A Venezia vince l’eutanasia!

A Venezia vince l’eutanasia!

Te l’avevamo preannunciato, e così è stato!

Si è infatti aggiudicato il Leone d’oro al miglior film The Room Next Door (La stanza accanto) di Pedro Almodovàr, incentrato sul diritto all’eutanasia.

“La stanza accanto con Tilda Swinton e Julianne Moore ribadisce l’eutanasia come diritto fondamentale – si legge invece sulle pagine de “Il Sole 24 Ore” –, quello di poter scegliere come terminare la propria vita dignitosamente quando il dolore la rende insopportabile”.

“Almodovàr (...) – scrive Paolo Mereghetti su “Il Corriere della Sera”guarda direttamente in faccia alla morte (tema già sfiorato in altri film) e lo fa senza infingimenti, chiedendo allo spettatore di fare la stessa cosa”.

Eppure, se c’è qualcosa che caratterizza la contemporaneità, è proprio la paura e l’odio di vedere in faccia la morte. Quest’ultima è infatti considerata un’esperienza tragica, da rimuovere dai pensieri, da attenzioni, insomma da espungere completamente dalla nostra vita.

Non è il dolore a rendere insopportabile la vita, ma è l’aver rimosso il dolore dall’esperienza quotidiana la vera causa di tristezza e disperazione che spesso conduce a “scegliere”, o almeno, a illudersi di scegliere il suicidio.

La società ti vuole infatti eternamente bambino, beotamente sorridente, falsamente felice o, come si dice oggi, “positivo”.

Gli anni passano, ma in fondo – ti suggerisce lo spirito dei tempi – puoi apparire sempre giovane grazie ad una foto accuratamente selezionata da caricare su Instagram o su altri social media, illudendoti così di poterti permettere una vita da eterno gaudente.

Quando però accade un “imprevisto”, come una malattia o un incidente, ecco che tutto il castello di sabbia che ti eri illuso di aver costruito, improvvisamente cede.

E allora, seguendo la medesima logica, ti viene offerto su un piatto d’argento la possibilità di suicidarti, spacciandola per diritto umano.

È questa la cosa realmente INSOPPORTABILE e VERGOGNOSA.

Ti riportiamo di seguito un passo della dichiarazione Dignitas infinita, sottoscritta dal Papa, a proposito di questo male del secolo.

“È assai diffusa l’idea che l’eutanasia o il suicidio assistito siano coerenti con il rispetto della dignità della persona umana. Davanti a questo fatto, si deve ribadire con forza che la sofferenza non fa perdere al malato quella dignità che gli è propria in modo intrinseco e inalienabile, ma può diventare occasione per rinsaldare i vincoli di una mutua appartenenza e per prendere maggiore coscienza della preziosità di ogni persona per l’umanità intera. (…)

La vita umana, anche nella condizione dolente, è portatrice di una dignità che va sempre rispettata, che non può essere perduta ed il cui rispetto rimane incondizionato. Non esistono infatti condizioni mancando le quali la vita umana smette di essere degnamente tale e perciò può essere soppressa (…).

Aiutare il suicida a togliersi la vita è, pertanto, un’oggettiva offesa contro la dignità della persona che lo chiede, anche se si compisse così un suo desiderio: «dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio” (nn. 51-52).

Queste parole che hai appena letto noi le ricorderemo sempre a chiunque osasse rimproverarci di essere disumano (perché ormai si sente dire anche questo).

Nessuno mai ci potrà convincere del fatto che la dignità umana è collegata ad una abilità in particolare o a roba simile. “Non esistono infatti condizioni mancando le quali la vita umana smette di essere degnamente tale e perciò può essere soppressa”.

Senza rendersene conto costoro stanno aprendo le porte ad una nuova stagione eugenetica, ad un nuovo periodo di selezione razziale.

Evidentemente il ricordo dei crimini del totalitarismo nazista scatta soltanto a periodi alterni, quando fa più comodo.

Una sola cosa ci resta ormai da dirti: indignati, non permettere che rubino la tua dignità e che un domani, siccome sei diventato troppo vecchio, possano magari dire “che sei un peso per la società”.

E convincendoti dunque che, in fondo, per il bene dei tuoi figli e nipoti, è meglio che ricorri al suicidio assistito o all’eutanasia. Perché sappi che la strada dove ci stiamo andando ad infilare è esattamente questa.

Non permettere che accada tutto ciò.

Lotta insieme a noi e grida forte la tua indignazione davanti a questa follia collettiva!


Attribuzione immagine: Il regista Pedro Almodovàr durante la premiazione, © Harald Krichel - Opera propria, CC BY-SA 4.0, Wikimedia
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