (New York), accusando gli insegnanti e i funzionari scolastici di aver trattato la propria figlia come un ragazzo, con tanto di utilizzo di nome e pronomi maschili, senza che la genitrice ne fosse a conoscenza.

La madre ha scoperto l’accaduto dopo aver osservato gli stati di ansia e depressione che accusava la propria figlia, che allora frequentava la scuola media (2020/2021).

Secondo l’accusa della donna, i funzionari del distretto e il personale scolastico avrebbero avviato nei confronti della figlia un percorso di “transizione sociale”, dietro consiglio di uno psicologo scolastico.

“L’azione legale sostiene che il distretto, effettuando la transizione sociale della bambina senza il consenso dei genitori e nascondendo informazioni
cruciali sul suo benessere, ha violato i diritti fondamentali dei genitori e le convinzioni religiose profondamente radicate di Vitsaxaki”
(International Family News).

Dulcis in fundo, nonostante le lamentele della madre e la richiesta di smettere di rivolgersi alla propria figlia con l’utilizzo di nome e pronomi maschili, la scuola si è rifiutata di farlo, costringendo la donna ad iscrivere la figlia ad un altro istituto scolastico.

Serve forse qualche ulteriore parola di commento, per descrivere una situazione che definire “insolita” sarebbe atto sin troppo gentile?

Ciò che hai appena letto – se confermato – è la dimostrazione concreta di cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro se lasciassimo entrare indisturbata l’ideologia LGBT nelle scuole.

La vicenda patita da questa madre e dalla sua giovane figlia evidentemente rappresenta un caso limite, ma non così isolato.

Almeno a giudicare dall’aumento improvviso di adolescenti che accusano di essere affetti da disforia di genere e dal contestuale bombardamento mediatico a cui siamo esposti da qualche anno a questa parte, tra programmi televisivi e serie tv.

È ormai rarissimo trovare sulle principali piattaforme streaming (Sky, Netflix, Prime Video) una serie tv in cui non compaiono coppie o baci omosessuali o non venga fatto riferimento, sia pur di sfuggita, all’omosessualità.

La verità è che ci troviamo esattamente nella situazione descrittaci dal presidentedegli psicanalisti italiani, Sarantis Thanopulos, che in un’intervista a Il Fatto quotidiano, ha affermato che:

“Siamo di fronte a una cattiva religione per costruire nuove categorie di essere umani. Affrontiamo il tema delle persone transgender come fossero piloti di una nuova umanità (…)”.

È necessario far conoscere storie come questa e far capire alle persone che incontri i rischi a cui andiamo incontro.

Abbiamo bisogno del tuo aiuto e sostegno, altrimenti non so dove finiremo. Noi siamo convinti del fatto che se tu sei con noi, riusciremo a spuntarla, anche perché sono in molti ormai a fiutare l’odore di ideologia dietro queste rivendicazioni stantie e noiose, ma molto pericolose, come abbiamo potuto vedere.


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