Bufera sull’EduFestival: un evento che promuove l’ideologia gender e l’elogio del burqa
A Roma si continua a giocare con il futuro dei nostri bambini.
Sotto la maschera dell’“inclusione” e della “parità di genere”, il Campidoglio ha dato vita all’ennesimo evento dal sapore politico, travestito da progetto educativo: l’EduFestival, una rassegna dedicata alla fascia 0–6 anni, promossa in collaborazione con l’Università “La Sapienza”.
Sulla carta, l’iniziativa dovrebbe essere uno “spazio pubblico di confronto e co-progettazione” per insegnanti, educatrici e famiglie.
Ma nei fatti, dietro parole rassicuranti e accademiche, si cela una precisa volontà: spingere i più piccoli e chi li educa verso la logica dell’ideologia gender.
Tra i panel si è parlato di “pregiudizi di genere nel grembo materno”, di burqa come simbolo culturale da tutelare, e addirittura si è bollato come “discriminatorio” l’uso privilegiato della lingua italiana nei percorsi educativi dei bambini stranieri.
Tutto questo pagato con fondi pubblici, cioè con i soldi dei cittadini e delle famiglie.
«È un palcoscenico ideologico pagato con fondi pubblici», denunciano Laura Marsilio, già assessore all’Istruzione di Roma Capitale, e Chiara Del Guerra, assessore alla Scuola del VI Municipio.
«La giunta capitolina – aggiungono – utilizza la formazione pubblica, dai convegni ai nidi, per promuovere l’ideologia gender, invece di risolvere i problemi reali di educatrici precarie e scuole al collasso.»
Le loro parole fotografano una realtà che dovrebbe indignare ogni genitore.
Mentre centinaia di educatrici lavorano con contratti giornalieri, senza garanzie né stabilità, costrette a gestire classi sovraffollate, la giunta Gualtieri trova tempo e denaro per finanziare eventi in cui la differenza tra maschio e femmina viene negata.
È il momento di reagire! Per questo, se non l’hai ancora fatto, ti invitiamo a firmare subito la petizione “Proteggiamo i nostri figli dall’indottrinamento ideologico!” promossa da Generazione Voglio Vivere.
Solo unendo le nostre voci possiamo fermare chi vuole usare la scuola come strumento di rieducazione ideologica.
Ma per far arrivare questo messaggio ovunque serve il contributo di tutti.
Per questo, vogliamo ampliare la nostra già vasta campagna di sensibilizzazione online per informare genitori, insegnanti e cittadini su ciò che accade davvero nelle nostre scuole. Ma per farlo, abbiamo urgente bisogno del tuo aiuto!
Con il tuo generoso contributo, potremo diffondere la verità e dare voce a chi vuole difendere l’infanzia e la famiglia.
Ma l’EduFestival, purtroppo, è solo la punta dell’iceberg.
Il Comune di Roma ha affidato la formazione obbligatoria triennale di insegnanti ed educatrici ad associazioni come Scosse, note per la loro militanza transfemminista.
Il corso, dal titolo “Decostruire gli stereotipi di genere ed educare alle emozioni e alle relazioni”, obbliga il personale a partecipare e impone agli educatori di non permettere ai bambini di riconoscersi nei ruoli maschili e femminili nelle fiabe.
Un’educatrice, in forma anonima, ha raccontato: «Ci chiedono di sostituire le parole “principessa” e “principe” con “personaggio”, e di evitare riferimenti a mamma e papà per non “limitare la libertà d’identità dei bambini”. È assurdo. Non è più educazione, è imposizione.»
Non si tratta più di progetti educativi, ma di programmi di rieducazione che minano le radici della nostra cultura e la libertà educativa delle famiglie.
E mentre le strutture scolastiche cadono a pezzi, arrivano 420 mila euro di fondi pubblici per progetti di “educazione all’affettività” gestiti dalle stesse associazioni ideologicamente schierate, come Scosse e Be Free.
Un vero e proprio sistema chiuso, costruito per promuovere un pensiero unico: quello del transfemminismo radicale, in cui la realtà biologica è un’opinione e la verità un ostacolo da cancellare.
Noi genitori, noi cittadini, non possiamo restare a guardare!
È tempo di alzarci in piedi e dire con forza: basta ideologia nelle scuole, basta bugie sui nostri figli, basta silenzio!