Suicidio assistito: rischia anche la Lombardia
Guai in vista!
Anche in Lombardia i radicali dell’Associazione Luca Coscioni hanno presentato la proposta di legge di iniziativa popolare “Liberi Subito”, che il Veneto ha bocciato nelle scorse settimane.
Gli organi di informazione
danno notizia che il 12 febbraio vi sarà la decisione dell’ufficio di presidenza regionale sull’ammissibilità della proposta di legge regionale, che – ricordo – mira a definire tempistiche certe sul percorso di accesso al suicidio assistito.
“In Italia è già un diritto essere aiutati a morire in determinate condizioni – aveva detto il giorno del deposito della proposta, il tesoriere dell’Associazione Marco Cappato.
Questa legge regionale chiede semplicemente che ci siano tempi certi per rispondere alle persone che chiedono di essere aiutate a morire, per evitare che si tenga per mesi o anni una persona, affetta da sofferenze insopportabili, senza nemmeno dare una risposta. È competenza del servizio sanitario e quindi della Regione”.
La decisione verrà presa dopo che i responsabili dell’Associazione Luca Coscioni saranno sentiti in audizione il 5 febbraio.
Se l’ufficio di presidenza di regione Lombardia non riuscirà a trovare l’unanimità rispetto alla decisione se ammettere o meno la proposta, la decisione spetterà al consiglio regionale.
Prepariamoci a
mesi di fuoco davanti a noi, mesi nei quali una regione dopo l’altra (l’Associazione Coscioni comunica
che 12 regioni sono già pronte per la discussione della proposta di legge, almeno per il momento) dovrà decidere se ammettere o approvare la proposta di legge dei radicali.
È assolutamente vitale, in questo momento, far conoscere a tutti la tragica spirale nella quale ci stiamo infilando.
È fondamentale mettere in guardia parenti, amici e conoscenti sui rischi a cui noi tutti stiamo andando incontro.
Ciò che stiamo facendo non è creare allarmismo, ma semplicemente ricordarti che se passa la proposta di legge in una sola regione, c’è da temere l’effetto domino su scala regionale e a livello nazionale.
E questo non possiamo permettercelo, perché siamo già “con un piede nella fossa”.
Ci serve assolutamente il tuo aiuto per far conoscere a sempre più persone i rischi a cui andiamo incontro e per indire mobilitazioni di denuncia.
La posta in gioco è alta.
Se non agiamo, le forze che in Italia si battono per facilitare il suicidio assistito continueranno a diffondere una cultura di morte e convinceranno molti di noi che il suicidio è l’unica opzione per una persona gravemente malata.
Ma, se riusciremo nel nostro intento, potremmo porre fine a questa pratica letale e contribuire a diffondere una maggiore consapevolezza tra gli italiani sul valore delle cure palliative e della terapia del dolore.