Un’eroina dei nostri giorni

Un’eroina dei nostri giorni

Anche nel nostro tempo così infausto esistono autentici eroi ed eroine, che sono pronti ad offrire la propria vita per farne vivere un’altra.

Eppure è davvero incredibile constatare come dei gesti simili, possano perfino non essere apprezzati da chi sembra avere in dispregio il bene della vita.

Ciò che intendiamo dire ti apparirà più chiaro leggendo le storie che ti racconteremo, le quali hanno due donne come protagoniste.

La prima di queste storie si è verificata qualche mese fa ad Avezzano (AQ), nel mese di marzo, e riguarda una donna di origine russa di quarantaquattro anni di nome Anna Evgrafova.

Anna era stata adottata in giovane età e trapiantata nella Marsica, dove svolgeva il lavoro di parrucchiera. Viveva con il marito e due figli, sino a quando un anno fa Anna scopre di essere incinta del suo terzo figlio. Alla gioia per il nuovo atteso, ben presto però si sostituisce lo scoramento per la scoperta di essere affetta dal cancro.

Anna però non mostra alcuna esitazione: dinanzi alla scelta tra la chemioterapia e la vita del piccolo che porta nel grembo, lei decide di non rischiare di compromettere la vita del figlio e di rinunciare così alla cura chemioterapica.

Pochi giorni dopo, il 13 marzo, Anna se n’è andata… e se n’è andata non prima di aver dato alla luce, con il suo eroico atto d’amore, l’amato terzo figlio.

La seconda storia, invece, è molto più recente e riguarda un’altra donna di quarantaquattro anni, Feliciana Chimenti.

Quest’ultima, almeno inizialmente, si credeva avesse avuto una storia simile ad Anna ed era stata elogiata pubblicamente dal segretario della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, in un post su Facebook.

Senonché, non appena aver appreso la notizia, il marito della donna non ha mancato di rispondere al ministro per le rime, spiegando la vera storia della moglie.

La donna, ha raccontato l’uomo, ha appreso della malattia solamente dopo aver partorito la loro secondogenita e si è sempre sottoposta alle cure previste.

Inoltre, egli ci ha tenuto anche ribadire che:

«L’amore di mia moglie era, ed è immenso, verso i nostri figli, verso di me e verso gli “ultimi”, i più sfortunati, tipo quelli che si imbarcano perché hanno 2 alternative:

a) morire a casa propria di fame/stenti/guerra
b) imbarcarsi (essendo anche al corrente dei rischi del viaggio) nel tentativo di “svoltare” e cambiare vita.

Noi (io e la mia famiglia), siamo il tuo OPPOSTO, bianco/nero, nord/sud, destra/sinistra, salato/dolce.

Per cui, se mai dovessimo stilare un elenco di persone da cui non vogliamo abbracci/pietà/compassione, non te la prendere, ma il tuo nome sarebbe sicuramente sul podio.

Un’ultima cosa, sai la bambina da voi citata come si chiama?

CAROLA.

Nome ispirato da 3 guerriere, le due nonne (Carmelina/Laura) e Carola Rackete!!!
Te la ricordi, vero...???».

Probabilmente, al pari di noi, ti sarai chiesto cosa c’entri tale intemerata con la tragica scomparsa della moglie e con il fatto che Salvini si sia limitato, come ricorda l’uomo stesso, a riprendere delle notizie apprese dalla stampa e ad elogiare pubblicamente la donna?

Ebbene, proprio nulla.

Dalla risposta dell’uomo, a cui peraltro va la mia forte vicinanza per la tragedia che gli è accaduta, dispiace dirlo ma trapela solo del furore ideologico; ripeto, probabilmente anche giustificato dal dramma appena vissuto, per carità.

Però, la cosa che vorremmo farti notare, è la logica sottile che pervade il discorso ideologizzato che egli fa, a partire dalla concezione per la quale il prossimo sembra essere anzitutto e principalmente il “distante da me”, e non chi mi è più vicino. Non si spiega altrimenti la necessità di inserire il discorso sui migranti.

Inoltre, sembra quasi potersi leggere tra le righe: “non sia mai passare per il marito di colei che ha sacrificato la propria vita per dare al mondo un figlio…”.

Dire una cosa del genere, probabilmente per costoro potrebbe equivalere ad una implicita ammissione che la donna ha “autodeterminato” la propria vita in senso “patriarcale”, o giù di lì.

Ad ogni modo, dinanzi alla morte di chicchessia va il nostro più sincero cordoglio.

Però, anche queste due tragiche storie ci insegnano qualcosa.

Innanzitutto ci fanno capire che esistono ancora delle autentiche eroine come Anna, che sotto il silenzio dei riflettori muore facendo un supremo atto d’amore nei confronti del figlio.

Ed è questa la cosa più preziosa che noi dobbiamo custodire; che ci dà speranza per il presente e ci incoraggia a lottare per il supremo bene della vita anche in futuro.

Perché la vita è intessuta di quella trama fatta di realtà e amore che, per quanto detestata e offesa, è parte di noi intrinsecamente.

Siamo curiosi di sapere cosa ne pensi delle storie che ti abbiamo raccontato e del grande gesto di Anna.

Una preghiera anche per Feliciana e una vicinanza sincera al marito, ai figli e a tutta la famiglia.


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