Donne in stato vegetativo impiegate come “surrogate gestazionali”!
In un mondo in cui ogni valore sta venendo meno, i rischi che corrono la dignità e l’integrità dell’essere umano aumentano pericolosamente.
L’ultima frontiera delle bestialità la propone Anna Smajdor, professoressa presso l’Università di Oslo.
Siccome in molti reparti ospedalieri vi sono donne in stato vegetativo, perché molte di loro non potrebbero essere impiegate come “surrogate gestazionali”?
È ciò che, in sostanza, si domanda la ricercatrice.
La Smajdor riprende in realtà un’idea espressa in un articolo pubblicato nel 2000 dalla dottoressa israeliana Rosalie Ber, intitolato: Ethical Issues in Gestational Surrogacy.
«Sappiamo già che le gravidanze possono essere portate a termine con successo in donne cerebralmente morte. – scrive Anna Smajdor – Non vi è alcuna ragione medica evidente per cui l’inizio di tali gravidanze non sarebbe possibile. In questo articolo, esploro l’etica della donazione gestazionale di tutto il corpo».
La professoressa dell’Università di Oslo utilizza a sostegno della sua tesi quanto già oggi è consentito per la donazione degli organi.
«se siamo felici di accettare la donazione di organi in generale, le questioni sollevate dalla donazione gestazionale di tutto il corpo sono differenze di grado piuttosto che nuove preoccupazioni sostanziali» (Whole body gestational donation - PubMed (nih.gov)).
Dunque, la WBGD, acronimo di “Whole body gestational donation”, ossia la “donazione gestazionale di tutto il corpo”, rappresenterebbe soltanto una estensione di quanto già previsto per la donazione degli organi.
Come se l’aver “dimostrato” ciò risolvesse la fondamentale problematica relativa a quando si possa effettivamente definire deceduta una persona.
Ricordo che un uomo può dirsi clinicamente morto quando il principio che lo vivifica, il cosiddetto principio vitale (che ha in se stesso un principio unitario ed integratore che ne coordina le parti e ne dirige l’attività), si spegne e l’organismo, privato del suo centro vivificante ed ordinatore, entra in un processo di dissoluzione.
Ebbene, ad oggi la scienza non ha potuto dimostrare dove tale principio vitale sia effettivamente localizzato, non essendo né l’encefalo né il cuore la causa di tale principio, sebbene questi rappresentino degli organi di fondamentale importanza.
«Come può qualcuno dichiarare una persona “morta” se il suo cuore batte, la sua respirazione (sebbene non sia spontanea ma sostenuta dalla ventilazione) è pienamente funzionale nei polmoni e in tutte le cellule del corpo e mostra molti altri segni di vita? Come si può dichiarare morta una mamma “cerebralmente morta”, che porta in grembo un bambino e che lo partorisce nove mesi dopo averlo concepito? Disconnettere forzatamente la ventilazione ucciderebbe sia lei sia il bambino» (Seifert: "La morte cerebrale è un inganno: vi spiego perché").
Questi sono solo alcuni degli interrogativi posti dal filosofo Josep Seifert, in occasione di un’intervista rilasciata a La Nuova Bussola Quotidiana, alcuni anni fa.
La professoressa norvegese risponde, infine, ad eventuali critiche provenienti dalle organizzazioni femministe, soprattutto in riferimento alla mercificazione a cui il corpo femminile sarebbe esposto attraverso tale pratica, sostenendo che in realtà la “WBGD è piuttosto semplice uso del corpo come contenitore fetale”.
Non escludendo, fra le altre cose, “alcune possibilità intriganti, tra cui l’uso di corpi maschili, forse aggirando alcune potenziali obiezioni femministe”.
Sai cosa ti dico? Che se queste rappresentano le ultime frontiere della scienza, ebbene preferisco farne grandemente a meno.
Non so tu, ma io di fronte a queste pratiche rabbrividisco e temendo per il mio e il nostro futuro sono spinto ad agire, a darmi da fare per combattere queste derive pericolosissime.
Ti chiedo di farlo insieme a me e di sostenere Generazione Voglio Vivere – In difesa della Vita e della Famiglia per il tuo futuro e per quello dei tuoi figli e nipoti.