
Eutanasia: scelta o imposizione?
Non fidiamoci di chi sostiene che oggi sia possibile “scegliere” quando morire, come fanno i promotori dell’eutanasia…
È falso. Poiché le forti pressioni sociali e politiche in tal senso fan rassomigliare questa non ad una “scelta”, ma ad un “ordine”.
Più che di “diritto a morire”, sarebbe più appropriato parlare quanto meno di un caldo invito a “levare il disturbo”.
È il caso, ad esempio, di disabili, malati ed anziani, posti sempre più nelle condizioni di sentirsi un “peso inutile” per la società, un “costo eccessivo” per la sanità ed un “fardello” per i loro cari.
Ed allora, di fronte a quest’evidente forma di esclusione, di emarginazione, può anche darsi che qualcuno decida di andarsene, in punta di piedi.
Ma non è possibile onestamente dire che questa sia stata davvero una “scelta libera”; sarebbe più corretto affermare che non è stata offerta a costoro alcuna alternativa.
Le pressanti richieste di abolire l’obiezione di coscienza per medici e farmacisti su aborto ed eutanasia o di criminalizzare chi ponga ostacoli o dubbi in materia, vanno in un’unica direzione.
E la direzione è quella d’imporre un’opprimente ideologia di morte, che non pone davvero nelle condizioni di decidere liberamente, bensì in quelle di non vedersi offrire altra strada.
Certo, a parole si rivendica l’assoluta autonomia del singolo nel decidere tra vita e morte; poi, però, se ne condiziona la scelta, distorcendone volontà e coscienza.
Fornire assistenza al paziente, farlo sentire accolto e benvoluto gli fa capire invece come la vera libertà non stia nel togliersi la vita, bensì nell’esser sostenuti sino alla fine naturale.
La Francia si trova ad un passo dal drammatico passo di legalizzare l’eutanasia o “suicidio assistito” che dir si voglia.
Il dibattito in corso però è monco, perché sta letteralmente ignorando gli impegni già assunti nelle sedi internazionali.
La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ad esempio, venne firmata anche dai nostri “cugini” d’Oltralpe il 13 dicembre 2006.
Tale trattato chiede a tutti i Paesi sottoscrittori di proteggere i soggetti deboli contro qualsiasi forma di pressione, che li induca ad autoeliminarsi. Eutanasia compresa.
Quella Convenzione venne sottoscritta anche dall’Italia. Dove pure si sta legiferando in materia di “suicidio assistito”.
Lo scorso 2 luglio è approdata al Senato la prima bozza di un testo unificato, adottato dalle Commissioni riunite.
Subirà senz’altro delle modifiche prima di giungere ad un’eventuale approvazione. V’è da valutarne l’effettiva portata e pregare affinché non vada contro il diritto naturale…
Ma non basta. È questo, infatti, il momento giusto per dire la nostra e per ribadire la nostra ferma contrarietà all’eutanasia.
Abbiamo due modi, entrambi concreti, per farlo. Il primo è quello di firmare, se non lo hai ancora fatto, la petizione «Firma per dire NO al suicidio assistito!», promossa da Generazione Voglio Vivere.
È indirizzata al ministro della Salute, Orazio Schillaci, affinché il governo Meloni difenda in tutti i modi la sacralità e la dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale.
Il secondo modo è quello di promuovere una vasta campagna di sensibilizzazione, per far sapere a tutti quel che realmente accade e che troppo spesso viene taciuto dai media.
Per farlo, intendiamo servirci dei social, poiché consentono di raggiungere tanti in poco tempo. Ma hanno un costo, di cui da soli non riusciremmo a farci carico. Per questo, abbiamo bisogno del tuo aiuto!
È molto importante, anche per consentirci di trovare nuovi amici pronti ad unirsi a noi in difesa della Vita!
Un punto di riferimento certo, in materia, è rappresentato dal Catechismo della Chiesa Cattolica, che al n. 2277 definisce chiaramente l’eutanasia come «moralmente inaccettabile».
Essa è «gravemente contraria alla dignità della persona umana ed al rispetto del Dio vivente, suo Creatore» ed è «sempre da condannare e da escludere». Molto chiaro.
Ciò rappresenta dunque una linea chiave anche per chi, come il governo italiano, in questo momento sta legiferando sul fine vita.
In nessun modo è accettabile che venga legittimato o anche solo agevolato il cosiddetto “suicidio assistito”, trattandosi di un’azione malvagia.
Esso non può essere annoverato in alcun modo tra i “diritti” dell’uomo in quanto è contro natura, così come lo è favorirlo, materialmente, fornendo i mezzi, o psicologicamente, facendo pressioni.
Si configurerebbe come una cooperazione morale al male, sempre illegittima, anche quando venga compiuta a fin di bene.
Ed una legge, che preveda un male, è, per definizione, contraria alla legge naturale e dunque iniqua, come ben ha evidenziato San Tommaso d’Aquino nella sua Summa Theologiæ.
Ad una simile norma nessuno sarebbe tenuto a prestare il proprio assenso, né tanto meno ad ubbidirle.
Come nessuno può darsi la vita da sé, perché è un dono di Dio, così nessuno se la può togliere, da sé o per intervento di altri.
Battiamoci tutti insieme a favore della Vita!