Corte costituzionale: serve legge sul fine vita e sui figli delle coppie omosessuali!

Corte costituzionale: serve legge sul fine vita e sui figli delle coppie omosessuali!

Adesso ci si mette anche la Corte costituzionale. Sì, proprio lei, quella che è chiamata ad essere “la custode della Costituzione”.

Ebbene, ieri, il presidente della Corte Augusto Barbera, in occasione della Relazione annuale alla presenza del Capo dello Stato, ha detto che…

“non si può non manifestare un certo rammarico per il fatto che nei casi più significativi il legislatore non sia intervenuto (principalmente sui diritti civili ndr), rinunciando ad una prerogativa che ad esso compete, obbligando questa Corte a procedere con una propria e autonoma soluzione”.

Ma a cosa fa riferimento, di preciso, il presidente della Consulta?

Lo dice subito dopo, quando auspica un intervento del legislatore che dia seguito alla sentenza Cappato sul “fine vita”, senza dimenticare di intervenire in un ambito “che tenga conto del monito relativo alla condizione anagrafica dei figli di coppie dello stesso sesso”.

Con il massimo rispetto per la Consulta, quando affermato dal presidente Barbera non mi trova affatto d’accordo.

E, infatti, non a caso egli precisa che pur essendo chiamata ad essere “custode della Costituzione”, l’attività della Consulta non può ridursi alla sola interpretazione delle norme, a creare dunque una “Costituzione dei custodi”.

“E ciò soprattutto in riferimento a materie in cui le norme costituzionali sono oggetto di una evoluzione interpretativa; penso in primo luogo i diritti civili, ha osservato Barbera.

Sarebbe il caso di chiedersi: e chi controlla, a sua volta, il perimetro giuridico-interpretativo in cui si muove la Corte costituzionale?

Che equivale alle domande delle domande: chi dovrebbe controllare i controllori?

Se la politica, e più precisamente il Parlamento (colpevolmente o meno), decide di non intervenire su temi particolarmente difficili da affrontare, assai divisivi, la Corte costituzionale può “creativamente” dare degli indirizzi giuridici e legittimare istituti o pratiche che in democrazia spetta solo al Parlamento poter fare?

Nelle repubbliche parlamentari il fulcro del sistema è il Parlamento, in cui siedono i rappresentanti della volontà popolare.

Se il Parlamento è sovrano e sceglie di non agire sul fine vita e sulla condizione anagrafica dei “figli delle coppie dello stesso sesso”, per quale motivo la Corte costituzionale dovrebbe avere il potere di “scavalcarlo”?

Per ragioni attinenti la vita pratica quotidiana, si risponde. Bene, ma allora bisogna essere consapevoli che si sta creando un cortocircuito da un punto di vista democratico.

Perché si sta spogliando il Parlamento e la politica dalle sue funzioni. In ultimo, dunque, si sta privando la volontà popolare di una prerogativa che le compete.

Ripetiamo: con tutto il rispetto per la Corte costituzionale, registriamo semplicemente qualcosa che non va.

Qualcosa che non va a cui abbiamo già assistito diverse volte. Come nel caso della già citata sentenza Cappato sul fine vita, che rende lecito il suicidio assistito a determinate condizioni, senza che il Parlamento si sia mai espresso sull’argomento.

Sommessamente, crediamo che sia più giusto che la Consulta si occupi di interpretare le norme e non di crearle ex novo. Ripetiamo: per rispetto del Parlamento e della sovranità popolare.

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