La morte di Giulia e la “cultura patriarcale”
“I ‘mostri’ non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro”.
Questa è solo una frase estrapolata dalla lettera che Elena, la sorella di Giulia Cecchettin, ha fatto pubblicare sul “Corriere della Sera” quest’oggi.
La vicenda della ragazza ventiduenne di Vigonovo (Ve) ha tenuto letteralmente incollata l’Italia agli schermi per una settimana intera. La sua fine tragica e il ritrovamento dell’ex fidanzato in Germania hanno catalizzato attenzioni e suscitato reazioni molto forti.
Tra queste, quelle della sorella di Giulia, Elena.
Quest’ultima qualche giorno fa si è dapprima scagliata contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il vicepremier aveva postato il seguente tweet: “Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita”. A cui Elena aveva risposto, scrivendo: “Ministro dei trasporti che dubita della colpevolezza di Turetta. Perché bianco, perché di ‘buona famiglia’ ”.
Successivamente, ha rilasciato ieri delle dichiarazioni, in prima serata, al programma televisivo “Dritto e Rovescio” (pubblicate questa mattina sul “Corriere della Sera”) in cui muove una feroce critica alla “società patriarcale” presente in Occidente, addebitando essenzialmente ad essa la principale causa dei femminicidi.
Innanzitutto mi preme dire che ad Elena, al papà e a tutti i familiari di Giulia va il nostro sincero abbraccio e le sentite condoglianze di Generazione Voglio Vivere. Quello che hanno passato e stanno passando in queste ore è qualcosa di tragico, semplicemente terribile.
Dispiace, però, che anche la morte di una giovane studentessa come Giulia sia divenuta occasione per discutere di politica e fare delle battaglie ideologiche. Ecco, ci limitiamo semplicemente a dire questo.
Abbiamo trovato molto sagge ed equilibrate le parole pronunciate dal direttore de “La Verità” Maurizio Belpietro, ospite anche lui del programma televisivo “Dritto e Rovescio”, e che è intervenuto dopo le dichiarazioni rilasciate dalla sorella di Giulia.
Te le riportiamo di seguito, sottoscrivendole:
“Io ho molto rispetto del dolore della sorella di Giulia, la quale evidentemente ha una sofferenza enorme, un dolore enorme dentro di sé.
Però francamente pensare che Turetta Filippo sia ‘il figlio sano della società patriarcale’ non riesco a crederlo. Come non riesco a credere che sia un figlio della ‘cultura dello stupro’.
Io credo che sia un assassino. Ma non tutti gli uomini sono assassini. E non tutti gli uomini sono figli sani della ‘società patriarcale’, come è stato detto.
Capisco e ho rispetto per qualsiasi cosa, ma vede, dire queste cose, significa (dire): ‘è sempre la solita cosa, è la società la responsabile…’.
No, il responsabile si chiama Filippo Turetta, un ragazzo di 22 anni che ha molto probabilmente – lo diranno gli inquirenti – premeditato questo delitto, si è armato di un coltello, ha attirato Giulia in una trappola, ha usato probabilmente la disponibilità di Giulia, che non voleva ferire l’ex fidanzato e quindi era disposta ad incontrarlo… (che) pensava sempre di poter risolvere la questione con delle parole affettuose, cercava di capirlo…
Ma ha usato questa ingenuità di Giulia per accoltellarla, per picchiarla, per ucciderla (…) Ma l’idea che adesso si debba fare un processo alla società patriarcale significa non fare un processo a nessuno. Perché come sempre (quando si discute di) patriarcato… si discute di grandi fenomeni sociologici.
Allora, vi debbo dire, siccome questo argomento non l’ha usato soltanto la sorella di Giulia, che ribadisco comprendo e rispetto (…). Ma che sia usata questa vicenda in maniera strumentale e anche un po’ ipocrita, a me indigna.
E non parlo ovviamente della sorella
di Giulia. Parlo della politica, la quale non è capace di beccare i
corruttori e gli evasori, ma adesso pensa di riuscire a risolvere il
problema del patriarcato.
In
Italia drammaticamente ci sono troppi femminicidi, ma credetemi, sta in
fondo alla lista di tutti i Paesi europei per femminicidi.
Ci sono Paesi apparentemente più
progrediti, dove non c’è la ‘cultura del patriarcato’, come la
Finlandia, come la Svezia, dove non si parla di cultura del patriarcato e
hanno il doppio dei morti, per donne ammazzate da uomini in relazioni
probabilmente tossiche.
Quindi non cerchiamo di fare della bassa sociologia. C’è un criminale che ha ammazzato una ragazza di 22 anni. Questo ci deve indignare.
I nostri pensieri e le nostre preghiere di oggi sono indirizzati a Giulia.
Che possa riposare in pace.