Veneto capofila del suicidio assistito

Veneto capofila del suicidio assistito

E' di pochi giorni fa la notizia che l’Italia avrà la sua seconda vittima per suicidio assistito (salvo ripensamenti dell’ultimo minuto, da parte dei diretti interessati).

A sei mesi dall’avvio della richiesta, l’azienda sanitaria regionale e il Comitato etico del Veneto hanno dato parere favorevole alla domanda di suicidio assistito da parte di una 78enne malata oncologica.

Ti ricordiamo che sulla base della sentenza n. 242/19 della Corte Costituzionale, anche nel nostro Paese è consentito accedere al suicidio assistito, a patto che siano presenti alcuni requisiti.

Ovvero: consapevolezza e autonomia della decisione di morire; presenza di una patologia irreversibile; sofferenza psichica intollerabile; qualificazione dei “farmaci tumorali mirati” come trattamenti di sostegno vitale.

Ausl e Comitato etico – come ricordato – sono gli enti chiamati a verificare che vi sia la presenza delle condizioni necessarie previste dalla sentenza della Consulta.

Sia l’una che l’altro, nei mesi di marzo ed aprile, hanno dato il via libera alla signora. Inoltre, l’Ausl ha «comunicato la tipologia di farmaco idoneo per poter procedere e le modalità di assunzione».

Sempre l’azienda sanitaria regionale ha garantito che «fornirà la strumentazione necessaria all’autosomministrazione del farmaco letale e ha confermato che il Servizio sanitario regionale fornirà tutto quanto occorre nell’immediatezza dell’evento».

Parole che fanno venire i brividi, se si considera che dietro il burocratese di rito, l’oggetto della procedura è quello di garantire il suicidio di un essere umano.

Tra l’altro, venendo meno al giuramento di Ippocrate in modo clamoroso; ti ricordo, infatti, che quest’ultimo – nella sua formulazione classica – recita espressamente:

«Non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un’iniziativa del genere; e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l’aborto».

Parole estremamente chiare, ma che sembrano non avere più alcun valore etico o deontologico per gran parte della classe medica.

La regione Veneto guidata dal presidente leghista Luca Zaia si conferma la capofila in Italia per lo sdoganamento dell’eutanasia.

La signora che ha fatto richiesta del suicidio assistito viene infatti dopo il caso di Stefano Gheller – anch’egli veneto - affetto da distrofia muscolare.

Estremamente soddisfatti sono invece i radicali dell’Associazione Luca Coscioni, i quali hanno fornito assistenza legale ad entrambi, e che nel comunicare la notizia, hanno sottolineato come il Veneto sia inoltre la prima regione d’Italia ad aver raggiunto la soglia delle firme necessaria per poter portare la proposta di legge regionale sul “suicidio assistito” in Consiglio regionale.

I radicali – attraverso la presentazione di proposte di legge su cui stanno raccogliendo le firme in ogni regione – mirano a facilitare e a regolarizzare le procedure previste dalla sentenza della Consulta, per evitare che le richieste di suicidio assistito si arenino nelle more della burocrazia.

Come vedi, anche se una legge dello Stato che normi procedure simili, allo stato attuale non esiste, di fatto però in Italia è legalmente possibile fare richiesta di accesso al suicidio assistito, in forza una sentenza della Corte costituzionale.

Ebbene, è necessario che notizie come questa che ti abbiamo dato, vengano diffuse e smascherate in tutta la loro pericolosità.

Come è altrettanto necessario stigmatizzare con forza il comportamento politico del governatore leghista Luca Zaia, che si è sempre mostrato particolarmente accondiscendente a che in Italia – e in particolare nella regione da lui amministrata – fosse cosa giusta garantire la libertà di morire a chi lo avesse richiesto.

Questione, evidentemente, su cui noi non siamo d’accordo nel modo più assoluto, rifacendoci invece a quel messaggio etico che fa da sfondo al giuramento di Ippocrate e che impedisce a chiunque di offendere e arrecare morte – anche se richiesta – a chicchessia.

A questo punto, cosa ci resta da fare?

Noi abbiamo un compito certamente difficile, ma a cui dobbiamo far fronte, perché se ci arrendiamo ancor prima di aver combattuto, in breve tempo ci ritroveremmo nelle condizioni in cui versa l’Olanda, dove è legale perfino l’eutanasia infantile.

E questo non ce lo possiamo permettere, perché abbiamo un debito con i nostri figli e nipoti, oltre che con noi stessi, e, prima di ogni altro, con Dio.

La strada maestra da seguire è quella volta a sensibilizzare nel modo più efficace possibile l’opinione pubblica, in modo da far pressione sulla politica.

Da qui l’importanza di indire mobilitazioni e petizioni.

E per fare tutto ciò è indispensabile irrobustire l’organizzazione, aumentare i sostenitori, in modo da potersi concentrare con ancora più energia ed efficacia prevalentemente su questi temi e non farsi distrarre da altri aspetti.

Per questo motivo ci rivolgiamo a te che stai leggendo queste righe, per chiederti di fare uno sforzo importante – ove sia nelle tue possibilità – per sostenere il
lavoro che svolgiamo quotidianamente.

Ad ogni modo, qualunque cifra tu fossi in grado di donarci, sarebbe una graditissima offerta, che ci consentirebbe di andare avanti.

Vedrai che con perseveranza, pazienza e, soprattutto, con l’aiuto di Dio, fermeremo queste sciagure che si stanno abbattendo sul nostro bellissimo Paese.

Mai abbassare la guardia e perdere la speranza.

Vinceremo anche questa sfida: ne sono sicuro!


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