Amnesty International: un nemico spietato della vita del nascituro
Prova a digitare la parola “aborto” sul sito di Amnesty International…
In qualsiasi lingua ed in qualunque edizione troverai un florilegio di articoli su questo tema. In tutti l’aborto viene definito un “diritto umano”.
Affermazione, questa, quanto mai arbitraria ed infondata, poiché non figura in alcun atto giuridico riconosciuto dal diritto internazionale positivo.
Ma non solo: nel suo rapporto annuale, pubblicato lo scorso 6 novembre, Amnesty ha lamentato addirittura «preoccupanti passi indietro» in materia in diversi Paesi europei.
Il che, secondo tale Ong, rischierebbe «di vedere i risultati conquistati sui diritti riproduttivi messi in discussione da un’ondata di misure retrograde».
Amnesty ripete questa tiritera almeno dal 2007 ovvero da ben 18 anni. E lo fa in nome dell’«autonomia riproduttiva».
Ogni donna dovrebbe cioè poter decidere del proprio corpo e della propria sessualità liberamente, anche per non “compromettere” la propria partecipazione “paritaria” alla vita sociale e politica.
Ovvero prima verrebbero carriera e lavoro, poi tutto il resto. Sui diritti del nascituro, invece, neanche una parola!
Nulla è scritto al proposito né sul web, né sui documenti ufficiali di Amnesty. Come se il bambino non ancora nato non avesse alcun diritto, neppure quello di vivere!
Ma nel suo rapporto annuale Amnesty punta in alto e giunge a definire «la completa depenalizzazione dell’aborto essenziale per proteggere i diritti umani».
È un controsenso evidente! Significa condannare a morte il piccolo nel grembo materno e lasciar sua madre sola ad affrontare l’inevitabile sindrome post-aborto.
Certo non è un bel risultato, questo, per un’organizzazione che poi, sommando contraddizione a contraddizione, pretende di battersi contro la pena di morte, anche per i criminali più incalliti!
L’attuale dirigenza di Amnesty mal digerisce addirittura il diritto all’obiezione di coscienza per medici, farmacisti e personale sanitario in tema di aborto. Incredibile!
Non ne ha fatto mistero l’anno scorso il direttore esecutivo di Amnesty Irlanda, Stephen Bowen, per il quale l’obiezione di coscienza sarebbe da abolire ovunque, perché «inaccettabile».
Non solo. C’è sempre Amnesty tra quelli che hanno proposto e caldeggiato al governo britannico l’istituzione di “zone cuscinetto” attorno alle cliniche abortive.
È ben noto come ciò abbia causato una durissima repressione contro gli attivisti pro-life, finiti in galera solo per aver pregato in assoluto silenzio nei pressi delle strutture sanitarie.
Non è certamente questo il ruolo di un’organizzazione, che sulla carta dovrebbe tutelare i diritti umani, ma nei fatti fa esattamente il contrario…
Non possiamo più accettare tutto questo! Perciò dobbiamo batterci con tutte le nostre forze per riaffermare il diritto di tutti alla Vita!
Ti proponiamo due modi efficaci per farlo. Il primo consiste nel firmare la petizione «No all’aborto tra i diritti fondamentali dell’Ue!», promossa da Generazione Voglio Vivere.
È indirizzata al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affinché il suo governo blocchi così i soprusi e le pressioni indebite promosse da Amnesty e compagni contro la Vita nascente.
Affinché la petizione abbia successo occorre, però, sostenerla anche con una vasta campagna di sensibilizzazione.
Intendiamo servirci per questo dei social, che consentono di raggiungere tanti in poco tempo. Ma hanno un costo, che da soli non riusciremmo a sostenere. Per questo, ti chiediamo di darci una mano!
È molto importante, perché la menzogna di fondo, su cui si fondano Amnesty ed altre Ong o sigle simili, sta nel pretendere che i diritti umani inizino a partire dalla nascita dell’individuo.
Non è così! Questa è una falsità colossale, del tutto priva di fondamento! La medicina conferma anzi come i bambini non ancora nati siano già esseri umani a tutti gli effetti, come noi!
I diritti umani iniziano viceversa nel grembo materno, iniziano col concepimento, poiché è da quel momento che ci troviamo di fronte ad un essere umano!
La gente lo sa, lo ha capito. Ed è per questo che, negli ultimi anni, il movimento pro-life è cresciuto in tutto il mondo ed è aumentata l’opposizione globale all’agenda pro-aborto.
Ti facciamo una domanda: perché ad un figlio nato prematuramente è giusto riconoscere tutti i diritti umani e ad un altro, che, pur avendo la stessa età, è ancora nel ventre della propria madre, no?
Eppure in un caso viene tutelato, nell’altro può essere ucciso! La crudele e paradossale discriminazione è evidente, non trovi? Roba da far impallidire Erode!
Amnesty deplora la crescita di Generazione Voglio Vivere e di altre organizzazioni, che si battono a favore della Vita.
Eppure i bambini non ancora nati sono proprio la fascia di popolazione più discriminata e più emarginata in assoluto. È per loro che dobbiamo lottare!
La Vita è il primo diritto fondamentale. Per tutti!