Ecco perché diciamo “no” al concetto di “morte cerebrale”

Ecco perché diciamo “no” al concetto di “morte cerebrale”

Immagina di trovarti in coma dopo un incidente stradale.

Sembri senza speranza ed i medici ti dichiarano “cerebralmente morto”. Improvvisamente avverti un dolore acuto.

E scopri che un’infermiera sta iniziando i test, per verificare se i tuoi organi possano eventualmente essere rimossi ed utilizzati per qualche trapianto.

Questo è quanto realmente accaduto ad un 21enne americano di nome Zack Dunlap. Sulla scorta dei protocolli, lui risultava “cerebralmente morto”.

I genitori hanno acconsentito alla donazione dei suoi organi. Solo durante i preparativi per l’espianto, si è provvidenzialmente scoperto che, in realtà, lui era vivo.

Dunlap è tornato a casa sulle sue gambe 48 giorni dopo esser stato dichiarato “cerebralmente morto”. Oggi si è ripreso completamente e conduce una vita normale. Ha un lavoro ed una famiglia.

Pensaci. La propaganda mainstream non perde occasione per far sembrare la donazione degli organi un atto di amore, un gesto di carità. Non è così!

La vicenda di Zack ha avuto vasta eco sui media. Zack ha raccontato alla stampa che, mentre si trovava in coma, sentiva i medici sentenziare la sua “morte cerebrale”.

In quei momenti ha avuto paura, ha provato disagio, smarrimento, angoscia. Ed una grande rabbia. Poi tutto è finito bene, ma solo grazie alla Provvidenza.

Anche in Italia, in assenza di un esplicito parere contrario formalizzato presso l’Asl di appartenenza, chiunque venga dichiarato “cerebralmente morto” è un potenziale donatore.

Se un cittadino non esprime la propria volontà, la legge prevede che vengano interpellati i familiari. E se questi non si oppongono al prelievo, i medici procedono con l’espianto.

Diciamo “BASTA” a questa barbarie! La legge va cambiata! Di fronte ad una scelta così importante, non deve MAI valere il principio del silenzio/assenso!

Chiediamo a gran voce invece che la “morte cerebrale” non venga più considerata un requisito sufficiente, per procedere con l’espianto!

Per riuscirvi occorre prima di tutto informare correttamente l’opinione pubblica e poi promuovere tutti insieme un’azione di lobbying presso istituzioni e autorità sanitarie.

Per questo intendiamo lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione tramite i social, che rappresentano il modo più sicuro e veloce per raggiungere tanti in poco tempo.

Ma hanno un costo, che da soli non possiamo sostenere… Aiutaci con la tua migliore offerta!

È importante, perché quello di Zack non è l’unico caso di questo tipo. Anche in Olanda Esmee Feenstra, a soli 19 anni, ha vissuto un’esperienza molto analoga. Te la raccontiamo.

I medici stavano aspettando che la giovane, dichiarata “cerebralmente morta”, morisse davvero, per prelevarle gli organi il prima possibile.

Ma, proprio nell’istante in cui la sorella le ha dato l’addio, si è accorta che una lacrima scendeva dalla sua guancia. Ha lanciato immediatamente l’allarme.

Ulteriori controlli hanno poi rivelato che la paziente in coma era, in realtà, ancora clinicamente viva. La donazione di organi è stata quindi immediatamente interrotta. Ancora un attimo e…

Esmee ha ricevuto invece le cure necessarie e si è ripresa. Ha proseguito i propri studi universitari e si è laureata. Oggi ha una gran voglia di vivere. Ma ha rischiato davvero grosso…

In Olanda, dal 2020, ogni cittadino risulta automaticamente donatore di organi, a meno che non si opponga. La legge non lo tutela, violando l’integrità della persona ed il diritto alla vita.

Ormai lo hai capito… Il rischio che chi venga dichiarato “cerebralmente morto” sia, in realtà, ancora vivo, al momento del prelievo degli organi, è molto alta.

È allora giusto tutto questo? È legittimo? Secondo un giudice tedesco, no. Rainer Beckmann, magistrato, ha pubblicato molti libri in merito.

Libri, in cui evidenzia come la “morte cerebrale” rappresenti un mito fondato su di una finzione giuridica. Si dichiara “morto” un paziente che, in realtà, è ancora vivo.

Beckmann fa riferimento ad una donna americana, dichiarata “cerebralmente morta”, ma tenuta in vita unicamente per portare a termine la sua gravidanza. Questa è stata la sua salvezza…

Onestamente, dicci: può, in coscienza, una persona morta dare alla luce il proprio figlio? La risposta è ovviamente no.

E allora che aspettiamo? Lanciamo una vasta campagna di sensibilizzazione online, per dire alla gente come stiano realmente le cose!

Consentici con la tua migliore offerta di informare e trovare tanti nuovi amici pronti ad unirsi a noi in questa nuova battaglia per la Vita!

Ricordiamoci ciò che è scritto nella Sacra Scrittura: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?» (I Cor 3, 16). Non siamo carne da macello o pezzi di ricambio!

 

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