
Creato, congelato, dimenticato… e nato 31 anni dopo: quando l’uomo gioca a fare Dio
Un bambino nato 31 anni dopo il suo concepimento.
Trentun anni trascorsi in un limbo di azoto liquido, ibernato come un oggetto, come un esperimento.
Non è un racconto di fantascienza: è successo davvero! Si chiama Thaddeus.
E il suo unico “errore” è stato quello di essere stato concepito in un laboratorio, poi abbandonato in una criobanca, come un “fiocco di neve” sospeso nel nulla.
La tecnica lo ha trattenuto in uno stato di non-vita e non-morte, un’agonia silenziosa che ha durato più di tre decenni.
Una conservazione surreale che ridicolizza il senso stesso del tempo, della famiglia, della generazione.
È la relatività applicata alla vita: oggi si può nascere trent’anni dopo, da genitori che sono tuoi coetanei, da una madre biologica che potrebbe essere tua nonna, da una sorella che avrebbe potuto partorirti.
Tutto questo è normale? No, è mostruoso!
È l’arroganza umana che sfida Dio, che piega la vita alla propria volontà, che considera il figlio un diritto, un oggetto da produrre, selezionare, impiantare e, se non serve, distruggere o dimenticare in un congelatore.
È proprio di fronte a questi scenari che nasce la necessità urgente di informare, scuotere le coscienze, rompere il silenzio.
La nostra grande campagna di sensibilizzazione online, attiva su Facebook, raggiunge ogni giorno migliaia di persone.
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Questa nascita, pur carica di tenerezza, grida vendetta per ciò che l’ha preceduta. La vita non può essere parcheggiata per decenni come un surgelato.
Non si congela un figlio. Non si adotta un embrione. Non si gioca a fare Dio.
Dietro l’immagine tenera del piccolo nato c’è una macchina spietata che produce embrioni in serie, li stipa in contenitori, li lascia in sospeso per anni.
Ce ne sono oltre un milione e mezzo negli Stati Uniti. E molti di loro non vedranno mai la luce.
Perché? Perché la tecnica li ha resi numeri, scarti, materiale biologico in eccedenza.
La fecondazione artificiale è presentata come progresso, ma è la negazione della dignità umana.
Stravolge il senso della sessualità, mercifica il corpo femminile, distrugge l’unità coniugale. E soprattutto, disumanizza il concepito, che non è più accolto, ma prodotto, conservato, utilizzato o scartato.
Oggi festeggiamo la nascita di Thaddeus, ma con quale diritto l’abbiamo condannato a 31 anni di ibernazione? Quale amore può giustificare una simile violenza?
La risposta è una sola: nessuno!
Ecco il frutto della fecondazione artificiale: bambini creati in provetta, vite in ostaggio, relazioni stravolte, identità spezzate, e un tempo impazzito che ha perso il senso dell’umano.
Non possiamo più restare in silenzio! La nostra vasta campagna di sensibilizzazione online ha bisogno di te: fai la tua libera donazione per sostenere la diffusione del nostro messaggio su Facebook.
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Non lasciamo che il silenzio congeli anche le nostre coscienze.
È tempo di scegliere da che parte stare: con la vita, o con il freddo inganno della tecnica.