Eutanasia: occhio a non farti fregare!
Mettiamo bene in chiaro una cosa.
Eutanasia e suicidio assistito non sono opzioni legittime, né tantomeno possono essere considerate valide scelte legate a presunte ragioni umanitarie.
Perché, vedi, il grande equivoco dei nostri tempi sta proprio qui. E non siamo soltanto noi a dirlo.
«L’eutanasia non è mai fonte di speranza o di autentica preoccupazione per i malati e i morenti. – ha osservato in un messaggio il Papa, durante il Simposio internazionale sulle cure palliative tenutosi a Toronto (Canada) nel maggio di quest’anno – È invece un fallimento dell’amore, un riflesso di una “cultura dell'usa e getta”.
Del resto, ricorda sempre il Santo Padre, eutanasia e suicidio assistito sono tutto meno che una forma di compassione, come spesso ci vengono presentate.
La parola “compassione” significa infatti “soffrire con” e «non implica la fine intenzionale di una vita, ma piuttosto la disponibilità a condividere i pesi di coloro che affrontano le fasi finali del nostro pellegrinaggio terreno».
Ricorda bene queste parole, perché è facile e persino comprensibile, soprattutto ascoltando o avendo a che fare direttamente con malati terminali o affetti da forme patologiche gravi, lasciarsi sopraffare dal sentimento.
Quest’ultimo, tuttavia, suggerisce qualcosa di ancor più tremendo, e non è poi tanto difficile comprenderlo se solo ti ci soffermi a pensare per qualche istante.
Ti diciamo ciò perché ci ha destato molte perplessità l’intervista rilasciata ieri al quotidiano La Stampa da parte del deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone.
Pur ritenendo da sempre la «sacralità della vita» come un «principio non negoziabile», ha osservato il deputato di Fratelli d’Italia, «qualcosa è cambiato» dalla breve e improvvisa esperienza vissuta nel 2022, a seguito di un malore, di coma farmacologico.
«In quelle ore, però, restai sempre cosciente. Perfettamente lucido. Ascoltavo e capivo tutto quel che succedeva intorno a me, ma ero paralizzato. – ricorda Mollicone – Non potevo muovere neppure gli occhi. Ero diventato un oggetto dotato di coscienza. Mi sentii completamente impotente. Ero disperato».
Da qui il pensiero: «se sono condannato a restare in queste condizioni, meglio che qualcuno stacchi la spina».
Solamente dopo essersi ripreso, osserva l’esponente del partito di Giorgia Meloni, «mi sono chiesto (…) se ciò che avevo vissuto in quella terribile notte potesse essere considerata vita. Ora capisco che, in certi casi limite, l’eutanasia possa essere un’opzione»
Ragion per cui «faciliterò il dialogo, anche con associazioni come la Luca Coscioni» e «assumerò una posizione dialogante con tutti, anche con Marco Cappato».
Naturalmente non possiamo che essere solidale con quanto provato da Mollicone e comprendere umanamente le sue parole.
Però un conto è facilitare il dialogo (da fare sempre e con chiunque sia ben disposto), un altro è considerare l’eutanasia un’opzione legittima.
Questo è assolutamente inaccettabile!
Come sono inaccettabili le premesse che portano Mollicone a ritenere l’eutanasia un’opzione da considerare, e cioè il pensiero che vivere in determinate condizioni – sia pur difficili – non possa essere considerato vivere una “vera” vita.
Ritorniamo sempre alla confusione di cui ti parlavo poc’anzi tra sentimento e realtà, e l’avvenimento di una prova assai dolorosa per la nostra vita non è sufficiente a modificare ciò che è e resta un dato incontestabile, e cioè: non esiste una vita non degna di essere vissuta.
Piuttosto, alziamoci le maniche della camicia ed impegniamoci ad aiutare quella persona che vive una situazione difficile rassicurandola che le saremo vicini, che lei non sarà mai sola e che abbracciando insieme la Croce riusciremo a fare tutto ciò che è necessario fare nel migliore dei modi, per santificarci e acquisire meriti per il Paradiso.
Questo è lo spirito e il modo giusto per stare accanto alla persona che soffre e “compatirla” nel senso migliore del termine, ossia nel sacrificarsi insieme con lei.
Noi non vorremmo mai vivere in quella società dove si delega all’uomo la scelta di dire a noi cosa deve essere considerata vita e cosa non deve considerarsi come tale.
E se credi che sei al riparo da un futuro come questo, illudendoti che questa decisione nessuno intende imporla ad altri essere umani, bè ricorda che è sufficiente una cinquantina d’anni d’assuefazione a questa logica finto-umanitaria, per finire dalla padella alla brace.
Ecco perché, se ancora non l’avessi fatto, ti invitiamo a svegliarti e a non credere alle storie che ti propalano.
E, soprattutto, ti raccomandiamo di essere al mio fianco e di sostenere l’attività che svolgiamo quotidianamente.
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