In Svizzera dire la verità è un reato: carcere per aver ricordato che esistono due sessi!

In Svizzera dire la verità è un reato: carcere per aver ricordato che esistono due sessi!

In Svizzera un uomo finirà in prigione per aver detto una verità tanto semplice quanto scomoda.

Emanuel Brünisholz, riparatore di strumenti a fiato di Burgdorf, ha osato scrivere nel 2002 su Facebook: “Se riesumi le persone Lgbtqi 200 anni dopo, troverai solo uomini e donne basandoti sui loro scheletri. Tutto il resto è una malattia mentale incoraggiata dal programma scolastico.”

Una frase provocatoria? Forse. Ma anche un’osservazione che poggia su un’evidenza biologica incontestabile: il corpo umano, nelle sue fondamenta, rivela due e soltanto due sessi.

Eppure, per aver ricordato una realtà che i manuali di anatomia insegnano da secoli, Brünisholz è stato condannato per “incitamento all’odio”: multa di 500 franchi, 600 di spese processuali, e infine 10 giorni di carcere.

Non per aver insultato, non per aver discriminato, ma per aver espresso un pensiero fondato sulla verità naturale.

Il giudice che lo ha condannato ha riscritto la realtà, arrivando a confondere “orientamento sessuale” e “identità di genere”.

In un passaggio della sentenza si legge che “LGBTQI denota diversi orientamenti sessuali”. Ma “transgender” e “queer” non sono orientamenti, bensì identità autodefinite.

Una manipolazione linguistica necessaria per far entrare un uomo onesto nei parametri dell’odio.

La condanna di Brünisholz è definita “una lezione per fargli comprendere la gravità della questione”. Il messaggio è chiaro: chi osa mettere in discussione l’ideologia gender sarà rieducato.

In un Paese dove si può cambiare “sesso” all’anagrafe in dieci minuti e per 75 franchi, la legge diventa un laboratorio del conformismo post-biologico: bastano un modulo e una firma per essere “donna” o “uomo”, ma bastano poche parole per finire in cella se osi dire il contrario.

È un paradosso che dovrebbe scuotere le coscienze, e invece regna il silenzio. I media tacciono, le istituzioni guardano altrove, gli intellettuali si nascondono dietro la comoda ambiguità del politicamente corretto.

Chi difende la libertà di parola viene trattato come un criminale, mentre si fa passare per “diritto umano” la possibilità di negare l’evidenza più elementare: esistono due sessi, maschile e femminile.

È davanti a casi come questo che comprendiamo quanto sia urgente reagire.

Per questo, vogliamo lanciare una grande campagna di sensibilizzazione online, per informare, aprire gli occhi, e dire insieme che la verità non è odio. Ma per farlo, abbiamo urgente bisogno del tuo aiuto!

Ogni contributo, anche piccolo, aiuterà a condividere e diffondere questo messaggio: la libertà di dire che un uomo è un uomo e una donna è una donna non può essere reato.

Tornando al caso Brünisholz, colpisce anche la solitudine di quest’uomo.

Nessuna mobilitazione popolare, nessuna protesta internazionale. Come se la sua vicenda fosse marginale, un dettaglio insignificante nella marea di notizie quotidiane.

Ma non è così! È un campanello d’allarme che riguarda tutti: perché se oggi in Svizzera si punisce chi ricorda che la biologia non si cambia, domani potrà accadere ovunque.

Oggi il bersaglio è un artigiano di provincia; domani potrà esserlo un insegnante, un medico, un genitore, chiunque osi opporsi al nuovo pensiero unico.

Come scrive Andrea Seaman, direttrice della Bündnis Redefreiheit (Alleanza per la libertà di parola): “A meno che gli svizzeri non vogliano vivere in una società in cui i tribunali impongono la conformità all’ideologia trans, questo caso deve essere un campanello d’allarme.”

E aggiungiamo: non solo per la Svizzera. Anche per l’Italia, per l’Europa, per tutti coloro che credono ancora che la verità non sia negoziabile.

Sostenere Emanuel Brünisholz significa difendere noi stessi. Significa affermare che la scienza, la natura e la ragione non si piegano alle mode culturali.

Per questo, ti chiediamo di aiutarci, con la tua migliore offerta, a sostenere la nostra vasta campagna di sensibilizzazione online, per amplificare la voce di chi non si arrende alla menzogna.

Ogni contributo servirà a diffondere la verità, e a dare forza a chi, come Brünisholz, ha avuto il coraggio di non piegarsi. Non restiamo spettatori!

Possono imprigionare un uomo, ma non potranno mai imprigionare la verità: perché la verità, come la natura, non chiede il permesso di esistere.

 

Dona