
Aborto: l’Onu dice no all’obiezione di coscienza. Una speranza dagli ospedali ove è al 100%
L'obiezione di coscienza in Italia è stata introdotta per la prima volta nel 1972 con la legge Marcora, varata appositamente contro il servizio militare di leva obbligatorio.
La normativa, confermata poi definitivamente nel 1998, stabilisce che per motivi etici, morali o religiosi sia lecito non prestar servizio, senza esser per questo considerati disertori.
A propugnare l’obiezione di coscienza sono stati con forza pacifisti e Radicali, gli stessi, che oggi pretendono ferocemente di negarla però ai medici o infermieri obiettori rispetto all’aborto.
Come sempre per la Sinistra vale il principio, assolutamente arbitrario, dei “due pesi e due misure”. Principio, che purtroppo ha fatto scuola anche presso le alte sfere.
Risale solo allo scorso gennaio, infatti, un rapporto dell’Onu, messo a punto da un gruppo di “esperti” in diritti umani, che ha esortato i governi del mondo ad azzerare la coscienza dei cittadini.
Secondo tale ignobile documento, tutti gli ospedali, compresi quelli gestiti da congregazioni religiose, dovrebbero esser obbligati a fornire servizi abortivi.
L’obiezione di coscienza istituzionale sull’aborto viene qui giudicata, con furore giacobino, «inammissibile» ed una «violazione dei diritti umani».
E gli Stati sono chiamati a «prevenire e riformare» quelle leggi, «che permettono alle convinzioni personali sessiste e patriarcali di determinare la fornitura di assistenza sanitaria» (sic!).
L’agenzia InfoCatólica ha scoperto che i sedicenti “esperti”, autori di questo obbrobrio, sono in realtà cinque attiviste femministe. Il che spiega tutto.
Spiega anche perché costoro “suggeriscano” che sia lecito per gli ospedali discriminare i medici pro-life, che andrebbero comunque obbligati per legge, in casi di “emergenza”, a praticare aborti.
Per infermieri e per gli altri operatori sanitari, invece, il problema non si porrebbe neppure: non essendo direttamente coinvolti nelle procedure - affermano -, dovrebbero solo tacere e obbedire.
Pazzesco! Secondo questi “esperti”, loro non avrebbero neppure diritto ad avere una coscienza!
Quando si tratti di aborto, i suoi fautori son pronti a calpestare senza scrupoli quegli stessi principi democratici, di cui amano riempirsi in altri contesti la bocca.
Il rapporto si chiude, chiedendo che venga riconosciuto a qualunque donna, privata della possibilità di abortire, il “diritto” di far causa al governo ed all’ospedale.
Queste misure sono ritenute “essenziali” in termini di “uguaglianza” e “diritti sessuali e riproduttivi” per “combattere gli stereotipi di genere” ed “assicurare l’autonomia delle donne”.
Sproloqui al vento. In realtà, nessuno pensa all’unico, vero diritto in gioco in questi casi, che è quello alla vita dei bambini in grembo, un diritto sacrosanto e prioritario!
Ma come possiamo accettare che simili organizzazioni intergovernative pretendano di condizionare in questo modo le leggi e le politiche degli Stati membri, che sono Stati sovrani?
È assolutamente intollerabile! Oggi, però, anche tu puoi fare molto. Hai almeno due modi, entrambi validi ed efficaci, a disposizione.
Il primo consiste nel firmare, se non lo hai ancora fatto, la petizione «No all’aborto tra i diritti fondamentali dell’Ue!», promossa da Generazione Voglio Vivere.
È rivolta al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affinché almeno in Europa si faccia sì che l’aborto non venga iscritto nella Carta dei diritti fondamentali, come Sinistre e Radicali vorrebbero.
Il secondo modo consiste nel far sapere alla gente ciò che avviene e che i media tacciono, per trovare così anche nuovi amici pronti a combattere con noi questa battaglia per la Vita!
Per questo intendiamo lanciare una vasta e capillare campagna di sensibilizzazione, servendoci dei social, il mezzo più veloce ed efficace per raggiungere tanti in poco tempo.
Quest’operazione ha però un costo, che da soli non riusciremmo ad affrontare. Per questo, abbiamo bisogno del tuo aiuto!
È molto importante. Perché segni incoraggianti non mancano. Secondo i dati regionali, in Lombardia vi sarebbero 5 ospedali, ove sull’aborto il 100% dei medici è obiettore di coscienza.
Sono Casalmaggiore, Gardone Val Trompia, Iseo, Saronno ed Asola. In 1 ospedale su 4 il numero di dottori obiettori supera il 70% dell’organico totale. In diverse strutture si arriva all’80%.
La gente comincia ad aprire gli occhi. Ed i cuori. Perciò dobbiamo incoraggiare questo ripensamento a favore della vita, in atto un po’ ovunque!