Basta con le ipocrisie!
Finalmente qualche parola di buon senso.
Il generale Roberto Vannacci è tornato a parlare in un’intervista sul Corriere della Sera e a mettere i cosiddetti “puntini sulle i”.
Prescindendo dal personaggio – in merito al quale ciascuno potrà avere le sue legittime idee – giudica tu se le parole che ha pronunciato e che ti presento di seguito sono così tanto assurde e inverosimili (per non dire di peggio), come in molti le accusano di essere.
Ce l’ha con il Gay Pride?
«Ce l’ho con l’ostentazione».
Ma il Gay Pride serve proprio a rivendicare l’orgoglio, a dire: non ci nascondiamo più.
«Una volta l’anno, va bene; tutti i giorni, con una pressione continua, dà fastidio a molti. Non sono omofobo, ho comandato soldati omosessuali. Ma quando mi dicono che gay e lesbiche si nasce, non sono del tutto d’accordo».
Perché?
«Il genoma dell’omosessualità non l’hanno mai trovato; e i condizionamenti sociali sono importanti. Trovo inopportuna la massiccia esposizione di modelli omosessuali verso i bambini. Ho cercato in Rete: secondo l’istituto di statistica britannico, i non eterosessuali sono circa il 3,4% della popolazione. Le pare che in televisione la percentuale sia rispettata? Perché su Netflix non approvano una serie se non ci sono scene omosessuali?».
(…) Ce l’ha anche con Sanremo?
«Mi hanno mandato la foto di Mengoni. Quando si vede un uomo con la gonna, e non siamo in Scozia e non è Carnevale, ci si fa una risatina sotto i baffi».
Si chiama libertà artistica.
«Invece è un’imposizione. Il problema non sono i gusti sessuali; è l’esibizionismo. Non lo scrivo io, ma Kirk e Madsen in After the ball, un libro del 1989: c’è una strategia ben precisa».
Quale sarebbe?
«Si comincia con la desensibilizzazione: si vaccina il mondo inondandolo di immagini di omosessualità, in modo che non sia più percepita come una cosa strana (sarebbe stato preferibile dire “non-ordinaria” NdR). Poi si nega che la religione contrasti con l’omosessualità, perché la religione è amore...».
Personalmente non ci troviamo nulla di sconvolgente né di offensivo nelle parole di Vannacci, semmai ci troviamo del puro buon senso.
Ma è proprio questo ad essere stato bandito dalla pubblica piazza.
Guai a ricordare le cose come stanno, guai ad appellarsi al senso comune, guai a dire le cose che sono sempre state ritenute ovvie da tutti…
... sarai sicuramente accusato di essere omofobo, razzista e – perché no?! – “patriarcale”, come è triste consuetudine fare da qualche tempo a questa parte.
Ma chi li ha stabiliti i metri di misura?
Come si può, ad esempio, negare l’assoluta sproporzione tra la popolazione omosessuale nel mondo (che l’Ocse, nell’ultimo rapporto Society at a Glance, attesta essere in media pari al 2,7% per Stato) e lo smisurato e pervasivo spazio che viene data all’omosessualità nelle serie e nei programmi televisivi?
Siamo seri per favore, e non inventiamo storie che non stanno né in cielo né in terra.
Se tieni alla tua libertà di espressione, alla tua libertà di non essere accusato di omofobia o di razzismo semplicemente perché non credi alla teoria gender...
...
o perché difendi e promuovi la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo
e donna e credi, pertanto, che un bambino o una bambina possano
crescere al meglio delle loro possibilità con una madre e un padre
biologicamente differenti...
... bè allora non puoi e non devi aspettare altro tempo!
Devi lottare insieme a noi per ribaltare il tavolo,
per difendere e promuovere la bellezza della famiglia da qualsiasi
tentativo esplicito o implicito di sminuirla, disprezzarla, attaccarla.
Aiutaci in questa battaglia per la sopravvivenza!