Difendere la scuola dall’incitamento all’odio ideologico!

Difendere la scuola dall’incitamento all’odio ideologico!

Alcuni giorni fa suor Anna Monia Alfieri, volto noto a molti per le sue apparizioni televisive e per il suo impegno in campo educativo, ha indirizzato una lettera alla preside Annalisa Savino, dirigente scolastico del Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” di Firenze.

Quest’ultima, dopo i fatti accaduti sabato 18 febbraio, dinanzi al Liceo Classico “Michelangiolo”, ove si sono scontrati fisicamente ragazzi di fronti politici opposti, aveva emesso una circolare (“Messaggio sui fatti di via della Colonna”) tra le cui righe si leggono le seguenti parole:

«Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti.

‘Odio gli indifferenti’ – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee. (…)

Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così» (I fatti di Firenze: la lettera della Preside Annalisa Savino - Lettera ai compagni rivista (letteraicompagnirivista.com)).

Innanzitutto fa davvero specie che una dirigente scolastica, invece di calmare gli animi, gli rinfocoli.

Perché, ove mai non se ne sia accorta, queste parole, con tutta evidenza, incitano alla reazione.

Certo, ad una reazione da farsi “con le idee e con la cultura”, si dirà, appellando però chi “decanta il valore delle frontiere” e chi “onora il sangue degli avi” come un “disgustoso rigurgito”.

Noterai bene che, utilizzando tali parole, la questione riguardante come vada affrontato effettivamente questo “disgustoso rigurgito” – essendo consapevoli che non “passa da sé” – rischia di attenere ad una mera questione di “stile”, per così dire, ma non di sostanza.

La violenza verbale impiegata in questo messaggio si evince, dunque, in maniera evidente.

Nella lettera di suor Anna Monia Alfieri, la religiosa, rivolgendosi alla Preside, scrive:

«Quando Lei ha deciso di scrivere ai suoi studenti, immagino e spero che intendesse rivolgersi loro senza muovere alcun attacco allo Stato Italiano, al Governo legittimamente eletto, alle persone dei Ministri. (…)

Lei, da Preside esperta, credo intendesse sedare gli animi degli studenti, tutti, insegnando che le idee non si affermano con la violenza, tutt’altro. Ogni forma di ideologia ha procurato morte, distruzione materiale e spirituale. (…)

Sono certa che l’intenzione del suo scritto fosse proprio questa, anche se devo riconoscere che non è stato facile comprenderla pienamente e non leggere la lettera come un’accusa al Governo di essere fascista. Non sarebbe un comportamento degno di un Dirigente Scolastico, peraltro un Pubblico ufficiale (…).

Spesso, Preside carissima, converrà con me che a scuola si parla di politica come contrapposizione, destra e sinistra allo scontro, si compiono azioni di proselitismo, indottrinamento e, chissà, forse si discriminano gli studenti che la pensano in modo diverso. (…)

Sull’onda di tutto questo, si è radicata in me la convinzione che la scuola italiana deve essere libera, che non può esserci solo la scuola pubblica statale ma anche la scuola pubblica paritaria (…).

Carissima Preside, abbiamo bisogno di educatori, abbiamo bisogno di docenti in possesso di cultura, quella vera, quella che presenta un periodo storico, il pensiero di un filosofo, un argomento di etica in modo obiettivo, avendo il coraggio di dire la propria opinione senza imporla, senza discriminare, senza dileggiare. Questa è la scuola di cui l’Italia ha bisogno. (…) ("Una scuola libera". La lettera di suor Anna Monia Alfieri alla preside di Firenze - ilGiornale.it).

Se per un attimo ti sarai domandato perché oggi siamo qui ad occuparci di un fatto, che per quanto importante sia, sfugge, almeno in apparenza, alle tematiche che tratto quotidianamente, cioè di vita, di famiglia e di libertà educativa, ebbene crediamo che dopo aver letto questi estratti, soprattutto queste ultimissime frasi di suor Anna Monia, avrai senz’altro compreso perché ce ne stiamo occupando.

Perché quando accadono fatti come quelli occorsi a Firenze, si comprende, in tutta la sua dirompenza, quanto sia importante difendere questo “principio non negoziabile” rappresentato dalla libertà di educazione.

Quanto sia importante difendere le scuole pubbliche paritarie dai tentativi di considerarle scuole di serie B, dai tentativi di sottrarre loro fondi e finanziamenti statali, di quanto sia importante difenderle dalle accuse di indottrinare, plagiare e quant’altro…

Forse, ed è un “forse” benevolo, simili difetti li scontano in forma incalcolabilmente maggiore, proprio le scuole pubbliche statali, come si è avuto modo di constatare.

Ti invitiamo quindi a leggere e a meditare la bella lettera scritta dalla religiosa, e a difendere la libertà educativa nel nostro Paese, perché in questo modo difenderai la tua libertà, garantendo la possibilità ai tuoi figli e nipoti di poter essere educati conformemente all’indirizzo che vorranno dargli i loro genitori.

Aiutaci a sensibilizzare l’importanza di questo principio non negoziabile.


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