Dal Papa parole chiare sull’aborto

Dal Papa parole chiare sull’aborto

Parole chiare da meditare a fondo.

Sono quelle che ha pronunciato papa Francesco venerdì, durante il viaggio di ritorno dall’Asia e dall’Oceania.

“La scienza dice che al mese dal concepimento ci sono tutti gli organi di un essere umano, tutti. Fare un aborto è uccidere un essere umano. Ti piaccia la parola o non ti piaccia, ma è uccidere. Questo. La Chiesa non è chiusa perché non permette l’aborto: la Chiesa non permette l’aborto perché è uccidere, è un assassinio, è un assassinio. E su questo dobbiamo avere le cose chiare”.

Il Papa ha espresso queste frasi dopo che una giornalista gli aveva domandato se fosse in grado di fornire un consiglio agli elettori cattolici americani in ordine a chi votare, tra i candidati Donald Trump e Kamala Harris.

Al di là della risposta in sé, che pure ha valore naturalmente, quello su cui vorremmo farti riflettere è l’assoluta chiarezza con cui il Papa ha condannato l’aborto definendolo più volte “un assassinio”.

“Nella morale politica (…) si deve scegliere il male minore”, ha inoltre aggiunto. Poco prima aveva osservato che “mandare via i migranti, non lasciarli sviluppare, non lasciare che abbiano la loro vita è una cosa brutta, è cattiveria. Mandare via un bambino dal seno della mamma è un assassinio, perché c’è vita”.

Crediamo sia significativa la distinzione che pone il Pontefice nel giudicare le due situazioni. Come riteniamo sia altrettanto importante ricordare che già Benedetto XVI nel 2012 affermava che “nel contesto socio-politico attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra”.

Ricordando, a tal fine, ciò che disse Giovanni Paolo II qualche anno prima, cioè che il “diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione” (Discorso al IV Congresso mondiale delle Migrazioni, 1998).

Alla luce di queste posizioni si comprende bene che il giudizio su una data politica migratoria dipende da condizioni specifiche ed è più sfumata. Il giudizio sull’aborto, invece, è perentorio e mai derogabile.

È importante, decisivo ricordare queste cose, perché spesso si fa una confusione incredibile mettendo sullo stesso piano situazioni diverse.

Spetta a noi ricordare la differenza, così come spetta a noi ricordare che quando si parla di aborto si parla di un vero e proprio assassinio.

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