Dopo gli Stati Uniti, aborti tardivi anche in Canada. E da noi?
E' successo ancora.
Era già capitato negli Stati Uniti. Ed ora anche in Canada. Qui un’indagine sotto copertura, svolta dal gruppo pro-life RightNow, ha denunciato una sorta di “industria” dell’aborto tardivo.
Non dovrebbe esistere, secondo quanto dichiarato dal governo: sul suo sito web definisce gli aborti tardivi molto rari ed, in ogni caso, effettuati solo per gravi problemi di salute della donna.
Ma la realtà è un’altra… A rivelarla han provveduto tre video, dove tutto è stato documentato. Finora è stato diffuso soltanto il primo.
La co-fondatrice di RightNow, Alissa Golob, incinta alla 22a settimana, si è recata presso la Cabbagetown Women’s Clinic di Toronto.
Qui ha finto di chiedere un aborto tardivo. La richiesta è stata subito presa in carico, senza restrizioni e senza domandarle le ragioni di tale decisione, quale motivazione la spingesse.
L’unica cosa che le è stata chiesta sono stati i soldi per l’intervento: 2.137 dollari. In contanti, poiché la struttura sanitaria non avrebbe il pos (questa, almeno, è stata la giustificazione addotta…).
Tutte le conversazioni avute presso quella clinica, però, sono state filmate di nascosto. Ed hanno svelato una realtà finora ignorata. Le è stato detto che lì praticavano aborti sino alla 24a settimana.
Se viceversa avesse preferito rifletterci ancora ed avesse superato tale limite, nessun problema: sarebbe stata indirizzata in tal caso al Women’s College Hospital, a soli 10 minuti di distanza.
Le è stato spiegato che le avrebbero iniettato della digossina nella parte inferiore dell’addome, per fermare il cuore del feto.
Alla 22a settimana il piccolo nel grembo inizia a familiarizzare con le voci, il cervello si sta sviluppando rapidamente, può percepire il tatto e provare dolore.
«Per quanto ne sa la scienza, a questo punto non esiste una coscienza come la nostra, ma, se ci fosse, meglio prevenirla»: così le ha detto il medico. È tutto registrato!
L’iniezione di digossina riduce o elimina del tutto la possibilità che il feto nasca vivo, ciò che è possibile: in Canada capita nell’11,2% dei casi di aborto!
Ebbene, finora solo un membro del Parlamento canadese ha chiesto conto dei risultati emersi da quest’indagine sotto copertura, diffusi dall’agenzia LifeSiteNews.
Si tratta dell’on. Leslyn Lewis del Partito Conservatore. Dove sono tutti gli altri deputati? Possibile che non abbiano nulla da dire? Come possono far finta di nulla?
Ora vogliamo fare con te una riflessione: chi ci assicura che non accada solo in Canada, dove la legge non prevede un limite per effettuare l’aborto?
Già era emerso tempo fa come la stessa cosa fosse accaduta negli Usa, dove l’aborto o non è legale oppure lo è fino alla 15a o fino alla 24a settimana, a seconda dello Stato.
E se – è questa la domanda, che mi ha angosciato, leggendo questa notizia – avvenisse anche in Europa? Magari in Italia? Non dimentichiamoci che la foga dei pro-choice non conosce limiti.
Nel nostro Paese, quando l’aborto era ancora un crimine, Emma Bonino ed altri come lei han dichiarato di aver praticato aborti clandestinamente, servendosi della pompa da bicicletta!
Di fronte a questi orrori, crediamo che sia meglio correre ai ripari. Firma subito la petizione «Sì al riconoscimento giuridico del concepito!», promossa da Generazione Voglio Vivere.
È indirizzata al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affinché, con una semplice modifica all’art. 1 del Codice Civile, restituisca al nascituro capacità giuridica.
Ciò consentirebbe di tutelarlo maggiormente dal rischio di venire eliminato nel grembo materno e porrebbe l’Italia all’avanguardia in Europa sul fronte della tutela della Vita.
Per dare forza a questa petizione, intendiamo sostenerla con una vasta campagna di sensibilizzazione, con cui far sapere all’opinione pubblica quel che sta accadendo e che i media tacciono.
I social ci consentono di arrivare a tanti in poco tempo, ma hanno un costo di cui da solio non possiamo farcene carico. Per questo, abbiamo bisogno del tuo aiuto!
È molto importante: l’Osservatorio internazionale Van Thuân ha recentemente pubblicato un interessante articolo di Andrea Mondinelli.
Da esso emerge come «una rete internazionale di organizzazioni coordinate», per far legalizzare l’aborto, si sia servita ovunque di stime demografiche esagerate, «matematicamente impossibili».
Tutto ciò «non fu frutto di errori in buona fede, ma di una strategia comunicativa deliberata, che sfruttò il prestigio di riviste scientifiche autorevoli per legittimare numeri privi di fondamento».
Così, basandosi su menzogne diffuse ad arte, si è riusciti ad ingannare l’opinione pubblica ed a rendere legale l’uccisione di bimbi innocenti nel grembo materno.
Ed anche oggi, conclude Mondinelli, quando sentiamo parlare di “crisi climatica”, di “politiche riproduttive” e di Agenda 21, «non stiamo assistendo a fenomeni casuali»…
«Stiamo vedendo il successo – tragico, ma innegabile – di un programma centenario, che ha semplicemente imparato a nascondersi sempre meglio».
Anche quanto fatto nelle cliniche canadesi visitate dal gruppo pro-life RightNow non avviene alla luce del sole ed è emerso solo grazie ad un’indagine sotto copertura.
L’ideologia di morte, oggi purtroppo abbinata all’eugenetica, è viva più che mai. Ieri come oggi. Si nasconde solo dietro “diritti umani”, completamente inventati, fasulli.
Non lasciamoci prendere in giro! Chiediamo che ogni essere umano venga tutelato fin dal concepimento e che gli sia riconosciuta subito una capacità giuridica!
Fermiamo la mano dei nuovi Erode!