Queer Studies all'Università di Torino: indottrinamento mascherato da progresso!

Queer Studies all'Università di Torino: indottrinamento mascherato da progresso!

Oggi, stiamo assistendo ad una deriva veramente preoccupante!

Per la prima volta in Italia, un’università istituzionalizza un corso universitario dedicato ai Queer Studies.

Accade all’Università di Torino, dove nel secondo semestre verrà offerto un corso da sei crediti focalizzato su temi come orientamento sessuale, genere, femminismo e intersezionalità delle discriminazioni.

Le lezioni, in inglese, saranno aperte a tutti gli studenti e le studentesse dell’ateneo. A tenere il corso sarà Antonio Vercellone, professore associato di diritto privato.

Un’iniziativa che, sulla carta, potrebbe sembrare un passo avanti verso un mondo accademico più aperto e inclusivo.

Eppure, non possiamo fare a meno di chiederci: è davvero questa la direzione giusta?

L’idea di un’università che si piega a un’agenda ideologica, anziché mantenersi baluardo di oggettività e confronto imparziale, è profondamente inquietante.

Si parla di multidisciplinarietà e progresso, ma che senso ha un corso che sembra nato più per compiacere tendenze culturali internazionali che per rispondere a esigenze formative autentiche?

Le università non dovrebbero adeguarsi ciecamente a mode importate, ma valutare se queste arricchiscano davvero il loro contesto culturale.

Quello che ci preoccupa è il tono unilaterale di questa iniziativa.

Qual è l’obiettivo reale di un corso che cerca di "guardare ai dibattiti con la prospettiva delle persone discriminate"?

La scienza e l’accademia dovrebbero perseguire l’oggettività e l’equilibrio, non essere orientate da prospettive che rischiano di risultare ideologicamente cariche.

Per questo, abbiamo il dovere di agire, di alzare la voce per chiedere alle università italiane di tornare a essere fari di libertà intellettuale.

E’ quindi urgente lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione tramite Facebook, un mezzo sicuro, veloce ed efficace. Ma con un costo troppo elevato per noi. Se ci aiuti, però, insieme ce la possiamo fare!

Ogni contributo è un passo verso un futuro in cui le idee possano circolare liberamente, senza essere schiacciate da dogmi o mode del momento.

C’è poi da considerare l’aspetto più inquietante: il contesto di totale intolleranza verso qualsiasi critica che circonda il lancio di questo corso.

Le parole del deputato leghista Rossano Sasso, che definisce questo corso un esempio di "propaganda gender", evidenziano una preoccupazione legittima: la crescente influenza di un’ideologia che si presenta come lotta alle discriminazioni ma che spesso si traduce in imposizioni culturali.

Sasso parla del “cavallo di troia della sinistra radicale LGBTQ+”, denunciando un tentativo di indottrinamento delle nuove generazioni.

Sebbene le sue parole possano apparire forti, pongono una questione cruciale: quale ruolo ha l’università in questo scenario? È ancora un luogo di libero confronto o rischia di diventare il teatro di un’omologazione ideologica?

Il silenzio del professor Vercellone di fronte alle critiche politiche è emblematico.

Nascondersi dietro il “dibattito accademico consolidato” non risponde ai dubbi su un corso che sembra fondarsi su una visione parziale della realtà.

Anche il riferimento alla "letteratura accademica internazionale" non basta a fugare il sospetto che dietro questa iniziativa si celi un’operazione di legittimazione culturale più che un autentico progetto di ricerca e formazione.

È arrivato il momento di farci sentire. Ma per farlo, abbiamo assolutamente bisogno del tuo aiuto!

Il tuo prezioso sostegno servirà per lanciare una massiccia campagna di sensibilizzazione online, per informare il maggior numero possibile di persone sulla deriva allarmante a cui stiamo andando incontro.

La libertà di pensiero non può essere un privilegio, deve restare un diritto. Difendiamola insieme, per noi e per le generazioni future!


Attribuzione Immagine: Università di Torino, CC BY-SA 3.0, Wikimedia Commons
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