Un passo storico per la salute dei ragazzi: l’Australia vieta i social agli under 16!
L’Australia ha appena compiuto un passo che il mondo ricorderà: dal 10 dicembre è ufficialmente vietato l’accesso ai social media a tutti i minori di 16 anni.
Una norma definita dal governo come “leader a livello mondiale” e pensata per proteggere la salute mentale dei ragazzi da un ambiente digitale sempre più tossico e incontrollabile.
Non è un semplice divieto: è un cambio di paradigma. È la dichiarazione netta che i bambini vengono prima degli algoritmi, prima delle Big Tech, prima di qualunque interesse commerciale.
I numeri parlano da soli: il 96% dei bambini tra 10 e 15 anni usa già i social, e sette su dieci sono stati esposti a contenuti dannosi, materiale misogino, disturbi alimentari, cyberbullismo, persino normalizzazione dell’autolesionismo e dell’ideazione suicidaria.
Molti genitori hanno raccontato storie che gelano il sangue: ragazzi logorati dal confronto costante, vittime di bullismo digitale, famiglie distrutte dal peggio dei social, come ha ricordato il primo ministro australiano Anthony Albanese.
Per troppi, il prezzo da pagare è stato altissimo!
Ecco perché questa norma non è solo una legge: è un atto di coraggio, un messaggio globale che dice “basta”: basta con i feed che drogano l’autostima, basta con algoritmi predatori paragonati “alla droga dallo stesso uomo che li ha creati”, come ha precisato il ministro Anika Wells.
Proprio qui, davanti a un cambiamento storico che ci dimostra che proteggere i più giovani è possibile, si apre anche per noi un’occasione importante: trasformare questa notizia in un movimento di consapevolezza che arrivi ovunque.
Per questo motivo, vogliamo lanciare una campagna di sensibilizzazione online, destinata a genitori, insegnanti, educatori e cittadini che credono nel diritto dei bambini a crescere in un ambiente sicuro. Ma per farlo, abbiamo bisogno del tuo aiuto!
Più persone coinvolgeremo, più sarà difficile per le nostre istituzioni ignorare la necessità urgente di proteggere anche i bambini italiani. La forza del cambiamento parte anche da te!
Le grandi piattaforme, da TikTok a Meta, stanno già chiudendo o disattivando migliaia di profili under 16.
Meta, ad esempio, ha iniziato a inviare notifiche agli utenti tra i 13 e i 15 anni informandoli che i loro account verranno disattivati e che possono salvare i propri contenuti prima della rimozione definitiva.
E nonostante le critiche delle Big Tech, l’Australia resta irremovibile: il benessere dei ragazzi viene prima di tutto!
I sondaggi confermano che due terzi della popolazione sostiene questa decisione, segno che la società è pronta a riaffermare un principio fondamentale: l’infanzia va protetta, non sfruttata, non manipolata, non lasciata in balia di sistemi che perfino gli adulti trovano difficili da gestire.
Le testimonianze raccolte dicono molto più di mille analisi.
Una madre, intervistata in seguito alla norma, ha raccontato che sua figlia quattordicenne aveva iniziato a isolarsi, a saltare la scuola, a perdere peso dopo essere stata bombardata da contenuti sulla “perfezione fisica” e da commenti crudeli.
L’uscita dai social, imposta dal nuovo limite, ha cambiato tutto: «È tornata a sorridere», ha detto.
Un altro padre, devastato dalla perdita del figlio vittima di bullismo online, ha sostenuto apertamente il divieto, definendolo «una misura che avrebbe potuto salvargli la vita».
Sono storie che non possiamo ignorare. Sono vite reali, famiglie reali, dolori che non possono essere accettati come “effetti collaterali inevitabili” della modernità.
E mentre Danimarca, Norvegia, Malaysia, e perfino l’Unione Europea osservano con attenzione per seguire la stessa strada, la domanda sorge spontanea:
E l’Italia? Quanto ancora aspetteremo per difendere i nostri bambini da un mondo digitale che non è stato progettato per loro?
Abbiamo bisogno di una scossa, di un movimento culturale forte, deciso, unito.
Per questo, ti chiediamo ancora una volta di sostenere, con la tua migliore offerta, la nostra campagna di sensibilizzazione online, per portare questo messaggio ovunque, nelle scuole, nelle famiglie e nelle istituzioni.
L’Australia ci ha mostrato che il cambiamento è possibile. Ora tocca a noi! E insieme, possiamo farlo davvero.