Cambio di sesso a 16 anni: in Svezia è legge. L’Italia farà lo stesso?

Cambio di sesso a 16 anni: in Svezia è legge. L’Italia farà lo stesso?

Dal 1° luglio 2025, la Svezia ha spalancato le porte a una svolta che preoccupa profondamente chi ha a cuore la tutela dei più giovani.

È entrata in vigore una legge che consente ai sedicenni – ancora adolescenti, fragili e influenzabili – di cambiare sesso all’anagrafe con un semplice certificato medico.

Nessuna diagnosi lunga e accurata, nessuna valutazione clinica approfondita.

Basta che un medico dichiari che il sesso indicato alla nascita “non corrisponde più all’identità vissuta” dal ragazzo o dalla ragazza, e il gioco è fatto.

In appena sette giorni, 106 persone hanno già avviato la procedura.

È un numero impressionante che riflette una realtà sempre più inquietante: il disagio adolescenziale viene canalizzato verso soluzioni irreversibili, incoraggiate da una cultura che minimizza le conseguenze.

Secondo l’Agenzia Svedese per la Salute e i Servizi Sociali, tra il 2008 e il 2018 i casi di disforia di genere tra le ragazze 13-17enni sono aumentati del 1.500%. Un dato che dovrebbe far riflettere profondamente!

Eppure, oggi basta un documento e il parere dei genitori per modificare legalmente il sesso di un minore, senza nemmeno il bisogno di aver iniziato un trattamento ormonale o una transizione chirurgica.

La legge consente anche ai giovani non binari di modificare il proprio genere sui documenti, pur in assenza di un riconoscimento legale di un “terzo genere”.

Il commento del politico inglese Darren Grimes è emblematico: “A 16 anni mi sono fatto un tatuaggio e me ne sono pentito. Ora permettiamo ai ragazzi di cambiare sesso. Questo lascerà cicatrici indelebili nella vita di tanti giovani vulnerabili.”

Questa non è evoluzione. È abbandono! È lasciare i più fragili da soli, illusi che cambiare identità sia la risposta al loro dolore.

Per questo abbiamo deciso di lanciare una campagna massiccia di sensibilizzazione online, tramite Facebook.

Stiamo informando migliaia di persone, ma per raggiungerne milioni abbiamo bisogno anche del tuo aiuto. Aiutaci a far conoscere la verità!

E in Italia? I primi segni di una deriva simile

Chi pensa che questo scenario sia lontano da noi si sbaglia. Anche in Italia è già possibile chiedere il cambio di genere anagrafico, secondo la legge n.164 del 1982.

Certo, da noi il processo è ancora più complesso: prevede un percorso medico e psicologico, valutazioni specialistiche, perfino l’intervento chirurgico può essere richiesto.

Ma le pressioni per semplificare tutto sono in crescita, sull’onda del modello scandinavo.

Le stesse argomentazioni avanzate in Svezia – “burocrazia troppo lunga”, “diritto all’autodeterminazione” – iniziano a comparire anche nel dibattito politico e mediatico italiano.

Eppure, non si parla mai dei rischi, delle conseguenze, dei casi di pentimento, delle diagnosi errate.

La realtà è che sempre più giovani, spesso femmine adolescenti, manifestano confusione sul proprio corpo e identità.

Invece di affrontare le cause profonde del disagio, si incoraggia la scorciatoia della “transizione”, rendendo quasi impossibile un confronto critico o prudente.

Se le nuove leggi arriveranno anche in Italia, chi proteggerà davvero i nostri figli?

La battaglia si gioca adesso! Le nostre voci devono diventare più forti delle pressioni ideologiche.

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Difendiamo insieme l’infanzia, la verità e il diritto di crescere senza pressioni ideologiche.

 

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