
Allarme transgender: il grido dei genitori, il silenzio delle istituzioni
In Sardegna, nel giro di dieci anni, i casi di minori che si dichiarano transgender e chiedono di cambiare sesso sono più che quadruplicati.
Dai 5 casi del 2014 ai 21 del 2024. Un’escalation inquietante che non può più essere ignorata.
Dietro questi numeri non si nasconde solo una statistica, ma una crisi profonda, che affonda le radici in un fenomeno devastante: il contagio sociale.
Testimonianze drammatiche
Le storie sono tutte drammaticamente simili. Ragazzi e ragazze che, da un giorno all’altro, dicono ai genitori: «Ho la disforia di genere, voglio fare la transizione». Genitori sgomenti, spinti dalla paura e dalla disperazione, si ritrovano catapultati in un incubo.
«Mia figlia passava ore da sola chiusa in camera davanti al computer. Era serena, non aveva mai mostrato alcun disagio… poi ha iniziato a coprirsi con felpe enormi, ha tagliato i capelli, si è isolata. È cambiata dopo aver seguito profili online che raccontano quanto sia facile cambiare sesso», racconta una madre.
Una spirale di solitudine, confusione, e influenze mediatiche spacciate per verità.
Un'altra madre condivide: «Mia figlia ha trascorso, in solitudine, chiusa nella sua stanza, ore e ore al computer, accedendo a profili in cui si narra quanto sia facile e normale cambiare sesso. Abbiamo cominciato a documentarci perché volevamo capire, volevamo aiutarla. Eravamo disperati. Sono caduta in depressione e mi sono rivolta al Centro di salute mentale».
Una diagnosi affrettata, un business miliardario
È sufficiente un pugno di sedute – due, a volte una sola – per ricevere la diagnosi di disforia e ottenere l’accesso a trattamenti ormonali o bloccanti della pubertà.
Trattamenti irreversibili, spesso iniziati in piena adolescenza, senza un vero consenso informato, senza alternative terapeutiche, senza ascolto delle famiglie.
E intanto, il business degli ormoni cresce: 15 miliardi di dollari. Sì, miliardi!
«Ai nostri figli viene proposto solo l’approccio affermativo», denunciano i genitori. «Ci hanno detto: Meglio una figlia transgender che una figlia morta. Nessuno spazio per il dubbio, per l’attesa, per la riflessione».
Cautela e discernimento sono stati sostituiti da una fretta ideologica inquietante, in cui ogni sofferenza adolescenziale viene ricondotta alla sola e unica causa possibile: la disforia di genere.
Privacy contro genitorialità: famiglie escluse
Appena i figli diventano maggiorenni, i genitori vengono esclusi da ogni percorso decisionale. I medici invocano la privacy, negano informazioni, bloccano il confronto.
«Pagavo tutte le visite, cercavo solo di capire cosa stesse succedendo a mia figlia. Poi il silenzio totale: Non possiamo dirle nulla, è maggiorenne», racconta un padre.
E nel frattempo, i figli seguono istruzioni trovate su canali Telegram, gruppi social, influencer, dove tutto sembra facile, dove si spiega passo dopo passo come cambiare sesso, come ottenere farmaci, come ingannare i controlli.
Un’inversione di rotta nel mondo, ma in Italia si tace
Nel Regno Unito, in Olanda, in Germania, negli Stati Uniti, molte istituzioni sanitarie stanno ritrattando.
Dopo i disastri della clinica Tavistock di Londra e gli scandali dell’Ospedale Careggi di Firenze, molti governi stanno vietando o limitando fortemente i trattamenti ormonali sui minori.
Il Dipartimento della Salute degli USA ha denunciato con forza i gravi danni causati da questi interventi: infertilità, disfunzioni sessuali, problemi cognitivi, metabolici, psichiatrici, e persino rimpianti profondi.
Il dottor Jay Bhattacharya, direttore del NIH, è stato chiaro: «Dobbiamo proteggere i bambini. Non possiamo esporli a pratiche mediche non comprovate e irreversibili. Seguiamo la scienza, non l’attivismo».
Basta silenzi, basta dogmi. Serve verità!
È tempo che la società, la politica, la sanità e la scuola si fermino.
Che inizino a guardare in faccia il dolore reale delle famiglie, dei ragazzi, delle ragazze che, un giorno, potrebbero svegliarsi con il cuore devastato da scelte fatte troppo in fretta.
Se anche tu credi che i bambini debbano essere protetti, che le famiglie debbano essere ascoltate, che il diritto alla libertà educativa debba prevalere sull’ideologia, allora è il momento di agire!
Per questo, se non l’hai ancora fatto, ti invitiamo a firmare subito la petizione “Difendiamo la famiglia naturale!” promossa da Generazione Voglio Vivere, per dire basta alla confusione imposta, per dire sì al rispetto della biologia e alla tutela dell’infanzia.
La tua firma può fare la differenza. Non restare a guardare!
Ma non possiamo fermarci qui! È fondamentale scuotere le coscienze e far capire a quante più persone possibile l’enorme pericolo che incombe sul futuro dei nostri figli. E per riuscirci, abbiamo bisogno di TE, subito!
Con il tuo sostegno, possiamo rafforzare la nostra battaglia, diffondere il nostro messaggio con ancora più forza e raggiungere milioni di persone su Facebook. Non c’è più tempo da perdere: unisciti a noi!
È tempo di fermare la corsa cieca dell’ideologia e di ascoltare le voci spezzate di chi implora: “È la vita dei nostri figli!”