Hanno ucciso anche lo sport!

Hanno ucciso anche lo sport!

Il politicamente corretto ai danni di una giovane atleta è davvero squallido!

Come ti avevamo preannunciato ieri, il match tra la pugile italiana di 25 anni Angela Carini e il pugile intersessuale algerino Iman Khelif si è risolto nel peggiore dei modi.

Di fronte alla messa in discussione della propria incolumità fisica, l’atleta italiana ha preferito abbandonare la gara dopo appena 46 secondi dal suo inizio.

L’aspetto scandaloso di questa vicenda è la mancanza di consapevolezza di ciò che è accaduto da parte di una fetta consistente di giornalisti e commentatori televisivi, che hanno imbracciato il consueto e sciocco armamentario ideologico.

“Ma non riesco a capire, questa è una cosa abbastanza… sembra essere una presa di posizione, di contestazione, che non comprendo, non comprendo. (La ragazza) sta facendo polemica con Renzini, non so cosa si stiano dicendo ma non è una bella figura, no. Assolutamente, assolutamente”.

A pronunciare queste frasi sono i telecronisti della Rai. Ai loro occhi appare così assurdo che una ragazza di 25 anni, dopo aver preso due pugni sul naso, si stia confrontando con il suo allenatore per decidere se proseguire o meno.

Pugni – è importante sottolineare – straordinariamente forti per una donna, e infatti Iman Khelif “pare” sia una donna con livelli elevati di testosterone (iperandroginia).

“Adesso il pianto sembra ancora più strano. No, io mi dissocio. Andiamo avanti. Andiamo avanti senza poter argomentare ovviamente quello che è accaduto...”

È il commento conclusivo dei commentatori Rai, dopo che Angela Carini abbandonandosi alle lacrime per una scelta evidentemente sofferta, ha deciso di lasciare la gara sancendo la vittoria a tavolino di Khelif.

Evidentemente questi “grandi esperti” di boxe non si sono neppure interrogati sulle problematiche profonde riscontrate dalla pugile italiana.

Non si sono neppure chiesti se dall’intensità dei due pugni sferrati sul suo volto, Angela Carini abbia capito che c’era qualcosa che effettivamente non andava in Khelif e abbia preferito ritirarsi per non rischiarsi di farsi molto male.

“Il secondo colpo mi ha fatto davvero male. Avrei rischiato rimanendo sul ring”, ha affermato l’atleta italiana subito dopo il match, spiegando cosa l’ha portata ad abbandonare l’incontro.

Eppure, come ti dicevamo, non sono pochi i commentatori e i giornalisti che hanno ritenuto che il comportamento di Angela Carini sia stato volutamente esagerato, che si sia trattata di “una manfrina”, è il termine utilizzato dal conduttore del programma serale In Onda su La7 Luca Telese.

Sul dizionario De Mauro la parola “manfrina” equivale ad una “messinscena insistente e noiosa con cui si cerca di ottenere qualcosa”.

Angela Carini avrebbe quindi abbandonato la gara e le Olimpiadi, imbastendo una sorta di sceneggiata, per ottenere forse commiserazione e per vedersi riconosciuta un’ingiustizia?

Siamo del parere opposto, ma con spassionata sincerità ti diciamo anche che se pure fosse, non solo non ci sarebbe nulla di male ma sarebbe persino un atto dovuto.

Un gesto, però, che i sostenitori delle “minoranze”, perennemente in debito di proclami in difesa della diversità, della fluidità di genere, o più semplicemente di tutto ciò che fuoriesce dal comune buon senso, non sono disposti a comprendere.

Ed ecco allora che, improvvisamente, uno scontro di boxe si tinge dei colori di uno scontro di civiltà tra i fautori del senso comune e coloro che venderebbero pure le madri pur di non vedere in faccia la realtà.

Quest’ultima, prima di ogni altra cosa, parla assai chiaramente e dopotutto non ci vuole così molto per scrutare in Iman Khelif dei tratti anatomici, strutturali non corrispondenti alla maggioranza delle donne.

E vorrà pure dire qualcosa se ancora una volta, nella giornata di giovedì 1 agosto, l’International Boxing Association (IBA), la federazione mondiale di pugilato, ha rilasciato una dichiarazione in cui si legge che

“IBA rimane impegnata nel garantire l’equità competitiva in tutti i nostri eventi, condanniamo assolutamente le incoerenze nell’idoneità a competere nella competizione di boxe tenutasi ai Giochi Olimpici di Parigi 2024.

Per ribadire, sia Imane Khelif che Lin Yu-ting dopo il test non soddisfacevano i criteri di ammissibilità richiesti per competere nella categoria femminile dei nostri rispettivi eventi (…).

L’IBA non supporterà mai alcun incontro di boxe tra i sessi, poiché l’organizzazione mette al primo posto la sicurezza e il benessere dei nostri atleti.

Stiamo proteggendo le nostre donne e il loro diritto di competere sul ring contro rivali alla pari, e le difenderemo e le sosterremo in tutti i casi; le loro speranze e i loro sogni non devono mai essere portati via da organizzazioni non disposte a fare la cosa giusta in circostanze difficili”.

Insomma, sono riusciti a falsare anche la competizione più celebre e antica del mondo in nome della loro sciocca, miope e folle ideologia.

Di una cosa però possono pure stare certi: insieme a te se vorrai, non abbandoneremo la lotta in difesa di una società dove torni a trionfare nuovamente il buon senso.

Anzi, tutto ciò che accade – inclusa questa vergognosa vicenda – ci sprona a fare ancora di più, a mettermi in gioco con ancora più forza e passione, per vedere rispristinato il sano raziocinio, che attualmente sembra si sia volatilizzato.

Vieni a combattere con noi e ti promettiamo che insieme daremo loro filo da torcere!


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