L’Ue fa causa all’Ungheria per legge anti-LGBT

L’Ue fa causa all’Ungheria per legge anti-LGBT

Il 13 febbraio è stato pubblicato sulla Gazzetta dell’Unione Europea il ricorso depositato dalla Commissione Europea presso la Corte di Giustizia dell’UE nei confronti dell’Ungheria, rea di contrastare la propaganda LGBT+.

Come forse ricorderai, il 15 luglio 2021 la Commissione aveva inviato una lettera di costituzione in mora al governo ungherese (prima fase dell’avvio della procedura d’infrazione) in cui venivano chieste delle spiegazioni relativamente ad una legge entrata in vigore l’8 luglio del medesimo anno.

In questa legge, la Commissione denunciava la presenza di «una serie di divieti e restrizioni in relazione alla promozione o alla rappresentazione di identità di genere che non corrispondono al sesso assegnato alla nascita, alla riassegnazione del sesso o all'omosessualità», per le persone di età inferiore ai diciotto anni (Action brought on 19 December 2022 — European Commission v Hungary).

Il 2 dicembre 2021, non ritenendo soddisfacenti le risposte fornite dallo stato magiaro, la Commissione è passata al secondo step previsto della procedura d’infrazione, inviando all’Ungheria un parere motivato.

Ritenendo insoddisfacenti anche le risposte fornite a detto parere da parte del governo ungherese, la Commissione ha infine adito la Corte di giustizia dell’Unione Europea.

Ma andiamo a leggere alcuni dei principali motivi che ha addotto la Commissione.

«L’Ungheria – osserva la Commissione – non ha spiegato perché l’esposizione dei bambini a contenuti LGBT+ in quanto tale sarebbe dannosa per il loro benessere».

Inoltre, «ha posto in essere restrizioni ingiustificate che discriminano le persone in base al loro orientamento sessuale e sono inoltre sproporzionate» (Diritti LGBT+, Unione Europea contro Polonia e Ungheria: avviate procedure d'infrazione per violazione diritti umani - Eunews).

Davanti alle minacce della Commissione europea di bloccare i fondi europei destinati allo Stato magiaro, il governo di Budapest ha sempre sposato la linea della fermezza, facendo proprie le posizioni espresse poco più di un anno fa dal ministro degli Esteri Péter Szijjártó, il quale osservò:

«Non accettiamo compromessi su questi temi perché siamo un Paese sovrano, una nazione sovrana. E nessuno, nemmeno la Commissione europea, dovrebbe ricattarci su queste politiche» (L'Ungheria non scenderà a compromessi con l'UE sulla legge omotransfobica).

Nel frattempo, a poche ore dall’inserimento in Gazzetta del ricorso presentato della Commissione europea, tre organizzazioni non governative (Ong) che promuovono i diritti LGBTQ+: Forbidden Colours, Háttér Society e Reclaim si sono attivate per mobilitare l’opinione pubblica dei Paesi dell’Unione Europea.

Nella petizione pubblica che hanno lanciato, si invita in modo particolare a firmare:

«per convincere il vostro governo a unirsi al caso insieme alla Commissione europea per chiarire che queste “leggi di propaganda anti-LGBTIQ+” non sono benvenute in Ungheria, nel vostro paese, né in nessuna parte dell’UE» (Stand up for LGBTIQ+ people in Hungary - Forbidden Colours (forbidden-colours.com)).

Come ti abbiamo sempre detto, l’esito della vittoria dipenderà ancora una volta da chi riuscirà a mobilitare in modo migliore ed efficace l’opinione pubblica, e non solo, naturalmente.

Ed è proprio in questo momento che entri in gioco tu e la tua capacità di attrarre persone dalla nostra parte e di sostenere l’attività che svolgiamo quotidianamente.

Perché, parliamoci chiaro, si esercita pressione se si è in grado di fare massa critica.

Ebbene, in queste ore dobbiamo essere compatti e stringerci nel nostro fermo sostegno al governo ungherese e al presidente Orban.

Stanno infatti combattendo una battaglia che ha un’importanza che si estende ben al di là dei confini ungheresi.

Aiutaci a dare forza alla loro resistenza e a pianificare iniziative a loro sostegno.


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