I radicali vogliono “superare” la Legge 194
Il 22 giugno i Radicali hanno depositato presso la Corte di Cassazione sei proposte di legge di iniziativa popolare, tra cui una volta al superamento della legge n. 194/1978 ed un’altra finalizzata alla “decriminalizzazione del sex work”.
I Radicali sostengono che la l. 194/1978 sia ormai una legge da riformare, in quanto il messaggio che sembra trasmettere è quello secondo cui il ricorso all’aborto sia più una concessione che un reale diritto.
Ecco perché secondo i discepoli di Pannella, la nuova normativa dovrebbe subito esplicitare – a partire dal primo articolo – l’orientamento di fondo che la ispira:
«lo Stato tutela la libertà riproduttiva e ne riconosce la centralità per la salute fisica, psichica e sociale della cittadinanza oltre che per il raggiungimento della piena autodeterminazione della persona gestante».
Ricordiamo invece che l’art. 1 della legge attuale, recita così:
«Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite».
Per quanto non siamo mai stati dei difensori della 194, tutt’altro, è evidente che vi sia una differenza di non poco conto tra le due impostazioni.
E infatti, partendo dai presupposti che hai avuto modo di leggere, la proposta di legge radicale prevede di estendere la possibilità di abortire entro 14 settimane (il limite della 194 è di 90 giorni) ma anche oltre questo limite, qualora il feto presenti patologie.
Ma la cosa che più salta all’occhio è che per abortire entro le 14 settimane non è più necessario che vi sia un «serio pericolo per la sua (della donna) salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsione di anomalie o malformazioni del concepito (…)», come prevede l’art.3 della legge in vigore.
Così facendo, ecco perfettamente realizzatosi il proposito espresso all’art. 1 della proposta di legge radicale, ossia «il raggiungimento della piena autodeterminazione della persona gestante».
Per quanto riguarda invece il proposito di decriminalizzare il sex work, altra proposta depositata dai Radicali, non vale la pena nemmeno di spendere del tempo.
Per costoro si tratta di svolgere dei “lavori” che hanno la stessa e identica “dignità” di un qualsiasi altro lavoro.
Noi, al contrario, crediamo che la dignità a cui si dovrebbe fare riferimento sia quella delle centinaia e centinaia di donne, il cui corpo viene fatto oggetto di transazione commerciale.
Come al solito, i Radicali si confermano per quelli che sono sempre stati: ossia dei nichilisti senza alcun orizzonte valoriale.
Loro risponderebbero che come unico faro hanno la libertà della persona, non rendendosi conto che la falsa libertà che proclamano ha proprio la persona come unica vittima.
Tocca a noi informare le persone di queste proposte depositate in Cassazione, perché ci fanno comprendere quali sono le battaglie che cercheranno di portare avanti durante questa legislatura.
Bisogna stare allerta e mantenersi pronti a rispondere con mobilitazioni e petizioni, sensibilizzando quanto più possibile persone ed associazioni.
Ti chiediamo di darci una mano in questa missione di importanza capitale.
Sostienici e lotta insieme a me.