LGBT e media, attacco forsennato contro la decisione della Procura di Padova
In questi giorni mondo della stampa e artisti sembrano essersi coalizzati contro la decisione della Procura di Padova di impugnare le 33 trascrizioni degli atti di nascita esteri dei “figli” delle coppie omosessuali.
«Una cosa dovrebbe essere proibita, poter decidere cos’è una famiglia e decidere sui bambini», ha scandito dal palco il cantante Marco Mengoni, in tour proprio a Padova.
Intanto, dal principale quotidiano italiano, il Corriere della Sera, viene dato ampio spazio alla questione, dando però la parola esclusivamente a coloro che contestano la decisione della Procura e le leggi dello Stato.
Tra questi, la referente di Famiglie Arcobaleno, che con l’occasione annuncia che nella giornata di domani, alle ore 10, si terrà un sit-in di protesta davanti al Tribunale di Padova.
O, ancora, al giudice di Bologna Marco Gattuso, condirettore della rivista di studi giuridici sull’orientamento sessuale e l’identità di genere Genius, il quale spiega che tra il caso di Padova e la maternità surrogata – ossia utero in affitto – non c’è alcun nesso.
È evidente che in senso stretto non vi sia alcun nesso, ma appare molto difficile sostenere che la barbara pratica dell’utero in affitto non possa ricevere un effetto conseguente da una decisione favorevole alle trascrizioni da parte del Tribunale.
Se in Italia venisse sancita per legge la possibilità per un bambino/a di poter avere due madri o due padri, ebbene diverrebbe davvero difficile non consentire l’accesso alla fecondazione eterologa alle coppie omosessuali – che resta vietato dalla L. n° 40/2004 – e, successivamente, la possibilità che una donna possa prestare il proprio consenso a portare a termine una gravidanza commissionatagli da altri.
Come vedi, il trucco impiegato è sempre il medesimo: venne utilizzato anche per le unioni civili.
Nel 2016 si disse che unioni civili e matrimonio erano due cose profondamente diverse. Poi qualcuno, come noi, contestava che vi erano pochissime differenze e che l’ordinamento italiano già consentiva – tramite la stipula di un patto di convivenza da un notaio – a che una coppia omosessuale potesse regolare date materie.
Vi era quindi il serio timore e il legittimo sospetto che le unioni civili non fossero che un mezzo per arrivare ad altro, ovvero al matrimonio e, quindi, alle adozioni. E così fu.
Risultato? La legge sulle unioni civili venne approvata e sei anni dopo (2023) Alessandro Zan chiede il matrimonio egualitario, poiché «le unioni civili non bastano più», mirando evidentemente alla possibilità di accesso alle procedure d’adozione.
È una storia che si ripete, purtroppo, ed è una storia in cui cascano tantissimi cattolici e persone sensibili ai temi della vita e della famiglia.
A tal proposito, ti consigliamo di leggere il bel articolo di Matteo Carnieletto su IlGiornale.it, che apre con queste parole, andando immediatamente al cuore del problema.
«Quella Lgbt è la minoranza chiassosa del Paese. Quella che, nonostante la percentuale da prefisso telefonico, riesce a influenzare e dirigere il dibattito politico».
Vedi, è proprio questa la grande questione con cui dobbiamo confrontarci.
Noi con i nostri pochi mezzi, ma con la nostra ferma volontà, dobbiamo batterci per cambiare narrazione.
Carnieletto parla di “riuscire a influenzare e dirigere il dibattito pubblico”, cosa che a loro, e in generale alla sinistra, riesce benissimo.
I radicali, così facendo, hanno letteralmente cambiato il volto di un Paese (in peggio, ovviamente) promuovendo le leggi sull’aborto e sul divorzio.
E sai qual è stato il loro massimo risultato elettorale? Circa il 3.5% nel 1979. Però sono stati una “minoranza chiassosa”, come dice Carnieletto. E questo ha fatto la differenza.
Per una volta, dobbiamo imparare dai nostri avversari e divenire anche noi minoranza chiassosa, al fine di riuscire a influenzare e dirigere il dibattito pubblico.
Ti chiediamo di sostenerci in quest’opera ambiziosa ma vitale per la società di oggi e di quella dei nostri figli e nipoti.