Il suicidio è realmente l’unico rimedio ai propri mali?

Il suicidio è realmente l’unico rimedio ai propri mali?

La Corte dʼassise dʼappello di Catania ha condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione Emilio Coveri, presidente dell’associazione Exit-Italia – che ha come scopo la promozione dell’eutanasia – per istigazione al suicidio.

Secondo la Corte Coveri avrebbe indotto al suicidio Alessandra Giordano, una donna 47enne colpita da depressione e affetta da sindrome di Eagle.

Quest’ultima nel 2019 si era recata in una clinica di Zurigo per morire e Coveri – secondo la Procura – «ha fornito un contributo causale idoneo a rafforzare un proposito suicidario prima incerto e titubante su una persona affetta da patologie non irreversibili benché dolorose, anche perché non ben curate».

Coveri – sostiene la Procura – ha fornito un contributo causale «sfruttando l’influenzabilità della donna per inculcare le sue discutibili idee di suicidio assistito come soluzione alle sofferenze fisiche e morali della vita».

Posto che la scelta individuale deve essere sempre rispettata, i magistrati si chiedono «se sia lecito proporre alle persone che non versano in condizioni di patologia irreversibile, magari soltanto depresse, il suicidio come unico rimedio ai propri mali».

Ed è quello che ci domandiamo noi da quel dì, aggiungiamo.

Perché la china che si sta prendendo è sempre più quella di considerare solo ed esclusivamente la “libertà” di autodeterminazione della propria vita, infischiandosene di qualsiasi altra cosa.

Mentre persone come Alessandra andrebbero sostenute psicologicamente e spiritualmente, la corrente dei tempi spinge invece verso la più assoluta irresponsabilità nei confronti del prossimo.

Oggi Alessandra, ma ricordati che domani potresti essere tu, un tuo parente, un amico, un conoscente o semplicemente una persona estranea che si sente sola e debole, il più delle volte preda di crisi depressive… a chiedere aiuto.

E invece di dare loro una speranza, di stargli accanto, di stringere loro una mano, questa società, sull’onda di un individualismo aggressivo e di un sistema sanitario al collasso, sembra surrettiziamente consigliare che – tutto sommato – ricorrere alla “dolce morte” potrebbe convenire.

Se oggi giorno un’idea simile potrebbe apparire assurda, occhio però a non sapere leggere la tendenza dei tempi. Si osservi la situazione olandese, e se ne avrà un esempio nitido.

Ebbene dinanzi a tutto questo, è forse lecito starsene con le mani in mano?

Generazione Voglio Vivere è nata proprio per questo, per essere un torrione in difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale.

Per avvertire dei rischi che si affacciano sul nostro presente e che incombono sul futuro.

Vedi, la decisione della Corte d’assise d’appello ci conforta, perché pone a noi tutti un interrogativo ben preciso: il suicidio è realmente l’unico rimedio ai propri mali?

Noi non crederemo mai un’idiozia del genere.

E ci batteremo affinché non accada mai che nel nostro Paese possa vincere una visione del mondo di questo tipo, perché ciò significherebbe che l’Italia è tecnicamente morta.

Noi crediamo che tutto ciò non potrà mai accadere, almeno fino a quando ci saranno persone come noi che si batteranno giorno dopo giorno in difesa della vita.

Dacci il tuo sostegno morale e materiale
, aiutaci a fronteggiare gli assalti della cultura della morte e vedrai che da questa guerra ne usciremo vittoriosi.

Dacci la forza per continuare a combattere ed unisciti insieme a noi!

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