Depenalizzare l’aborto? Nemmeno per idea!
Davanti all’aborto non sono ammessi tentennamenti.
È questo il messaggio chiaro che ha lanciato giovedì il presidente polacco Andrzej Duda, affermando che porrà il veto al disegno di legge proposto dal governo guidato dal primo ministro Donald Tusk, che vorrebbe depenalizzare le misure previste per chi ricorre all’aborto entro le 12 settimane di gravidanza.
La proposta di legge non verrebbe firmata dal capo dello Stato, “perché per me l’aborto equivale all’uccisione di persone”, ha affermato seccamente il presidente Duda.
Posizione che rischia di far implodere sul nascere qualsiasi tentativo finalizzato a depenalizzare il reato di aborto, anche perché la coalizione governativa non ha il numero di seggi parlamentari sufficiente per ovviare al veto presidenziale, ripresentando il disegno di legge per una seconda volta (a quel punto il presidente della Repubblica polacca sarebbe tenuto ad approvarlo).
All’opposizione non resterebbe quindi che attendere le elezioni presidenziali del prossimo anno, nella speranza che vinca un candidato di Coalizione Civica (attualmente al governo).
Tuttavia, al di là delle analisi, quello che mi piace sottolineare è il coraggio, la fermezza e la coerenza di certi uomini che si comportano come credono.
Sembra una cosa scontata, e invece posso assicurarti che non lo è, nella maniera più assoluta.
Il presidente Duda ci ha fatto venire alla mente il comportamento che assunse re Baldovino del Belgio, il quale nel 1990 si era visto piombare sulla scrivania esattamente una proposta di legge per depenalizzare l’aborto entro le 12 settimane.
Il re, fervente cattolico, spedì il 4 aprile una lettera al primo ministro belga Wilfried Martens, in cui riferiva di non poter apporre la firma al disegno di legge per questioni morali, concludendo con queste parole: “So che agendo così non scelgo una strada facile e che rischio di non essere capito da un buon numero di concittadini. Ma è la sola via che in coscienza posso percorrere”.
Come sarebbe bello se tanti uomini politici e di governo, soprattutto se cattolici, si comportassero come fece il re Baldovino e come ha dichiarato il presidente Duda.
E invece, quanti cattivi esempi abbiamo avuto in casa nostra nella Prima così come nella Seconda Repubblica, su questi temi.
Sia nell’una che nell’altra abbiamo visto presidenti della Repubblica e del Governo, per lo più di fede cattolica, non esitare ad anteporre le proprie idee o il proprio tornaconto (spesso in nome della governabilità o di sottili equilibrismi politici da salvaguardare ad ogni costo) dinanzi a disegni di legge moralmente irricevibili.
Il nostro compito è quello di chiamare a raccolta le energie per un rinnovato impegno pubblico in difesa di quelli che il compianto Benedetto XVI definiva come “principi non negoziabili” (vita, famiglia, libertà educativa).
Abbracciare e difendere questi temi centrali per la tutela e la promozione della dignità umana significa essere coerenti con se stessi, con la propria coscienza, con la propria fede (se credenti).
Diciamo basta, una volta per tutte, con i doppiogiochismi, con gli pseudo-equilibrismi che spesso falsamente ci autoforniamo per giustificare le nostre miserie.
Coerenza verso la propria coscienza, coerenza con la fede che si professa, coerenza tra fede privata e comportamento pubblico, coerenza e ancora coerenza...
Dacci una mano a costruire una mentalità rinnovata, estranea ai giochi di palazzo e alla stomachevole viltà che troppo spesso caratterizza la nostra classe politica e il nostro stesso agire quotidiano.