L’eutanasia di coppia
Quando si aprono le porte al male, come è noto i confini della ragionevolezza vanno definitivamente perduti.
Dopo averti relazionato qualche giorno fa sull’eutanasia infantile in vigore nei Paesi Bassi, ecco che ti diamo notizia di una nuova benché triste pratica che si fa largo sempre in Olanda, probabilmente destinata a spiegare gli effetti anche oltre confine.
Ci riferiamo alla cosiddetta “eutanasia di coppia”.
Secondo la Commissione di Vigilanza
del Paese, chiamata a verificare se a decesso avvenuto sono state rispettate tutte le procedure previste per legge, le coppie che nel 2022 hanno fatto ricorso all’eutanasia sono state quasi il doppio rispetto all’anno precedente.
Si tratta di 29 coppie, mentre nel 2021 ce ne furono 16, 13 nel 2020 e 17 nel 2019.
Questi dati devono essere letti in linea con un trend di persone che fa ricorso alle pratiche eutanasiche che è in costante crescita.
Quali sono le ragioni alla base di una scelta così tragica da parte di una coppia?
«La richiesta di eutanasia da parte di una coppia avviene per lo più quando si ammala uno dei due partner che assiste l’altro, il quale non vuole che la persona amata venga accudita da estranei, finendo in una casa di cura, costretti a vivere separati» osserva Marieke Liem, dell’Università di Leida.
Qualcuno potrà obiettare: ma se uno dei componenti della coppia è sano, le commissioni mediche non potranno mai accettare la domanda di accesso all’eutanasia di quest’ultimo.
Teoricamente è così, ma siamo davvero sicuri che potrà ancora esserlo in futuro?
Se una donna o un uomo è gravemente malato e non ci sono persone in grado di aiutarlo o strutture in grado di accoglierlo – per i motivi più diversi –, perché quella persona che fa richiesta di morire si dovrebbe vedere negata una domanda che in termini crudelmente economici conviene in primis alle casse pubbliche?
Si ricordi, oltretutto, che in una legislazione in cui il vertice a cui ruota tutto è il “principio di autodeterminazione” dell’individuo, negare una domanda del genere costituirebbe una violazione di tale principio.
Non dobbiamo essere ciechi: sappiamo bene che certe pratiche nella società entrano in maniera subdola e surretizia, per poi essere pian piano normalizzate.
Ebbene, non vogliamo che accada tutto ciò.
La piaga della morte volontaria – praticata sia attraverso eutanasia che per mezzo del suicidio assistito – deve essere eliminata da ogni legislazione civile.
Bisogna dirlo senza troppi giri di parole e con fermezza.
Qui in Italia i radicali dell’Associazione Luca Coscioni stanno promuovendo
regione per regione delle raccolte firme per facilitare l’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale (Sentenza 242/2019), con la quale si consente l’accesso al suicidio assistito, a determinate condizioni.
Ecco perché non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia su questo tema.