Non accettiamo ricatti!
Speriamo che sinistra e lobby LGBT abbiano capito l’antifona.
Sabato 18 si è celebrata la Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Transfobia e la Bifobia.
L’Unione Europea, per l’occasione, ha pensato bene di presentare una dichiarazione congiunta sulla promozione dei diritti umani della comunità Lgbtq+.
Il testo non è stato firmato da 9 Paesi su 27. Tra cui, l’talia, oltre a Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Ungheria.
In una intervista ad ampio raggio rilasciata a ‘Il Messaggero’, la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella si è espressa con parole chiare in merito al testo della dichiarazione.
“Lo troviamo molto sbilanciato verso il cosiddetto gender. Chiede agli Stati Ue, e questo è l’incipit, di affermare il loro impegno in favore dell’identità gender. A noi questo non va bene”.
Secondo la ministra, infatti, “l’orientamento sessuale, cioè chi ami, con chi vai a letto, è stato inserito come una delle questioni secondarie su cui si chiede l’impegno. Mentre noi consideriamo questa come una delle questioni fondamentali, e abbiamo un’idea molto chiara in proposito: chiunque può scegliere con chi avere rapporti amorosi e sessuali, questa è la base della libertà personale”.
Altra cosa, invece, sono le implicazioni politico-sociali inerenti il diritto alla “libertà di essere chi si vuole”.
Si tratta di una “forzatura ideologica e una negazione della realtà dei fatti, perché la realtà del corpo e l’appartenenza sessuale non si può cambiare fino in fondo”, ha osservato Roccella, utilizzando l’esempio dell’“espressione di genere”, elemento che compare nel testo della dichiarazione.
Che, in breve, “vuol dire come io comunico all’esterno il mio genere auto-percepito. Per esempio: i pronomi, come una persona vuole essere chiamata e considerata all’esterno. Queste materie, in alcuni Paesi europei, sono diventate cose molto prescrittive.
Tu pretendi che gli altri ti considerino e ti chiamino solo secondo la tua auto-percezione, la tua volontà, che naturalmente può anche cambiare nel tempo e magari può cambiare più volte. Noi questo non lo abbiamo accettato”, ha affermato la ministra.
La verità, ha affermato inequivocabilmente la Roccella, è che “si vuole cambiare il paradigma dell’umano. Si cerca di negare non solo la biologia ma di negare anche il corpo, che è basato sulla differenza sessuale tra uomini e donne”.
Eppure, ricorda la ministra per la Famiglia, “il corpo non va considerato un oggetto che ci portiamo appresso. Una persona è il suo corpo. Puoi fare la transizione sessuale e tutte le operazioni conseguenti alla tua scelta, prendendo gli ormoni. Ma dovrai prendere i farmaci per tutta la vita, perché i tuoi cromosomi resteranno sempre gli stessi, derivati dalla nascita, anzi dalla fecondazione”.
Pur ribadendo la posizione dell’attuale governo, che convintamente difende la libertà di scelta della persona contro ogni tipo di discriminazione, la ministra Roccella ha affermato con fermezza che la posta in gioco qui è d’altra natura, rivendicando il fatto di far parte di un governo fieramente conservatore, nella misura in cui
“Intendiamo conservare l’antropologia in cui siamo sempre stati immersi e su cui si fonda la genitorialità e la continuità del gruppo umano, perché se togli maschi e femmine anche la genitorialità cambia e non ci si può meravigliare se i figli non si fanno più”.
Non posso che apprezzare questi passaggi dell’intervista (che ti consigliiamo di leggere per intero) da parte della ministra Roccella, che dimostra come il governo Meloni abbia idee chiare sull’orizzonte a cui guarda con speranza un vasto schieramento di forze politiche che va dai liberali (Renzi, Calenda, Bonino) ai progressisti (Schlein, Fratoianni, Bonelli) ecc.
E la semplicità e l’estrema chiarezza con cui Eugenia Roccella ha delineato cosa c’è in questione al di là degli slogan, è una strategia vincente, perché poi in politica la cosa più importante è far passare il messaggio.
Far capire a te che leggi (ove mai ve ne fosse bisogno) che qui nessuno vuole mettere bocca in capo a scelte di natura personale, come la libertà di fare quel che sembra più opportuno o di sentirsi ciò che più si crede.
Il tema, piuttosto, è quello di non stravolgere l’antropologia nella quale siamo immersi; non mettere in discussione il paradigma di genitorialità sul quale si fonda l’umano.
Su questo punto non possono esservi dubbi di sorta. Speriamo di essere stati chiari.
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