
L’ONU vuole cancellare l’obiezione di coscienza nei confronti dell’aborto!
Basta obiezione di coscienza!
L’aborto è un “diritto” e va garantito. Ovunque. Questo empio grido non è giunto da un gruppetto di Radicali irriducibili, bensì dall’Onu!
Il «Gruppo di lavoro sulla discriminazione contro le donne e le ragazze» delle Nazioni Unite ha invitato i governi ad assumere provvedimenti nei confronti soprattutto dei medici.
Essi devono garantire i servizi abortivi in tutti gli ospedali, compresi quelli religiosi! Un obbligo che, in realtà, non esiste. Ma fa lo stesso. E guai a chi si opponga!
L’obiezione di coscienza viene considerata «un’inammissibile violazione».
E gli Stati avrebbero il dovere di prevenire e riformare quelle leggi, che consentano «convinzioni personali sessiste e patriarcali». Come? Semplice, discriminando i sanitari pro-life!
Mano pesante anche nei confronti di infermieri e operatori sanitari. Per loro assolutamente nessuna obiezione di coscienza! Devono eseguire, partecipare agli aborti e basta!
Non te lo nascondiamo. Noi non ce la facciamo. Ci fa rabbrividire pensare che l’Italia versi all’Onu più di 91,311 milioni di euro all’anno per sentirsi dire queste mostruosità!
È nostro dovere protestare con forza, mobilitare le persone di buona volontà per contestare i diktat di un organismo, l’Onu, che non ha il potere di decidere della vita dei bimbi in grembo.
Dobbiamo essere in tanti per fermare questa ideologia di morte, che ora pretende di calpestare addirittura le coscienze.
E, per esser davvero in tanti, la prima cosa da fare è informare quanta più gente possibile di ciò che accade.
L’opinione pubblica non è in genere al corrente di queste notizie, taciute dai grandi media. Per questo tocca a noi spiegare come stiano realmente le cose.
Per questa missione desideriamo servirci di Facebook, il metodo più veloce, sicuro ed efficace per raggiungere tante persone in poco tempo.
Ma Facebook ha un costo, di cui da soli non riusciamo a farcene carico. Per contattare i 26,1 milioni di iscritti in Italia a questo social, servirebbero circa 560.000 €. Una cifra per noi impossibile.
Se uniamo le nostre forze, però, insieme possiamo farcela e possiamo riuscire a raggiungere gran parte almeno di loro.
Del gruppo di “esperte” dell’Onu fanno parte diverse attiviste femministe. E questo spiega tutto.
La bandiera è quella delle Nazioni Unite, ma a farla da padrona è ancora una volta l’agenda politica dettata dalle Sinistre radicali.
Le “ultras” dell’aborto invocano addirittura un sistema di monitoraggio, per rilevare eventuali abusi. Che significa questo?
Significa che ogni donna, cui non sia stato ucciso il bimbo in grembo, secondo loro, dovrebbe poter fare causa al governo ed alla clinica, che l’ha assistita.
Misure da regime, non c’è che dire. Eppure, secondo queste “esperte”, tali misure sarebbero necessarie per arrivare ad un traguardo preciso: depenalizzare ovunque l’aborto.
È questo ciò a cui puntano. Perciò è urgente intervenire, far sapere tutto questo e rendere la gente consapevole di quel che sta avvenendo sulla pelle, anzi sul grembo delle povere donne!
Dobbiamo sentire come nostra missione quella di far sorgere un’ondata di proteste pro-life, che ponga finalmente fine alle pretese mortifere di un pugno di femministe targate Onu.
Esse vogliono imporre un aborto “sicuro” e legale, combattere gli “stereotipi” di genere ed assicurare l’“autonomia” delle donne. È ammazzando i figli in grembo che si ottiene tutto questo?
Pazzesco! Non riusciamo a capacitarci di tanta disumana crudeltà verso le madri ed i loro figli, vivi nel loro corpo.
Non possiamo tacere! Stare in silenzio, rimanere indifferenti significa renderci complici di un’infamia tanto feroce!
Dacci una mano per mobilitare quanti più amici della vita sia possibile e dire il nostro “no” forte e chiaro, senza se e senza ma, affinché questo scempio abbia fine.