
Disforia di genere: tribunale impone il bavaglio ad un padre. Salviamo l’Italia dalla follia!
Sai cosa non va nella recente sentenza, con cui la Corte di Cassazione ha imposto di riscrivere «genitore 1» e «genitore 2» sulla carta d’identità dei figli minorenni?
Tante cose, ma in particolare il fatto che la decisione sia giunta per legittimare l’omogenitorialità, in Italia ancora vietata, in servile ossequio all’agenda Lgbt.
Quella stessa agenda che altrove ha già portato a risultati devastanti. Come in Colorado dove un padre è stato ridotto alla disperazione.
Ne ha parlato il quotidiano The Federalist, omettendone ovviamente l’identità. Per comodità lo chiamiamo Robert.
Robert è divorziato dalla moglie nel 2013. Uno dei principali motivi di discordia riguardava e riguarda ancora il figlio, che mostra una certa confusione circa la propria identità sessuale.
È ancora un bambino e suo padre vorrebbe ritardare qualsiasi intervento sino a quando, crescendo e raggiungendo l’età adulta, non sia nelle condizioni di decidere autonomamente.
Sua madre, no. Lei intende procedere rapidamente verso la “transizione” di genere. Da anni fa pressioni in questo senso.
Alla fine chi decide è il tribunale. Che concede alla donna «potere decisionale esclusivo circa il trattamento della disforia di genere» del ragazzo.
Al padre, invece, impone il silenzio. Non deve in alcun modo cercare di condizionare e tanto meno di far desistere il figlio dalla prospettiva della transizione chimica.
A Robert questo bavaglio imposto per legge pesa come un macigno. Ritiene che il figlio sia «stato manipolato da attivisti, che hanno una precisa agenda» da portare avanti. Quella Lgbt.
Lori Gimelshteyn, direttrice esecutiva del Colorado Parent Advocacy Network, ha denunciato «la profonda frustrazione di quest’uomo, a cui sono stati tolti i diritti di genitore».
È impotente, mentre suo figlio sta per essere sottoposto a trattamenti forse irreversibili, in grado di produrre comunque gravi danni.
Questa vicenda, come ti ho detto, è avvenuta in Colorado. Ma potrebbe capitare un giorno in qualsiasi altro Paese scosso dall’ideologia Lgbt. Anche in Italia.
Per questo dobbiamo ribellarci ora e fermare qualsiasi azione vada in questa direzione. Oggi abbiamo ottimi mezzi per difenderci.
Il primo consiste nel firmare, se non lo hai ancora fatto, la petizione «STOP alla neolingua woke!» promossa da Generazione Voglio Vivere.
È indirizzata a tutti gli europarlamentari italiani, affinché contrastino in sede Ue il ricorso ad un’antilingua mirante a cancellare la nostra cultura, la famiglia, la nostra fede e l’identità sessuale, come nel caso di «genitore 1» e «genitore 2».
Il secondo mezzo per lanciare l’allarme consiste nel promuovere tramite i social anche una vasta campagna di sensibilizzazione.
Ma ha un costo, di cui da soli non potremmo farcene carico. Per questo, abbiamo bisogno del tuo aiuto!
Impediamo che in Italia possa capitare quanto accaduto a Robert in Colorado. Suo figlio potrebbe un giorno essere nostro figlio.
Il ragazzo non ha ancora la maturità emotiva, né l’esperienza di vita necessarie per valutare appieno le conseguenze delle decisioni, che altri stanno prendendo sulla sua pelle.
Non conosce gli effetti a lungo termine conseguenti a procedure chirurgiche e chimiche destinate a cambiargli la vita, trasformandolo anche fisicamente.
Gli studi rilevano come più dell’80% dei bambini, che soffrono di disforia di genere, la superano da soli entro la tarda adolescenza.
Eppure un tribunale ha estromesso il padre a forza dalla sua vita. Ora Robert può stare solo a guardare, in silenzio. Ti pare normale, ti pare giusto tutto questo?
La sentenza della Corte di Cassazione, che impone «genitore 1» e «genitore 2» sulle carte d’identità dei minori, è figlia della stessa ideologia Lgbt, che ha scosso il Colorado.
Fermiamola prima che sia troppo tardi! In Italia la legge Cirinnà punta già ad equiparare matrimoni e unioni civili, anche “gay”, ed un domani a legittimare l’omogenitorialità.
Il passaggio successivo consiste nella transizione di genere per i minori, come in Colorado, in un processo di dissoluzione morale senza fine. Per questo dobbiamo opporci oggi con forza!
Non possiamo consentire che anche nel nostro Paese gli argini del buon senso vengano ulteriormente rotti, travolgendo la famiglia naturale ovvero l’unica possibile.