Da un defunto non si possono avere figli

Da un defunto non si possono avere figli

Da un cadavere non si possono avere figli.

Sembra una considerazione banale, scontata… Purtroppo non lo è. L'abbiamo capito, leggendo la notizia di una vedova di 41 anni ricorsa alla Corte d’Appello di Nantes.

Pretendeva di “prolungare” il congelamento dei gameti del defunto marito oppure di trasferirli in un Paese europeo, che autorizzi la PMA-Procreazione Medicalmente Assistita post mortem.

La Corte ha ricordato che tale pratica è vietata in Francia. In più non era chiaro, in questo caso, se il defunto «avesse espressamente acconsentito all’utilizzo dei suoi gameti dopo la sua morte».

Ragion per cui lo scorso 27 ottobre il ricorso della 41enne è stato respinto. Ora la donna ha due mesi di tempo per presentare un altro, eventuale ricorso in Cassazione.

Speriamo davvero che non lo faccia e che ponga fine a questa macabra messinscena. Un altro, recente caso pare però riaprire la questione.

Con una sentenza dello scorso 14 ottobre la Corte d’Appello di Parigi ha riconosciuto i legami di filiazione paterna di due bambini concepiti in Spagna tramite PMA post mortem.

Di conseguenza, ha riconosciuto anche il loro diritto di successione. Non farlo, secondo i giudici, sarebbe stata «una violazione sproporzionata del diritto al rispetto della vita privata del bambino».

E questo fa problema. Finora i giudici francesi si erano conformati tutti alla legge sulla bioetica del 2021.

Secondo tale normativa, il decesso di un membro della coppia impedisce l’inseminazione o il trasferimento di embrioni.

Con la sentenza della Corte d’Appello di Parigi, invece, si è creato un vulnus senza precedenti, una prima, grave ed inquietante frattura a livello giurisprudenziale.

Tutto questo ci pare macabro ed aberrante, frutto di macabro egoismo, non trovi? Ciò che è consentito dalla tecnica non sempre è anche moralmente lecito… Cosa dice la Chiesa cattolica?

L’Istruzione «Il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione», diffusa nel 1987 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, è molto chiara.

Al n. 5 definisce la fecondazione omologa in vitro «in sé illecita e contrastante con la dignità della procreazione e dell’unione coniugale».

Figuriamoci quando questa avvenga dopo la morte del coniuge, quando non è e non può essere espressione di un atto d’amore liberamente voluto nella coppia.

Ci pare una posizione di assoluto buon senso. Ma quanti lo sanno? I media, per lo più, tacciono queste notizie e men che meno si preoccupano di dar voce alla Chiesa.

È questo che ci fa rabbia: pensare come un’omertà complice generi confusione ed errori su questioni morali viceversa delicatissime!

Perciò è urgente lanciare una vasta campagna d’informazione, che faccia sapere alla gente come stiano le cose e che fornisca criteri di giudizio validi, chiari ed efficaci.

Non potendo contare sull’aiuto della grande stampa, intendiamo promuoverla tramite i social, che consentono di arrivare a tanti in poco tempo. Ma hanno un costo, che da soli non possiamo sopportare.

Per questo, ti chiediamo di darci una mano! È più importante di quanto molti non credano…

Il perché lo ha detto lo psichiatra infantile Pierre Lévy-Soussan, docente all’Università “Paris-Diderot”, già dichiaratosi in passato contrario ai “matrimoni” ed alle adozioni Lgbt.

Ha parlato in modo molto chiaro e diretto: «Come non si può avere un figlio con una persona deceduta, non si può nemmeno averlo tramite PMA con un defunto».

Ciò condannerebbe un bambino ad avere un genitore morto prima del suo concepimento; sarebbe per lui traumatico capire un giorno di non esser stato frutto dell’amore tra papà e mamma.

Tutto questo, dal punto di vista morale, corrisponderebbe ad un rifiuto dei limiti, tuttavia – ha detto ancora il dottor Pierre Lévy-Soussan - «vi sono dei limiti importanti, perché strutturanti».

Queste parole ci ricordano quelle pronunciate da Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1980 ad un importante congresso medico.

Il Pontefice mise in guardia dalla «tentazione di andare oltre i limiti di un ragionevole dominio sulla natura», come novelli Prometeo. Con la PMA post mortem si va decisamente oltre tali limiti.

Lo ha ben capito il Sindacato della Famiglia francese, che di fatto intende far ricorso contro quelle sentenze, che inducano ad accettare come normale una pratica viceversa vietata ed illegale.

La forte presa di posizione è stata assunta «per tutelare l’interesse superiore del bambino ed il rispetto dovuto ai defunti». Ciò di cui pare che ci si sia dimenticati.

Aiutaci con la tua migliore offerta a ricordarlo a tutti.

Non cediamo alla tentazione di divenire novelli Prometeo!

 

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