Caso Vannacci: vietato avere delle opinioni
Eccoci nuovamente insieme dopo alcuni giorni di pausa.
Avrai senz’altro potuto notare come anche in questo mese di agosto giornali e televisioni hanno fatto in modo di non farci annoiare.
Da giorni, infatti, non si parla che del “caso Vannacci”.
Vorrei dirti anch’io qualche parola su questa polemica pretestuosa.
Innanzitutto c’è da dire che Roberto Vannacci è un generale pluridecorato dell’Esercito italiano, che ha ricoperto lungo la sua carriera ruoli assai importanti sia in patria che all’estero.
Come sai, egli ha dato alle stampe un libro che ha suscitato fortissime polemiche, dal titolo: Il mondo al contrario.
Le critiche piovutegli addosso a causa dei contenuti presenti nel libro hanno portato ad intervenire persino il ministro della Difesa Guido Crosetto, oltre che gli stessi vertici militari.
Ebbene, il ministro ha annunciato che verrà promossa un’azione disciplinare nei sui confronti e al contempo le autorità dell’esercito hanno destituito Vannacci dall’incarico che ricopriva quale presidente dell’Istituto Geografico Militare.
Giusto per farti capire di cosa lo si accusa, ti alleghiamo di seguito soltanto alcuni estratti del libro di Vannacci che hanno acceso le polemiche:
«Cari omosessuali, normali non lo
siete, fatevene una ragione! Non solo ve lo dimostra la Natura, che a
tutti gli esseri sani “normali” concede di riprodursi, ma lo dimostra la
società: rappresentate una ristrettissima minoranza del mondo. Quando
vi sposate ostentando la vostra anormalità la gente si stupisce,
confermando proprio che i canoni di ciò che è considerato usuale e
consuetudinario voi li superate».
«È vero, un Paese è tanto più democratico quanto più rispetta e
tutela le minoranze ma, non esageriamo! Ai nostri giorni si assiste
paradossalmente alla prevaricazione delle minoranze sul resto della
società».
«Ma creare un modello di società fluida, dove le certezze sono
sbiadite, le persone sempre più sole e più annebbiate e dove i legami
più forti, compresi quelli di sangue, sono messi continuamente in
discussione sicuramente assicura una maggiore malleabilità e possibilità
di strumentalizzare.
Spaccare ogni vincolo, anche biologico oltre che morale e
spirituale, creando masse di anziani abbandonati e rinchiusi in
istituti, coppie omosessuali che non possono procreare, figli allo
sbando che passano da un asilo nido a una baby sitter, giovani svogliati
in attesa del reddito di cittadinanza significa promuovere una società
molto più manovrabile ma altrettanto insostenibile».
«Chi invece i figli non li può avere, come le coppie omosessuali, è
pronto a qualsiasi espediente per ottenere un paio di pargoli sostenuto
in questa assurda tenzone da una pletora di finti moralisti che, mentre
accostano alla maternità l’idea di schiavitù, si inventano il “diritto
alla genitorialità” e giustificano pratiche come l’utero in affitto per
soddisfare i desideri biologicamente contronatura delle coppie
arcobaleno».
«Secondo il principio cardine ispiratore della legge contro
l’omotransfobia il sedicenne potrebbe anch’egli farsi cambiare la data
di nascita e, con i nuovi documenti recarsi alle urne perché, quello che
conta, è solo come ci percepiamo, tutto il resto è oppressione!
Perché il forzuto dovrebbe avere il diritto di farsi chiamare
“Eleonora”, e guai a chi sbaglia o a chi ridacchia, e la bella e
attempata signora non potrebbe avere lo stesso diritto di diminuirsi di
una misera ventina d’anni l’età?»
In verità ci sono ancora tanti altri passi che hanno contribuito a scatenare polemiche; tuttavia, alcuni di questi che ti abbiamo presentato sono quelli che hanno destato più clamore.
Ora, cosa dirti in proposito?
Sicuramente non ci troviamo alle prese con una prosa “oxfordiana” ma con un gergo secco, tranchant e a tratti persino rude.
Verrebbe da dire: ci troviamo a fare i conti con un tono “da caserma”; senza con questo voler essere minimamente offensivo nei confronti degli uomini e delle donne che vestono ed onorano la divisa, e che costituiscono il nostro orgoglio.
Probabilmente tale aspetto ha contribuito non poco a minare aprioristicamente le tesi espresse dal generale, questo va detto chiaramente.
D’altra parte, però, non dobbiamo e non possiamo nasconderci dietro un dito.
Perché oltre la forma qui c’è un problema di sostanza.
Ed è la sostanza dei passaggi fatti dal generale che proprio non va giù al pensiero politicamente corretto.
Perché Vannacci parla la lingua dell’uomo della strada, degli uomini e delle donne di buon senso che gran parte di noi ha in famiglia, magari tra i nonni anziani o i vecchi zii.
Ovvero, tra persone vissute in un’epoca in cui la coscienza del limite, i concetti di natura e amore o la stessa concezione dei diritti da rivendicare, erano declinati in modo radicalmente differente da come sono intesi oggi.
E sicuramente lo erano in meglio, ci permettiamo di aggiungere.
E siamo sicuri che il tono usato dal generale sia dovuto proprio a questa nostalgia non “dei tempi che furono”, ma del sano intelletto, del semplice buon senso che oggi sembra scomparso del tutto, preda del “dirittismo” e dell’accusa di discriminazione, non appena si osa addurre l’ordine naturale a fondamento di tutto.
Per tale motivo comprendiamo benissimo le polemiche che ha scatenato la lettura di un libro come questo.
E allora ci chiediamo: ma davvero le opinioni personali di un autorevole servitore dello Stato meritano la canea mediatica che si è scatenata in questi giorni?
Canea che ha portato alla destituzione da un incarico e all’avvio di un procedimento disciplinare?
Per me delle cose del genere non stanno né in cielo né in terra, soprattutto osservando cosa accade nel mondo dell’istruzione e dell’università, ove diversi docenti spesso si trovano a vestire i panni di veri e propri indottrinatori ideologici.
Dobbiamo farci sentire, perché non è giusto che quando si parli di gender, tematiche LGBT e cose di questo tipo, la cosa finisca lì perché si tratta di legittime opinioni personali; quando invece si decida di trattare da una posizione differente le medesime tematiche, ebbene allora lì si sta invadendo un campo non proprio e si sta promuovendo odio o cose di questo tipo.
È ora di dire basta!