Indi deve vivere!

Indi deve vivere!

Questa mattina la Corte si pronuncerà sul ricorso urgente promosso ieri dai genitori. I legali di quest’ultimi, infatti, si sono opposti alla decisione della giudice, la quale aveva stabilito “che il supporto vitale di Indi Gregory deve essere rimosso presso il Queen’s Medical Center di Nottingham, dove è ricoverata, o in un ospizio e non a casa, contrariamente alla volontà dei suoi genitori”.

Nel frattempo il padre della piccola Indi, Dean Gregor, non si dà pace. “Lei merita una possibilità”, ha affermato alla Bbc, non riuscendo a comprendere tanta testardaggine e crudeltà da parte dei giudici inglesi.

“Ha un Paese che si offre di pagare per tutto (ndr l’Italia): dobbiamo solo portarla lì, così non costerà nulla all’ospedale o al governo”, ha osservato l’uomo sconsolato.

Sul tema si è espressa indirettamente anche la Cei, pubblicando il messaggio preparato per la Giornata Nazionale della Vita che si terrà il 4 febbraio 2024.

“Se si è capaci di superare visioni ideologiche, appare evidente che ciascuna vita, anche quella più segnata da limiti, ha un immenso valore ed è capace di donare qualcosa agli altri”, si legge nel testo esteso dalla Cei.

“Le tante storie di persone giudicate insignificanti o inferiori che hanno invece saputo diventare punti di riferimento o addirittura raggiungere un sorprendente successo – continua il testo – stanno a dimostrare che nessuna vita va mai discriminata, violentata o eliminata in ragione di qualsivoglia considerazione”.

Oltre all’organismo dei vescovi italiani, si fa sentire anche il Codacons, l’associazione in difesa dei diritti dei consumatori.

La sua critica è di natura prettamente tecnico-giuridica.

Essendo Indi Gregory divenuta cittadina italiana, sostiene l’associazione, la decisione dell’Alta Corte inglese di disporre lo stop dei supporti vitali “potrebbe (…) configurare un’interferenza illecita della giustizia straniera sulla vita di una cittadina italiana, aprendo un caso che non è solo diplomatico ma anche giudiziario”, sostiene il Codacons, che ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma.

Segno dunque che il caso di Indi sta toccando i cuori non solo del mondo pro-vita, ma anche di persone e associazioni di estrazione laica.

E per dei motivi assolutamente fondati, come hai avuto modo di leggere anche tu.

Ti ricordiamo che Generazione Voglio Vivere ha indetto qualche giorno fa una petizione pubblica di protesta indirizzata all’ambasciatore del Regno Unito in Italia.

Sta riscontrando un ottimo seguito, motivo per cui ti invitiamo a firmarla se non l’avessi già fatto, poiché è molto importante stargli addosso, pressarli.

Anche grazie a questo pressing, infatti, si è riusciti a rallentare l’iter che avrebbe condotto Indi a morte sicura.

Bisogna far capire al Governo, al servizio sanitario e alla magistratura inglesi che c’è un popolo dietro un Paese come l’Italia che sta facendo del tutto per non far morire una creatura innocente di otto mesi loro concittadina (e anche nostra da qualche giorno).

E che passeranno anche alla storia come una Nazione che da anni ormai si sta assumendo la responsabilità di decretare la morte di piccoli innocenti, impedendo a loro e ai rispettivi genitori di poter sperare di ricevere cure all’estero.

Cosa che reputiamo assolutamente INTOLLERABILE!

Forza allora, abbiamo ancora qualche ora di tempo per farci sentire e ribellarci dinanzi a questa offesa contro la sacralità della vita.

Indi deve vivere!


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