Un pugile uomo contro una donna, l’ultima follia delle Olimpiadi!

Un pugile uomo contro una donna, l’ultima follia delle Olimpiadi!

Quest’oggi una donna italiana affronterà un uomo algerino in una gara di pugilato.

È incredibile ma vero.

L’italiana Angela Carini sfiderà “l’algerina” Imane Khelif negli ottavi di finale dei pesi welter femminili.

Perché quelle virgolette? Perché Khelif e la “taiwanese” Lin Yu-Ting erano state esclusi poco più di un anno fa dai Mondiali femminili di boxe poiché dai loro esami medici trasparivano elementi che non rispettavano i criteri per l’accesso alle categorie femminili dell’International Boxing Association (IBA), l’associazione più importante del pugilato femminile professionistico.

Il presidente dell’IBA, Umar Kremlev, aveva rilasciato una dichiarazione in cui sosteneva che “sulla base dei risultati dei test del DNA, abbiamo identificato un certo numero di atleti che hanno cercato di ingannare i loro colleghi e fingevano di essere donne. Sulla base dei risultati dei test, è stato dimostrato che avevano i cromosomi XY. Tali atleti sono stati esclusi dalla competizione”.

Aspetto confermato anche dalla pugile messicana Brianda Cruz, che ha affrontato Imane Khelif in una delle ultime gare prima della squalifica da parte dell’IBA.

“Quando ho combattuto contro di lei mi sono sentita molto spaesata, i suoi pugni mi hanno fatto molto male, non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni di pugilato, nemmeno nei miei allenamenti con gli uomini. Grazie a Dio quel giorno sono uscita dal ring sana e salva, e sono contenta che finalmente se ne siano accorti”.

Come giustamente fa notare il direttore de La Nuova Bussola Quotidiana Riccardo Cascioli, vi sono diversi aspetti problematici in questa vicenda ed è assolutamente inconcepibile che si faccia finta di non vederli:

“è già assurdo che in altre gare possano competere con le donne anche atleti transgender, che si percepiscono donne ma che sono uomini a tutti gli effetti.

Ma nel pugilato, in più, ne va dell’incolumità delle atlete: il pugno di un uomo – anche se pensa di essere una donna – è circa del 160% più potente di quello di una donna”.

È assai evidente che la decisione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) di ammettere alla competizione “atlete” come Imane Khelif risponda a logiche dettate da pura ideologia.

Casi come quelli della Khelif diventano sempre più frequenti di anno in anno.

È duro doverlo dire, ma è incredibile come costoro stiano riuscendo a “falsare” anche le competizioni sportive più antiche e celebri del mondo come le Olimpiadi, in nome di una falsa e ideologica visione di inclusività.

Speriamo che la nostra pugile Angela Carini esca dal ring incolume e (magari) vincitrice.

Aiutaci a sensibilizzare sempre più persone attorno a questo tema. Lo sport deve essere libero dall’ideologia e non deve essere falsato da convincimenti folli, che non stanno né in cielo né in terra.


Attribuzione Immagine: © International Olympic Committee, Wikimedia
Dona