Francia, in discussione legge che limita la pornografia!

Francia, in discussione legge che limita la pornografia!

Entro la prossima settimana il governo francese discuterà un provvedimento volto a certificare l’identità dei fruitori di siti pornografici.

Solamente i maggiorenni potranno accedere ai contenuti di tali siti, dopo aver certificato la propria identità per mezzo di un’app da scaricare sul cellulare.

Il governo francese si è reso conto già da alcuni anni che la pornografia causa gravissimi danni, specialmente tra i giovanissimi.

«Nel nostro Paese si accede alla pornografia verso i 13 anni — osservava il presidente Macron, già tre anni fa —. L’immaginario e la sessualità dei giovani si costruiscono attorno alla brutalità che accompagna le immagini. È nostro dovere proteggerli da questi contenuti» (Francia, pronta la legge per limitare il porno: «Proteggiamo i bambini»).

Se perfino la laicissima Francia, per bocca del suo presidente ultra liberale, arriva ad ammettere che la pornografia è un problema, ebbene allora significa che la situazione è davvero critica.

Nel 2021 la giornalista Milena Gabanelli, sulle pagine del Corriere della Sera, condusse un’inchiesta riepilogativa sul tema dalla quale emergono dati che definirei tragici (Adolescenti e dipendenza da pornografia online: cosa guardano, quanto e i rischi che corrono).

«Mettendo insieme decine di studi internazionali emerge che guardano pornografia online il 30% dei bambini dagli 11 ai 12 anni, mentre gli adolescenti dai 14 ai 17 anni in Italia sono il 44%».

«E cosa c’è dentro questi video? Sesso violento, donne sottomesse e degradate che assecondano – contente di farlo – ogni desiderio maschile».

Ma quali sono le conseguenze che si manifestano nei giovanissimi consumatori?

«Il 70% ha comportamenti sessisti; il 34% ha ammesso di aver fatto pressioni sulla propria partner per avere rapporti sessuali; il 17% di averla costretta; il 48% invia o chiede alla ragazza di inviare immagini di nudi o di parti intime».

Se tali immagini o video vengono condivisi senza il consenso dell’autore, colui che ha condiviso il materiale per primo commette il reato di revenge porn (“porno vendetta”) e gli altri di pedopornografia.

Ebbene, questi reati negli ultimi cinque anni sono aumentati del 490%.

L’impatto psicologico per chi fa esperienza, per la prima volta, con i contenuti pornografici è spesso traumatica, segnando la psiche del bambino o dell’adolescente per il resto della sua vita.

Il contenuto pornografico, in assenza di alternative, diventa il primo (e spesso l’unico) modello con cui l’adolescente si confronta quotidianamente influenzando approcci e comportamenti verso l’altro sesso dagli esiti disastrosi.

«Gli studi clinici rilevano per i maschi la difficoltà ad eccitarsi nell’intimità con un partner, proprio perché gli stimoli non corrispondono alle immagini assimilate nell’utilizzo precoce e protratto della pornografia».

«Secondo i dati della Fondazione Foresta, nel 2005 solo l’8,8% dei soggetti intervistati dichiarava di registrare dei disturbi della funzione sessuale (mancanza di desiderio, disfunzione erettile), mentre oggi i soggetti con disturbi dichiarati sono addirittura il 26%».

Questi ultimi dati sottolineano in particolare il malessere, il senso di frustrazione e la mancanza di desiderio provocati da una sessualità formatasi nella virtualità.

L’abitudine a vedere abbattuto ogni limite, infatti, mal si concilia con la realtà vissuta, ingenerando crisi e depressioni che spesso sfociano in comportamenti violenti contro persone dell’altro sesso.

Tenendo conto di questi tragici dati, non posso che rallegrarmi della decisione presa dal governo francese, sperando che vada in porto e che diventi legge già dalla prossima settimana, per poi replicarla in altri Paesi, come il nostro.

«I siti pornografici dovranno conformarsi alla legge che li obbliga a controllare realmente l’età dei loro utenti, altrimenti vieteremo la diffusione sul territorio nazionale. Il 2023 segnerà la fine dell’accesso ai siti porno per i nostri bambini».

L’augurio del ministro della Transizione digitale Jean-Noël Barrot lo condividiamo in pieno e ci batteremo affinché diventi realtà anche in Italia.

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