Non prendeteci in giro!
Forse ti sarà capitato di ascoltare in tv o di leggere sui giornali la denuncia fatta dal Centro antiviolenza di Aosta.
Di cosa si tratta? Leggi cosa ha scritto l’associazione in questione sulla sua pagina social sabato 27 aprile.
“Sono pervenute al Centro contro la violenza di Aosta segnalazioni di donne che, giunte in presidi sanitari pubblici del territorio regionale per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, sono state negli stessi luoghi sottoposte a indebite interferenze e pressioni da parte di volontari, consistenti nell’imporre l’ascolto del battito fetale o nella promessa di sostegni economici o beni di consumo, con il preciso intento di dissuaderle dalla scelta di abortire, personalissima e spesso sofferta”.
Questa notizia, rivelatasi falsa, è stata propalata sui mezzi d’informazione ed usata strumentalmente da associazioni femministe e dalla sinistra politica al fine di contribuire a creare un clima d’odio e d’ostracismo nei confronti dell’attuale governo.
In merito era intervenuta anche la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, la quale a margine della conferenza programmatica di Fratelli d’Italia, aveva affermato una cosa che peraltro non ci ha trovato affatto d’accordo, e cioè che “far sentire il battito del nascituro a una donna che sta andando ad abortire certamente non è un modo per aiutare le maternità difficili”.
Con il massimo rispetto, cara ministra, non possiamo fare a meno di ricordarle en passant che 106mila persone, più del doppio delle 50mila firme previste dall’art. 71 della Costituzione, hanno firmato la proposta di legge di iniziativa popolare ‘Un cuore che batte’, che mira proprio ad introdurre tale prassi nella visita medica precedente l’interruzione volontaria di gravidanza.
La proposta di legge verrà discussa alla Camera dei Deputati, in tempi speriamo rapidi.
Assodato ciò, la ministra Roccella aveva parlato della vicenda denunciata dal Centro di Aosta, osservando che si tratta di“una cosa che non bisogna fare”, sottolineando poi il fatto che “non è stato certamente un volontario a fare questo, perché per far sentire il battito c’è bisogno di un’ecografia e di un ginecologo, quindi si tratta di una prassi che evidentemente è stata di qualche ginecologo e quindi è giusto che casomai sulla stampa emerga questa cattiva prassi medica”.
Come avrai capito, il castello di carte del Centro di antiviolenza è iniziato a crollare già da queste inesattezze di natura tecnica circa il ruolo dei medici e dei volontari, ai quali non competono i compiti di cui il Centro ha parlato, che semmai spettano al personale medico.
La smentita definitiva è infine giunta dall’Usl della Valle d’Aosta, che in una nota ha dichiarato che “non risultano volontari di associazioni pro-vita nei consultori o in ospedale e che nessuna segnalazione in tal senso è arrivata all’azienda né da parte di cittadini né da parte di associazioni”.
Ci sentiamo innanzitutto di suggerire alla ministra Roccella di non cadere nelle abili trappole tesegli dalla sinistra.
Soprattutto, di non dare per scontato che esistano realmente dei casi problematici, per il sol fatto che associazioni ‘x’ affermino che vi siano stati violazioni di tale natura o di talaltra specie.
Infine, se possiamo permetterci, di avere un po’ più di coraggio, di seguire ciò che il popolo reale e non quello descritto dai giornali, desidera, sente che sia giusto fare.
La ricordata proposta di legge ‘Un cuore che batte’ costituisce a tal proposito un esempio eloquente di come la realtà, quella vera, riveli una sensibilità di gran lunga superiore a quella che si crede.
Aiutaci a diffondere la notizia che hai letto e a spronare persone come te ad unirsi in questa comune lotta in difesa dei principi non negoziabili.
A fare pressione sulla politica, per avere presto una società in cui l’aborto sia considerato per quello che è, ovvero un terribile omicidio.