I medici l’hanno fatta morire!
“I medici hanno negato a mia sorella le medicine di cui aveva bisogno (…) Si sono rifiutati di darle un antibiotico per curare un’infezione contratta in ospedale, solo quando i miei genitori li hanno supplicati in ginocchio lo hanno fatto;
ma non le hanno dato la medicina per la pressione sanguigna, cosa che ha causato l’arresto cardiaco (…) È questoche ha ucciso mia sorella Sudiksha Thirumalesh”.
Queste parole sono di Varshan Thirumalesh, sorella di Sudiksha, studentessa indiana diciannovenne affetta da una grave malattia, morta il 14 settembre per infarto cardiaco.
La storia di Sudiksha abbiamo avuto modo già di raccontartela, ma soltanto adesso abbiamo l’opportunità di rivelarti il suo nome e la sua identità.
Come ricorderai, infatti, una sentenza della magistratura inglese aveva impedito alla famiglia ed alla stampa di divulgare notizie sul suo conto.
Dopo la sua morte, le restrizioni sono decadute quasi del tutto.
La sorella di Sudisksha, Varshan, ha avuto così modo di raccontare a La Nuova Bussola Quotidiana come sono andate realmente le cose che hanno portato alla tragica morte di sua sorella. (per leggere l’intervista clicca qui).
Ti riportiamo alcuni passaggi pronunciati proprio da quest’ultima, che ci hanno veramente impressionato.
“Fin dall'inizio è stato chiaro che da cristiani diamo alla vita un valore diverso rispetto ai medici ospedalieri – ha esordito Varshan.
Noi crediamo che la vita abbia sempre valore e dignità anche se la persona è molto malata. Il sistema invece rinuncia molto facilmente alla vita in nome del miglior interesse del paziente.
Il personale si prendeva gioco delle nostre convinzioni e prendeva in giro Sudiksha. Hanno cercato di spezzarla psicologicamente e di distruggere la sua voglia di vivere dicendole ripetutamente che sarebbe morta.
Le hanno detto che loro sapevano cosa era meglio per lei. Le dissero che non c'era una bacchetta magica da agitare e che doveva accettare che la morte fosse vicina. Hanno fatto di tutto per provocare la sua morte il più rapidamente possibile”.
Come ti dicevamo, questi sono solo alcuni dei passaggi dell’intervista, ma ti consigliamo di leggerla tutta perché merita davvero.
Bastano queste frasi, tuttavia, per darti modo di comprendere in che razza di società viviamo.
Una società che si sconvolge (e giustamente, come è ovvio che sia) per ciò che sta avvenendo in Medioriente, dove i militanti di Hamas hanno barbaramente trucidato giovani, donne e uomini innocenti, mentre poi, però, si arroga il diritto di decidere chi ha il diritto di vivere.
Ma, cosa ancor più grave, che impedisce ad una paziente di recarsi in un altro Paese per avere le cure di cui necessita.
E, infine, siccome non può di fatto impedire ad una paziente di recarsi in un altro Paese, cosa fa? Ricorre alla magistratura inglese per prendere tempo, del tempo che è “vitale” per salvare una vita umana.
Tutto questo è accaduto nel Regno Unito, con la complicità del sistema sanitario nazionale e della magistratura.
E quel che è peggio, è che non è la prima volta che avviene tutto ciò.
Oramai, negli ospedali del Regno, si sta facendo largo una prassi barbarica.
E, paradossalmente, lo sai in nome di cosa?
Del “bene” del paziente…!
Un “bene”, però, che il paziente non vuole! Un “bene” che conduce direttamente alla morte del malato.
Una vergogna simile non potrà mai essere accettata, per cui auguriamo alla famiglia di Sudiksha di avere la giustizia che merita, continuando a battagliare legalmente contro un sistema perverso e brutale.
Noi di Generazione Voglio Vivere saremo dalla sua parte, sempre e comunque.
Ogni volta che parleremo di eutanasia, suicidio assistito, fine vita… avremo la sua storia e i suoi occhi nel cuore, così come le storie e gli occhi di altre povere vittime innocenti, come i piccoli Charlie Guard e Alfie Evans.
Mai più barbarie come queste: aiutaci a gridarlo ad alta voce!
Nel loro nome, la nostra lotta!