Non immaginavamo che si potesse arrivare a tanto…

Non immaginavamo che si potesse arrivare a tanto…

Quando abbiamo appreso la notizia, l’abbiamo trovata mostruosa.

Per troppo tempo le donne arruolate nelle forze armate statunitensi ed in quelle britanniche sono state costrette ad abortire, per non venire congedate. Incredibile!

Oggi non è più così, ma ci sono voluti decenni per cambiare queste assurde regole. Nel frattempo quanti figli sono stati ammazzati nel grembo materno?

O il lavoro o il bimbo. Era questo il dilemma di fronte al quale venivano poste le donne militari. Noi lo troviamo di una violenza e di una crudeltà disumane. I dati sono agghiaccianti.

Tra il 1969 ed il 1971 ben 4.041 donne sono state costrette a lasciare l’Aeronautica statunitense, per il solo fatto di esser rimaste incinta e di aver voluto tenere il bambino.

Si calcola che, tra la fine degli Anni Quaranta e la metà degli Anni Settanta, circa 7.000 donne in tutti i rami dell’esercito Usa siano state congedate solo per essersi rifiutate di abortire.

Oltre tutto, questo è avvenuto quando l’aborto, negli Stati Uniti, era ancora illegale. Qualcosa di analogo si è verificato anche nel Regno Unito.

I dati dicono quante donne abbiano scelto di restare felicemente madri, sacrificando la carriera. Ma non dicono quante donne abbiano silenziosamente accettato di abortire, pur di tenere il lavoro.

Di quanti figli mai nati è stato calpestato crudelmente il diritto alla vita? Di quanto sangue e di quante lacrime sono macchiate molte, troppe carriere militari?

Certo, tutto questo riguarda il passato, ma pessime notizie giungono anche dal presente.

Il Parlamento norvegese, infatti, ha approvato a larga maggioranza l’estensione del limite entro cui abortire da 12 a 18 settimane di gravidanza.

Alla 18a settimana, tanto per capirci, testa, mani, gambe e piedi sono già formati ed il bimbo si muove nel ventre materno.

Non solo. Per legge, col “via libera” da parte di un apposito comitato di valutazione, si può consentire eventualmente l’aborto anche tra la 18a e la 22a settimana di
gravidanza.

Alla 22 a settimana sul viso del piccolo si distinguono già palpebre, ciglia e sopracciglia. Il bimbo ride e piange nel grembo materno.

Anche in caso di gravidanze multiple, la normativa varata consente di «ridurre il numero dei feti». Questa è eugenetica di Stato!

Unica concessione ai medici è il diritto all’obiezione di coscienza. Una legge analoga starebbe per essere introdotta anche in Danimarca.

Di fronte a queste notizie, noi restiamo allibiti. Perdonaci, ma non ce la facciamo a stare in silenzio, come se nulla fosse. Sentiamo il bisogno di dar voce a questi bambini, che non hanno voce!

È urgente lanciare una vasta campagna d’informazione, perché la gente sappia. Molti ignorano tutto questo, perché i grandi media non ne parlano.

Perciò abbiamo deciso di servirci di Facebook, che può raggiungere molti contatti in poco tempo ed in modo sicuro. Ma questo ha un costo, di cui da soli non riusciamo a farcene carico.

Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Ci permettiamo di chiedertelo, perché anche altre volte abbiamo combattuto insieme la Buona Battaglia. Ed anche ora c’è bisogno di restare in prima linea.

Purtroppo le lobby abortiste non perdono tempo, tanto che oggi l’aborto è la prima causa di morte nel mondo, peggio di guerre e pestilenze.

Anche nello Stato del Messico, infatti, una riforma legislativa ha depenalizzato l’aborto nel primo trimestre di gravidanza. Forte si è subito levata la protesta della Conferenza episcopale messicana.

I vescovi hanno richiamato tutti alla necessità di rispettare la vita umana fin dal concepimento come principio base della convivenza civile e premessa per dare un futuro, un domani alla società.

L’aborto – spiegano i prelati in un comunicato – non è mai la soluzione, soluzione che consiste invece nell’offrire sostegno concreto alle madri in difficoltà ed ai loro figli.

Si legge: «L’aborto viene ora rivendicato come se fosse un diritto». Tale riforma è pertanto violenta, poiché rende «il bambino invisibile davanti alla legge e danneggia anche le donne».

Non possiamo assistere muti a questa carneficina. Non possiamo lasciare che altri figli, altre creature umane vengano sacrificate in nome di leggi empie e disumane.

Dacci una mano, affinché questo nostro sforzo abbia successo e la vita torni a trionfare non solo nelle aule del Parlamento e nelle leggi di tutto il mondo, ma prima di tutto nel cuore di ogni uomo.


Attribuzione Immagine: @ Unsplash
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