“Prima dello Stato, viene la Famiglia”

“Prima dello Stato, viene la Famiglia”

Il clima nel nostro Paese è ancora focalizzato su ciò che è accaduto a Giulia Cecchettin e alla natura del gesto del suo presunto assassino.

Sono giorni ormai che sentiamo dire che la colpa è da ascrivere alla “cultura del patriarcato” e a quella dello “stupro”.

Due uomini delle istituzioni sono intervenuti negli ultimi giorni per raffreddare il clima e tentare di riportare discorsi e commenti sul terreno della razionalità.

Il primo intervento è quello del procuratore di Venezia Bruno Cherchi, il quale ha affermato che “non c’è un clima positivo” e che “le indagini” devono “proseguire con la calma e la serenità richieste da ogni indagine”.

“E in particolare – ha sottolineato il procuratore – con una serenità da rivolgere a tutte le persone coinvolte, sicuramente alla parte offesa ma anche all’indagato.

Come ogni indagato, Filippo Turetta ha diritto a essere trattato in maniera obiettiva, ovviamente dalla Procura che garantisce i diritti delle parti in causa in questa fase, ma anche dall’opinione pubblica”.

Ti ricordiamo che dalla fine della settimana scorsa, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini è stato veementemente attaccato (anche da Elena Cecchettin, sorella di Giulia), per essersi permesso di scrivere un post con la seguente frase: “Bene. Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita”.

Gli era stato infatti imputato quel “se” come un tentativo di difendere Filippo Turetta. Bene, quel “se” scritto dal ministro Salvini è un “se” assolutamente dovuto, in quanto in Italia esiste ancora uno Stato di diritto, come ricorda il procuratore Cherchi.

L’altro intervento è del procuratore di Napoli Nicola Gratteri, intervistato da Giovanni Floris nel programma televisivo “Di Martedì”, in onda il 21 novembre.

Alla domanda del conduttore che chiedeva se nella sua attività di magistrato e procuratore fosse a conoscenza della diffusione del fenomeno del patriarcato, e se questo fosse da ritenere “un elemento essenziale” alla base dei reati di femminicidio, Gratteri ha risposto con un secco “no, no”.

“Questi reati – ha osservato Gratteri – sono il risultato dell’abbandono dei giovani da decenni, di cattiva educazione, di egoismo dei genitori che non seguono i figli, di una esagerazione nella performance della prestazione di figli”.

A quel punto Giovanni Floris lo ha interrotto, affermando che è la scuola e lo Stato che dovrebbero farsi carico dell’educazione dei bambini e dei ragazzi.

Ma Gratteri ha risposto dicendo che “prima dello Stato, viene la famiglia”.

Come puoi aver compreso, uomini “informati sui fatti” come i due procuratori Cherchi e Gratteri, con esperienze decennali nella magistratura, hanno rispedito al mittente il cumulo di sciocchezze che in questi giorni è stato diffuso suoi social da sociologi da baraccone e che è stato amplificato dalla gran parte dei giornalisti e dalla sinistra.

Cumulo di sciocchezze che parte dal ritenere soltanto “presunto” assassino Filippo Turetta, “perché è bianco e di buona famiglia”; e che poi prosegue con la colpevolizzazione del genere maschile in quanto tale, poiché l’uomo crescerebbe con la “cultura dello stupro” inscritta dentro di sé, fenomeno peraltro tipico di ogni “società patriarcale”.

Ciò che ci viene da fare è una richiesta: abbiate pietà e soprattutto chiedete scusa per la baraonda che avete creato.

Avete strumentalizzato la morte di Giulia per fini politici ed ideologici. Non solo, avete inconsapevolmente allestito la migliore difesa d’ufficio che il suo presunto assassino potesse desiderare.

Complimenti!

La verità è che quando non si sanno che pesci prendere, si fanno figure di basso livello, come voi avete ampiamente dimostrato.

Per quanto ci riguarda, stiamo dalla parte di chi i fatti di sangue li conosce realmente, di chi ha speso e spende la vita per garantire la giustizia…

E, soprattutto, di chi ricorda che prima di derubricare allo Stato l’educazione dei propri figli, è la famiglia che è chiamata ad assumersene la responsabilità.

Per questo motivo esprimiamo il nostro profondo ringraziamento al procuratore Gratteri per le sagge parole che ha affermato.

Come vedi, in un’epoca di macerie, è necessario ripartire dai fondamentali. È ciò che Generazione Voglio Vivere, grazie a te, tenta di fare quotidianamente.


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