Difendi la vita? Sei un torturatore!

Difendi la vita? Sei un torturatore!

Stiamo finendo in un pozzo senza fondo e sembra che nessuno alzi un dito.

“La verità è che stiamo costruendo una società che pretende di cancellare la solidarietà ed eliminare chiunque – a partire da malati e anziani – non sia più produttivo o diventi troppo costoso. È questa la vera posta in gioco nel caso di Martina Oppelli, sbandierato dall’associazione Luca Coscioni”.

Il giudice della Corte di Cassazione, Giacomo Rocchi, è sin troppo chiaro. Martina Oppelli, 49enne triestina affetta da sclerosi multipla progressiva, è divenuta una vera e propria bandiera politica.

Dopo aver effettuato la richiesta di accesso al suicidio assistito e dopo che questa è stata respinta per ben due volte dall’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI), la Oppelli, assistita dall’associazione radicale Luca Coscioni, ha deciso di sporgere denuncia nei confronti dell’Asugi per rifiuto d’atti di ufficio e tortura.

L’Azienda sanitaria, come ricordato, ha respinto la richiesta di accesso al suicidio assistito effettuata da Oppelli, in ragione della mancanza delle condizioni previste dalla sentenza n. 242 del 2019 della Corte costituzionale.

Secondo l’avvocato Filomena Gallo, tuttavia, “tali condotte ledono la dignità della donna, costretta ad un trattamento inumano e degradante, condannata a una vera e propria tortura di Stato”.

Di diverso avviso è invece il giudice Rocchi, il quale alla Nuova Bussola Quotidiana rileva che “dal punto di vista penale è solo un bluff. Il reato di tortura prevede che il pubblico ufficiale provochi la sofferenza di chi ha in custodia; ma in questo caso la sofferenza è provocata dalla malattia e non si può certo accusare di tortura chi offre una terapia per alleviare tale sofferenza”.

Per quanto riguarda il rifiuto di atti di ufficio, anche qui secondo Rocchi ci si trova dinanzi ad una pura mossa propagandistica, in quanto la “sentenza della Consulta del 2019 non era un riconoscimento dell’aiuto al suicidio, ma la depenalizzazione del reato in alcune precise circostanze.”

Spetta all’Azienda Sanitaria Locale (ASL), alla quale è demandata l’accertamento della situazione del paziente che fa richiesta, ovvero “il ricorrere nel caso specifico delle condizioni previste”, a emettere il verdetto di assenso o diniego.

“In questo caso il parere è stato dato ben due volte ed è negativo – ricorda Rocchi. Denunciare ora l’ASL per questo vuol dire considerare che il parere debba sempre essere positivo, e che non essere d’accordo sia un reato. Il che è semplicemente ridicolo”, conclude il magistrato.

Crediamo che tu abbia capito dunque che razza di situazione si è venuta a creare e, soprattutto, il paradosso secondo il quale la tutela della vita viene equiparata ad una tortura di stato.

Purtroppo non stiamo parlando di fantascienza, ma di pura realtà!

Cosa possiamo fare noi?

A prima impressione poco, ma in realtà sbaglieresti se ti fermassi a considerare solamente chi ha in mano il pallino del gioco.

Come ti abbiamo spesso detto, l’influenza dell’opinione pubblica in situazioni come questa è fondamentale. Dietro uomini che decidono, volente o nolente, c’è un clima che può essere determinante nel condizionare valutazioni e azioni.

A noi spetta sensibilizzare il numero maggiore di persone per far comprendere loro che ci troviamo in una situazione paradossale come quella che ti abbiamo descritto poco fa, e che essa è quanto più esemplificativa della gigantesca allucinazione morale di cui è vittima la società del nostro tempo.

Per questo motivo ti chiediamo di darci l’aiuto economico che ci è necessario per raggiungere il più ampio numero di persone.

Ricorda che tu sei indispensabile alla riuscita delle attività di Generazione Voglio Vivere. Dovremmo chiudere domattina se non ci fossi tu a sostenerci e a lottare insieme a noi.

E questo non possiamo proprio permettercelo. Davanti a noi abbiamo infatti una società che vorrebbe che scomparissimo al più presto. Se sei con noi, però, questo non potrà mai accadere. Lo dobbiamo e lo devi a chi verrà dopo di noi, ai nostri figli e nipoti.

Siamo infatti convinti che anche tu desideri lasciare loro una società più bella, più buona e più giusta!

In marcia allora!


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