Eutanasia: intervengono i vescovi
Finalmente un documento che fa chiarezza!
Ci riferiamo alla Nota pubblicata dalla Conferenza Episcopale Triveneto intitolata “Suicidio assistito o malati assistiti?”
In essa si legge:
“Il suicidio assistito, come ogni forma di eutanasia, si rivela una scorciatoia: il malato è indotto a percepirsi come un peso a causa della sua malattia e la collettività finisce per giustificare il disinvestimento e il disimpegno nell’accompagnare il malato terminale”
Vorremmo in particolare soffermarci con te su queste ultime parole.
Quante volte ti abbiamo infatti detto che il rischio più grande è proprio quello di far passare il messaggio che in fin dei conti un malato non è nient’altro che un peso sociale ed economico?
Tutto sommato, si potrebbe essere portati a pensare – con più di uno sguardo indirizzato al portafogli –: è bene che il malato si liberi da questa “disgrazia” rappresentata dalla malattia e che “muoia senza dolore”.
E del resto, siccome una vita da malato terminale non è vita, è un bene che lui muoia anche per le casse dello Stato e del sistema sanitario nazionale. In fondo, a che pro un aggravio di spesa per sostenere una non-vita?
La piega che hanno preso gli ultimi eventi nel Regno Unito, dove i vertici ospedalieri si sono più di volta opposti a che il malato potesse restare in vita, denunciandolo al tribunale, ci danno una triste conferma di quanto stiamo affermando.
“Primo compito della comunità civile e del sistema sanitario è assistere e curare, non anticipare la morte – scrivono i vescovi del Triveneto.
La deriva a cui ci si espone, in un contesto fortemente tecnologizzato, è dimenticarsi che lo sforzo terapeutico non può avere come unico obiettivo il superamento della malattia quanto, piuttosto, il prendersi cura della persona malata. Il paziente inguaribile non è mai incurabile."
D’altronde lo stesso Giuramento di Ippocrate prevede
“di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza (…)”
Nonostante le modifiche intervenute alla versione originale, la quale obbligava a non cagionare la morte di alcuno anche se richiesto, come puoi leggere di seguito:
“Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo”.
Da sottolineare anche il prosieguo del testo della Nota dei vescovi del Triveneto, diretto ad evitare due rischi.
“Per il paziente inguaribile il rischio è duplice: o l’accanimento terapeutico, che determina il superamento del criterio di ragionevolezza e proporzionalità nel processo di cura, o l’abbandono terapeutico, nel momento in cui viene meno la possibilità di ottenere la guarigione, senza ricordare che - se non è possibile guarire - si può sempre alleviare il dolore e la sofferenza attraverso le cure palliative. Nessuno può essere lasciato morire da solo!”
Dispiace constatare, aggiunge la Nota, come diversi Consigli regionali tentino di sostituirsi al legislatore ai fini di facilitare quanto prospettato dalla sentenza 242/2029 della Corte costituzionale.
Ti ricordiamo che l’iniziativa messa in campo da tempo da parte dei radicali dell’Associazione Luca Coscioni è diretta proprio a creare nella prassi una strada che faciliti l’accesso al suicidio assistito da parte dei malati che lo richiedano, passando dalle istituzioni regionali.
Di diverso avviso, invece, sono le indicazioni dei vescovi, i quali si dicono dispiaciuti di dover
“constatare come le cure palliative non siano adeguatamente diffuse e accessibili a tutti, anche nella forma domiciliare, e come vi siano anche differenze tra Regioni che rendono difficile e perciò impraticabile una vera assistenza di qualità,
condizione necessaria per una vera alleanza terapeutica
in cui il paziente possa sentirsi libero, anche di amare e lasciarsi amare, fino al sopraggiungere naturale della morte che, per il credente, è l’ingresso nella vita piena in Dio”.
Finalmente un documento chiaro e netto sul tema, con parole che andrebbero impresse nella mente.
Ti raccomandiamo di farlo conoscere e diffondere, perché, come ti dicevamo, con sinteticità e chiarezza è tracciata la strada da seguire.
È necessario investire nelle curie palliative al fine di stringere una vera alleanza terapeutica tra medico e malato, testimoniando così il valore e la sacralità della vita, da difendere sempre e comunque.
Ti chiediamo di darci il tuo sostegno materiale e morale per portare avanti sempre più iniziative e per diffondere testi come questo.
È necessario farlo oggi più che mai!