Dagli USA un segnale chiaro: NO al Pride imposto! E l’Italia, cosa aspetta?

Dagli USA un segnale chiaro: NO al Pride imposto! E l’Italia, cosa aspetta?

Per anni, il mese di giugno è stato il simbolo dell’omologazione culturale imposta dal Pride Month.

Loghi colorati, slogan vuoti, marketing arcobaleno imposto ovunque come una bandiera ideologica che soffoca il buonsenso, la libertà e la realtà biologica.

Il risveglio delle multinazionali: basta arcobaleni obbligatori

Ma nel 2025 qualcosa è cambiato! E sta accadendo nel cuore dell’Occidente ideologizzato: gli Stati Uniti.

Aziende del calibro di Apple, IBM, Mastercard, PepsiCo, Paramount, Nissan, Citibank, persino Vogue e Coca-Cola hanno scelto di NON colorare i loro loghi, di NON sponsorizzare le sfilate del Pride, di NON piegarsi più alla logica dell’arcobaleno imposto.

E non per caso: è la risposta diretta a una crescente ondata di rifiuto da parte dei consumatori, stanchi di essere trattati come target da rieducare, e non come persone libere.

Boicottaggi, crolli in borsa, perdita di fiducia e reputazione: aziende come Bud Light ne hanno pagato il prezzo, registrando perdite da centinaia di milioni di dollari dopo essersi rese simbolo della propaganda transgender.

E oggi si assiste a un vero e proprio cambio di rotta: sempre più aziende americane vogliono tenersi fuori da questa deriva.

Non è solo una scelta economica. È un segnale culturale fortissimo: l’ideologia gender non è più intoccabile!

Italia: ancora prigioniera del pensiero unico

E da noi? In Italia, mentre oltreoceano si apre uno spiraglio di ragione, il clima resta soffocante.

TIM, WindTre, Fastweb, perfino istituzioni pubbliche e università: tutti ancora in fila per colorare i propri loghi e partecipare al copione ideologico dell’inclusività obbligatoria.

Nessuno sembra voler vedere che dietro la bandiera arcobaleno si nasconde una vera e propria imposizione culturale, che calpesta:

  • la libertà educativa dei genitori,
  • la verità biologica sull’identità sessuale,
  • il diritto dei bambini a crescere senza confusione ideologica.

Non è una scelta “neutra”: è una posizione politica, ed è grave che venga adottata da aziende che dovrebbero rappresentare tutti i cittadini.

In un Paese in cui si introduce di nascosto la “carriera alias” nelle scuole, dove si propongono programmi sull’identità fluida ai minori senza consultare le famiglie, e dove la pressione sociale vieta ogni dissenso — questo silenzio delle imprese italiane è un atto di complicità.

Serve una risposta forte, serve coraggio. È ora che anche l’Italia si svegli!

È tempo di reagire: difendiamo insieme la verità!

Non possiamo più restare in silenzio mentre il mondo dell’economia si piega a un’agenda politica che cancella l’identità naturale, promuove la confusione nei più giovani e attacca la libertà educativa dei genitori.

Se non l'hai ancora fatto, firma subito la petizione "Difendiamo la famiglia naturale!", promossa da Generazione Voglio Vivere, per chiedere alle aziende italiane di uscire dal conformismo ideologico e tornare a rispettare la realtà dei fatti e la dignità delle persone.

Chiediamo che venga adottata una politica aziendale chiara, trasparente e rispettosa della verità biologica, che riconosca esclusivamente due generi: maschile e femminile, a partire da questo stesso “Pride Month”.

Ogni firma conta, ogni voce può fare la differenza!

Aiutaci a informare milioni di italiani!

Ma non basta firmare: serve agire! Per contrastare questa deriva ideologica servono informazione, presenza, coraggio.

Per questo, sto portando avanti una vasta campagna di sensibilizzazione online, tramite Facebook, per raggiungere milioni di italiani e rompere il silenzio mediatico.

Aiutami con una donazione, anche piccola, per continuare a informare, denunciare e difendere ciò che è vero, naturale e giusto. Solo insieme possiamo fermare questa ondata ideologica e restituire dignità alla famiglia e alla libertà educativa.

Non lasciamo che l’ideologia riscriva la natura. Difendiamo, insieme, la famiglia naturale!

 

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