Vogliono una guerra tra sessi
In queste ore stiamo assistendo ad una cagnara mediatica indicibile e vergognosa.
Secondo te è normale che di fronte alla morte di una giovanissima ragazza, avvenuta ad opera di un personaggio con evidenti segni di squilibrio, si possa mettere sotto processo l’uomo in quanto tale?
Eppure la tesi verso la quale si sta arrivando è proprio questa.
Non so se hai avuto modo di ascoltare cosa ha detto lunedì 20 novembre la “scrittrice” Valeria Fonte, ospite di Nicola Porro a “Quarta Repubblica”.
Ove non lo sapessi già, ti ricordiamo che la donna in questione è l’autrice del breve testo, che ha fatto molto discutere, condiviso su Instagram da Elena Cecchettin, sorella della povera Giulia.
In uno dei passaggi più forti, Fonte scrive queste parole:
“(…) È stato il vostro bravo ragazzo. È stato quello che non avrebbe mai fatto male a una mosca. È stato lui. Che vi sia chiaro. Colpevoli sempre, colpevoli tutti, fino a prova contraria”.
Ebbene, adesso ti riportiamo di seguito uno dei surreali scambi avuti proprio da Valeria Fonte con un attonito Nicola Porro, durante la trasmissione di cui ti parlavamo.
Fonte: “Io dico che tutti gli uomini sono responsabili, tra cui Filippo.
Porro: “In che senso, scusi?”
Fonte: “Ogni uomo ha sentito l’esigenza di dire: ‘Io non c'entro, mi assolvo’. Ma questa è una parte integrante della cultura dello stupro che ha insegnato agli uomini ad assolversi nel caso in cui non arrivino ad uccidere una donna”.
Il concetto di “cultura dello stupro” si è sviluppato durante gli anni ’70 nella letteratura sociologica femminista.
E più che con il desiderio sessuale esso ha a che fare con il potere, come recita uno slogan spesso utilizzato dai movimenti femministi (“Rape is about power, not sex”).
Secondo questa scuola di pensiero, infatti, lo stupro (quale momento paradigmatico) sarebbe figlio di una dimostrazione di potere, più che frutto di un puro desiderio sessuale incontrollato.
Non a caso, la “ciliegina sulla torta” Valeria Fonte la pone subito dopo, quando rispondendo su chi abbia l’effettiva responsabilità di ciò che è accaduto, lei risponde:
“A determinare la responsabilità di una categoria intera è il genere di appartenenza: non conta che l’uomo uccida o stupri una donna, il problema è che la cultura patriarcale
viene inserita nel biberon dei maschi da quando nascono così da insegnare loro ad esercitare un potere da cui non possono sottrarsi”.
Dunque io e tutti gli uomini che leggono questa mail, secondo Laura Fonte e compagnia cantante, dobbiamo sentirci in qualche modo partecipi di questa nefandezza che è stata commessa.
Partecipi e quindi colpevoli, evidentemente.
Se fossimo in una donna noi ci sentiremmo profondamente offesa che altre donne possano minimamente pensare una sciocchezza simile.
La verità è che personaggi del genere, coccolati dalla maggior parte dei giornalisti e dalle anime belle del mondo culturale, desiderano una guerra tra sessi, a cui noi e molto probabilmente tu che leggi, insieme a persone dotate ancora di buon senso, non crediamo minimamente.
Non solo non crediamo a delle sciocchezze simili, ma le combattiamo risolutamente.
Ed è inutile che sciorini i dati che stanno emergendo già da qualche giorno, ovvero che il numero delle uccisioni di donne avvenute in Italia sia più basso di quello presente in Germania, in Francia, nei Paesi scandinavi e nei Paesi baltici (che contano il tasso più elevato).
Inutile che ti facciamo notare che soprattutto i Paesi scandinavi siano tra gli Stati più secolarizzati, “progressisti” ed “emancipati” che la faccia della Terra abbia probabilmente mai visto.
Ciò che più ci preme dirti è di non farti abbindolare da queste narrazioni false e pericolose.
Da situazioni tragiche come questa se ne esce insieme, uniti nel nostro essere uomini e donne, educando alla complementarità tra sessi e ponendo una particolare attenzione a rimediare ai danni di una cultura consumistica e sessantottina che ha abolito ogni divieto, ogni sacrificio dall’orizzonte mentale di una “sana” e virile educazione.
Inoltre, gli uomini sono chiamati ad aiutare le donne ad essere valorizzate in tutti gli ambiti della vita, non ignorando tuttavia il supremo onore di cui il Creatore ha insignito l’essere femminile.
A questo proposito, desiderismo salutarti condividendo con te queste parole belle e chiare che Giovanni Paolo II rivolse alle donne, in occasione dell’Angelus del 16 luglio 1995.
“Non si insisterà mai abbastanza sul fatto che la donna deve essere valorizzata in tutti gli ambiti della vita.
È doveroso tuttavia riconoscere che, tra i doni e i compiti che le sono propri, emerge con particolare rilievo la sua vocazione alla maternità.
Con essa la donna assume quasi un ruolo “fondativo”
nei confronti della società. È ruolo che ella condivide con il marito, ma è incontestabile che la natura ne ha attribuito a lei la parte maggiore. (…)
La missione materna è anche fondamento di una particolare responsabilità. La madre è posta come custode della vita.
A lei spetta di accoglierla con premura, favorendo quel primo dialogo dell’essere umano col mondo che si realizza proprio nella simbiosi col corpo materno. È qui che comincia la storia di ogni uomo”.